lunedì, 16 Dicembre, 2024
Società

Aziende confiscate, servono manager preparati

“Una corretta amministrazione giudiziaria di beni ed aziende sequestrati e confiscati produce anche e soprattutto effetti economici”. L’avvocato Marcella Vulcano, da poco eletta presidente di “Advisora” (l’associazione dei professionisti che operano in questo delicato campo) conosce molto bene i problemi sul tappeto ed è consapevole che una gestione manageriale all’altezza è in grado di mantenere in vita le imprese e di agevolarne la crescita con importanti ricadute sotto il profilo occupazionale. Il che si traduce in braccia e gambe sottrarre ai sodalizi criminali.

Marcella Vulcano

Da un punto di vista strettamente economico, oltre che simbolico, che effetti produce una corretta amministrazione giudiziaria di beni ed aziende sequestrati e confiscati?
“Con la restituzione alla collettività di un bene sottratto alla criminalità si ribaltano le logiche: dove c’erano illegalità, violenza e sopraffazione, nascono comunità, sviluppo e riscatto morale. Si attesta, così, la vittoria dello Stato sulle mafie. Una corretta amministrazione giudiziaria dei beni ed aziende sequestrati e confiscati produce anche e soprattutto effetti economici. Attraverso un adeguato riutilizzo di tali beni si generano valore aggiunto, occupazione e ricchezza. È  chiaro che le criticità nella gestione e destinazione sia dei patrimoni immobiliari che delle aziende, sono innumerevoli”.

In che senso?
“Spesso i beni confiscati sono percepiti dagli enti locali come un onere piuttosto che come una opportunità. A volte non vengono valorizzati, ma rimangono a lungo inutilizzati per varie ragioni o sono assegnati a soggetti che non sono in grado di sfruttarne le potenzialità. Altre volte la valorizzazione dei beni confiscati si esaurisce nel trasferimento di risorse finanziarie pubbliche agli enti locali finalizzate esclusivamente alla ristrutturazione del bene, senza riguardo alle finalità di riutilizzo sociale. Quando ad essere sequestrate sono le aziende, poi, è fondamentale dal punto di vista strettamente economico, garantire la continuità aziendale”.

Quali gli elementi che possono mettere a rischio le aziende?
“I fattori che maggiormente minano la tenuta dell’azienda, a seguito dell’applicazione della misura di prevenzione patrimoniale, sono la riduzione dei rapporti con i fornitori, la gestione della forza lavoro, le difficoltà di accesso al credito, i costi necessari per l’emersione dall’illegalità e la gestione della presenza di proposti e parenti in azienda. Una amministrazione efficace, capace di incrementare il valore economico, occupazionale e gestionale dei beni e delle aziende include la creazione fin dal sequestro delle condizioni economiche,  professionali, lavorative per generare una nuova prospettiva di imprenditorialità caratterizzata da creatività, legalità e sviluppo con la confisca definitiva; l’applicazione di strategie per ricollocare sul mercato i lavoratori che non riescono ad essere coinvolti nel progetto di ristrutturazione aziendale al fine di salvaguardare i livelli occupazionali; la creazioni di reti e sinergie tra aziende confiscate; il coinvolgimento di professionisti con competenze manageriali”.

Dal suo osservatorio privilegiato ritiene che la legislazione in materia sia efficace? O sono necessarie ulteriori misure?
“L’aggressione ai patrimoni illeciti, tramite i fondamentali strumenti del sequestro e della confisca, costituisce un indispensabile mezzo di contrasto alla criminalità organizzata. Accanto al tradizionale approccio repressivo teso a colpire i comportamenti illeciti e i reati solo successivamente al verificarsi degli eventi, sono state introdotte norme e misure di carattere cautelare incentrate sul ripristino della legalità attraverso l’attacco dei benefici economici acquisiti illegalmente come azione preventiva patrimoniale, anche disgiunta dal procedimento penale.

La consapevolezza di tale efficacia ne ha determinato una applicazione sempre più diffusa che registra una crescita esponenziale, non solo nei territori dell’Italia del Sud, noti per la storica infiltrazione criminale nel tessuto sociale, ma anche in territori cd. non tradizionali, si pensi, ad esempio, al recente processo Aemilia”.

Possiamo dire che in questo campo siamo i migliori?
“Le misure di prevenzione patrimoniali rappresentano un unicum a livello internazionale,un apparato efficace ed incisivo che, aggredendo le basi economiche del crimine organizzato, colpisce le organizzazioni criminali dove fa più male. L’ablazione dei profitti del reato, infatti, non solo sottrae disponibilità finanziaria, indebolendo l’organizzazione, ma ha anche il potere di minare quel consenso basato sul riconoscimento di un potere sino ad allora incontrastato. L’esigenza di prevenire, prima ancora che contrastare, la costante e crescente contaminazione dell’economia legale, ha portato il legislatore del 2017 ad affinare il sistema delle misure di prevenzione patrimoniali con l’introduzione di strumenti alternativi a quelli ablatori del sequestro e della confisca”.

Vale a dire?
“Il legislatore, ispirato dalle finalità di salvaguardare la libertà d’impresa e il mantenimento dei livelli occupazionali, ha aperto la strada ad una “prevenzione dolce”, un intervento terapeutico a bassa intensità sanzionatoria volto alla bonifica di aziende che, pur presentando forme di condizionamento mafioso, non ne siano però pregiudicate nella loro sostanziale integrità. L’amministrazione giudiziaria ed il controllo giudiziario (artt. 34 e 34 bis c.a.)  mirano a scongiurare la degenerazione di fenomeni di contiguità tra imprese e mafia in una fase ancora embrionale di condizionamento per sottrarle in tempi rapidi all’infiltrazione mafiosa e restituirle al libero mercato depurate dagli elementi inquinanti”.

Lei è stata da poco eletta presidente di Advisora: quali sono le sue priorità?
“Advisora si propone quale luogo elettivo per la discussione e l’approfondimento delle tematiche relative all’applicazione della normativa in materia di misure di prevenzione e amministrazione giudiziaria, gestione, destinazione e valorizzazione di beni e aziende sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata ed economica. In quasi tre anni, abbiamo svolto una densa attività convegnistica su tutto il territorio nazionale, facilitando l’incontro, lo scambio di conoscenze, competenze ed informazioni, nonché il confronto e la cooperazione tra tutti i soggetti a vario titolo coinvolti nel delicato settore delle misure di prevenzione e amministrazione giudiziaria”.

In concreto cosa si propone di fare con la sua associazione?
“Advisora intende proseguire nel solco tracciato attraverso alcune azioni principali: rafforzare il network professionale anche attraverso l’ampliamento della base associativa; promuovere il riconoscimento e la valorizzazione del ruolo di amministratore giudiziario e favorirne la crescita professionale, mediante l’organizzazione di adeguati e specifici percorsi di formazione ed un costante processo di aggiornamento; affermarsi come interlocutore qualificato ad ogni livello istituzionale ed associativo per un confronto sulle tematiche relative alla normativa in materia di misure di prevenzione, anche attraverso la promozione di Protocolli di Intesa, con Istituzioni, Tribunali, Anbsc, Prefetture, Ordini professionali, Enti Pubblici Territoriali, Università, etc.; dare continuità all’attività convegnistica, di formazione e aggiornamento mantenendo uno standing qualitativo elevato; proseguire nell’impegno nel sociale”.

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