giovedì, 25 Aprile, 2024
Manica Larga

Fiumi di denaro e idee per combattere il climate change

“M’ par’ l’Africa”. La voce affannata è quella di un contadino nell’estate piú calda di sempre. “Sono mesi che non piove, è da maggio ca nun s’ vère na stizza r’acqua”, prosegue nel suo dialetto. La chiama sìccita, senza accento sulla a, ma rende lo stesso l’idea. “I mazzuocchele toie cum’ sò?”, urla a un dirimpettaio. “E come devono essere”, gli fa eco rassegnato quell’altro. Poi mi porge una pannocchia di granturco, ovvero lu mazzuoccolo, che proprio pannocchia non è.

Somiglia piuttosto a una sfera sbagliata che a malapena sta in un palmo di mano. “Almeno a mia nipote gliela faccio assaggiare”, sussurra. Mezzogiorno d’Italia, agosto torrido. Ne parlano tutti e da troppo tempo ormai. Di recente i tipi del Financial Times hanno denunciato che il rischio desertificazione minaccia l’intera filiera agricola in Spagna. La prospettiva delineata dalle Nazioni Unite di un innalzamento delle temperature di un grado e mezzo entro il 2040 non lancia buoni auspici.

FINANZA E GIOVANI IMPRENDITORI IN CAMPO
Eppur qualcosa si muove. Scrive l’Economist che gli investimenti verdi hanno fatto boom con una capitalizzazione di mercato che viaggia al doppio di quella dell’indice S&P 500, che misura l’andamento delle 500 aziende americane a maggiore capitalizzazione.

L’entusiamo è contagioso e si tocca con mano. Come si spiega l’hype? Secondo gli esperti di Morningstar, una societá di ricerca nel mondo finanziario, “una spiegazione ovvia è l’aumento degli investimenti focalizzati su fattori ambientali, sociali e di governance (ESG)”, con il risultato che, “in media ogni giorno vengono lanciati circa due nuovi fondi focalizzati sui fattori ESG”.

Nel frattempo, sono molti gli imprenditori che si lanciano nella nuova arena. Per esempio, il braccio operativo europeo di uno degli acceleratori piú noti sulla scena, Y Combinator, sta lavorando con alcune delle piú interessanti start-up in materia di sostenibilitá, dai robo-advisor per la compensazione delle emissioni di carbonio, ai software che identificano i prodotti con il minor impatto di carbonio, per arrivare a progetti che ambiscono alla decarbonizzazione del mondo produttivo.

MA SERVE RIPENSARE GLI ECOSISTEMI
Tuttavia, un simile attivismo tanto sul lato finanziario quanto su quello produttivo rischia di fare la fine di un bolla di sapone se non si lavora a livello di ecosistema. In altri termini, spiega Paul N. Edwards, professore a Stanford, “ciò significa reinventare il modo in cui le persone usano l’energia: come viaggiano, cosa e dove costruiscono, come producono beni e come coltivano cibo” . Insomma, occorre disegnare un nuovo campo di gioco e il pallino è in mano alla politica. Chissá se quel contadino vota.

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