venerdì, 19 Aprile, 2024
Cronache marziane

Viene il Re!

Convinto come sono che il mio sparuto manipolo di lettori si stia ancora domandando perché Kurt abbia deciso di tornare fra noi a distanza di oltre mezzo secolo da quando Ennio Flaiano lo catapultò nella capitale di un Paese sconfitto dalla guerra, ho posto una secca domanda al Marziano per poterla poi riferire a chi mi legge ed ecco la Sua risposta: “ Noi extraterrestri, curiosi di conoscere le forme di vita che popolano il sistema solare, vogliamo anche studiare i modi attraverso cui gli insiemi degli abitanti si organizzano sui rispettivi pianeti “.

In fondo è una risposta banale e avrei potuto arrivarci anche da solo, ma sentirmelo dire così seccamente dall’interessato mi ha consentito di avanzare almeno delle chiose che qui trasferisco, illudendomi di non annoiare troppo chi mi legge.

La prima chiosa è: se anche i marziani sono stati colpiti dalla sostanziale immobilità del nostro modo di stare insieme a distanza di tanti decenni, vuol dire che la questione non è soltanto italiana, ma addirittura mondiale e – se questo fosse vero – dovremmo trarne la conclusione (già divulgata da Giambattista Vico fin dai tempi della via nazionale all’Illuminismo) per cui la circolarità dei corsi e dei ricorsi storici non è stata spezzata neanche dagli enormi progressi scientifici e tecnologici che hanno caratterizzato gli ultimi cento anni.

Esemplificando, non è bastato il passaggio dalla penna d’oca al Computer a far mutare la sostanza delle forme di Stato, né tantomeno delle forme di governo.

Su una tal chiosa posso appoggiarne subito un’altra: il fenomeno dell’avanzare degli ordinamenti attorno a sé stessi non è necessariamente da divulgare, ma – al contrario – deve essere costantemente nascosto ai popoli che si raccolgono all’interno di ciascuno di quegli ordinamenti , al fine di creare – nei governati – almeno l’illusione che i governanti utilizzino i poteri loro conferiti – per grazia di Dio dapprima e poi per volontà di ogni nazione – per il bene dei governati medesimi, piuttosto che per tutelare gli interessi di coloro che li abbiano mandati effettivamente al potere: non per la maggioranza degli elettori dunque, ma ad esclusivo beneficio di una  loro  ristretta minoranza; né è detto che gli appartenenti a quella felice (e nascosta) minoranza partecipino effettivamente alle elezioni, dopo averne stabilito le modalità di celebrazione.

I costituzionalisti inglesi usavano d’altronde distinguere – per giustificare alcuni paradossi della monarchia costituzionale, che seguì quella assoluta, con la scusa di perfezionarla agli occhi delle masse in rivolta – fra il ruolo del Re in Parlamento (a cui il Primo chiedeva le risorse necessarie per difendere l’integrità della nazione da qualche ben individuato nemico esterno) e quello dello stesso Re fuori dal Parlamento (dove poteva spendere nel modo che più gli aggradasse le risorse ormai ottenute nella precedente veste).

Per meglio superare, fino ad aggirarli, i limiti del mandato di volta in volta ricevuto, il Sovrano si circondava poi di uomini di propria fiducia che suggerissero – per poi certificarli come conformi al mandato conferito dalle assemblee parlamentari – i più sofisticati stratagemmi da utilizzare per spendere quelle risorse nel modo che più aggradasse a Lui, ma prima ancora a chi lo avesse effettivamente depositato su quel trono.

Il trono, a sua volta, poteva essere occupato in via temporanea o permanente, attribuito per ragioni dinastiche o con metodi di altra natura e quando taluno – come Cromwell – avesse scoperto l’Arcano, inevitabilmente accadeva che i Signori del potere consentissero anche a Quest’ultimo di occupare per qualche tempo il trono fino a quel momento occupato dal sovrano scoperto traditore (della volontà di Dio, o della Nazione:poco importa)trasformandolo in Lord Protettore, salvo poi cacciarlo dall’alto seggio, dopo averlo apostrofato come usurpatore dei diritti della Corona e facendogli pagare con la vita le sue gesta, previa creazione di una speciale disciplina della relativa esecuzione, da eseguire in un tripudio di popolo.

Nella parte più avanzata del nostro pianeta, quella occidentale, tali metodi brutali non si usano (quasi) più dai tempi del processo di Norimberga, essendo stati sostituiti da più raffinati metodi di presa ed utilizzazione del potere, fino ad annidare la forma di ciascuno Stato entro ordinamenti sovranazionali, come l’Unione Europea, cui trasferire le funzioni che ciascun suo partecipante non riuscisse più ad esercitare con l’efficacia richiesta a coloro che ne sono stati posti al vertice.

Anche queste nuove figure istituzionali possono però entrare in crisi: ecco allora qualche provvidenziale pandemia che fa tornare d’attualità il principio per cui necessitas non habet legem (ovvero: di fronte alla necessità non v’è disciplina legislativa che tenga!)  e la prima preoccupazione che avvolge simili figure è quella di far sì che fra i governati si aprano scontri di proporzioni tali da consentire, ancora una volta, ai governanti di utilizzare in modi straordinariamente efficaci i poteri emergenziali che si sono all’uopo attribuiti.

Esemplare è –  da questo punto di vista – lo scontro provocato fra fautori e oppositori delle vaccinazioni di massa, mentre i signori (nascosti) del potere si accordano – attraverso i loro preposti – con i produttori dei vaccini al fine di massimizzare i profitti di questi ultimi, magari poi condividendoli attraverso gli oscuri meandri della disciplina valutaria introdotta per finalità di tutt’altra, più nobile, natura.

Esemplare, per comprendere i termini della vicenda, è il recentissimo libro di Natalino Irti, intitolato Viaggio tra gli obbedienti,(ed. La Nave di Teseo, 2021)

Tutto questo deve ovviamente avvenire secretando gli strumenti disciplinari e contrattuali in base ai quali ogni Stato membro si approvvigiona delle dosi di vaccino attribuite ai propri cittadini ed è davvero singolare che quasi nessuno si sia posto il problema della trasparenza di certe scelte, ma tant’è e non possiamo che prenderne atto.

In questo richiamo all’attualità e la risposta al perché gli abitanti di Marte (o meglio i loro governanti) abbiano ancora tutto questo interesse a ciò che accade sugli altri pianeti, e perciò ad inviare nuovamente da noi Kurt.

Quando gli ho esposto queste mie considerazioni, Il Marziano è restato muto come un pesce: io però mi sono fatto l’idea che anche sul Suo pianeta esistano poteri occulti la cui principale preoccupazione sia quella di rimanere tali, celandosi dietro principi e norme dalla cui applicazione combinata i veri titolari del potere non possano essere neanche sfiorati.

Né dobbiamo dimenticare come il vero problema di ogni comune cittadino – in terra, come su Marte  – sia quello di individuare regole di condotta che a lui consentano di raggiungere un minimo di benessere senza venir sanzionato per i comportamenti assunti onde finalizzare i propri obiettivi.

Mi ha rafforzato in questa convinzione anche l’aver trovato Kurt intento a sfogliare la “Comèdie Humaine”del grande Balzac,che Marcel Proust elogiava come l’unico Autore ad aver capito le nascoste passioni che tutti ignoriamo, o che scopriamo solo per condannarle.

Ora alzi la mano chi non ha passione per il potere, soprattutto quando non si appalesa come tale in capo a chi realmente – e regalmente – decide delle nostre sorti!

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