Ci sono tutti i presupposti perché si parli di emergenza nazionale.
Fino a quando durerà questa tregua non è dato sapere, ma la si può immaginare facilmente. È una tregua a tempo determinato; la data massima di scadenza coinciderebbe con le elezioni del Presidente della Repubblica, 3 febbraio 2022, tra meno di un anno. Poi di nuovo le polveri nei cannoni e via con l’artiglieria pesante ed i fucilieri assaltatori.
Per ora è sufficiente dimostrare al Presidente Mattarella che l’ubbidienza c’è e ci sarà, almeno per far nascere un governo – politico, tecnico o misto che sia – per traghettare l’Italia fuori dal guado; poi tutto tornerà come prima o peggio; ma anche sul SI bisogna stare cauti perché vi sono molte cose che i singoli partiti devono chiarire; c’è odio, ci sono dissapori ed invidie che non riescono a diradarsi.
C’è chi ha deciso di non partecipare alla festa, per coerenza col suo stile, con la linea di condotta univoca, benché si dice che solo gli sciocchi non cambiano mai idea; in verità c’è anche chi le cambia pure di frequente, quasi da essere inattendibile o persino inaffidabile.
Il Movimento 5 Stelle ha necessità di consultare gli iscritti della piattaforma Rousseau, c’è sempre la base da rispettare – la famosa ambita democrazia diretta – nonostante tutte le vicende evolutive.
Per alcuni i problemi prioritari sono la giustizia e di essa è da rivedere la norma sulla prescrizione perché non andrebbe ad incidere sui problemi del processo; la legge attuale sarebbe irragionevole.
Altri problemi prioritari sarebbero la riforma del fisco, di cui si parla e si discute da oltre un ventennio, ma nessuno si azzarda a mettere mani all’articolo 53 della Costituzione, causa la dilagante evasione fiscale, il problema del contenzioso tributario ed ora la crisi economica.
Un SI incondizionato all’appoggio al nascente nuovo governo da parte di altra forza politica purché si parli di Europeismo, atlantismo, di piano ambientale, di apertura di cantieri, di avvio di opere pubbliche, di stimoli al settore del turismo, alle attività produttive con un NO ai finanziamenti a pioggia, nonché ad un piano vaccinale per l’epidemia in atto.
Altri esprimono il SI incondizionato purché si parli di sanità, di lavoro, di scuola, di ambiente, di fisco, di giustizia, di riforma della Pubblica Amministrazione, di norme europee per gli immigrati e di sblocco delle grandi opere con la modifica del codice sugli appalti. Poi si ritorna a fare politica.
12Nell’agenda politica non mancano altri appuntamenti importanti previsti per la prossima primavera – pandemia permettendo – quali le elezioni amministrative in cinque città come Roma, Torino, Milano, Napoli e Bologna ed in oltre mille comuni, che avranno una forte valenza politica a livello nazionale.
Non è escluso un probabile accorpamento con le elezioni regionali della Calabria, già in calendario per l’11 aprile prossimo. Ciò significa che la tregua politica è come inseguire una chimera, ma la speranza è l’ultima a morire, confidando che ogni tanto buonsenso, etica e responsabilità prevalgano sugli interessi di bottega.