lunedì, 18 Novembre, 2024
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Chi ha fatto dimettere Jean Pierre Mustier?

Chi ha fatto dimettere il CEO di Unicredit, Jean Pierre Mustier?

Chi è questo Mago Merlino dei giorni nostri che con un solo tocco di bacchetta magica, cantando allegramente higitus figitus, è riuscito a bruciare in due difficili giorni 2,5 miliardi (stimati) di valore?

Oltre l’”indotto”: inversione di tendenza in negativo della borsa (MIB30 e altro) a seguito delle vendite in particolare su molti titoli bancari causata dalla preoccupazione generale degli investitori internazionali che ancora una volta devono prendere atto della volatilità del sistema Italia. Se è successo, succederà ancora, ce lo dice chiaro il Financial Time, attenzione, e BCE prende atto attonita. Come noi, d’altra parte.

Noi, come cittadini, abbiamo il diritto di conoscere i veri motivi delle sue dimissioni.

Perché Unicredit è un’impresa italiana che opera in oltre 20 Paesi, con oltre 10.000 filiali e 160.000 dipendenti e non ne possiamo proprio più di essere considerati gli emigranti di Little Italy e non manager e imprenditori.

Perché Jean Pierre Mustier con il suo lavoro di CEO ha adottato l’Italia e ha rilanciato Unicredit al galoppo al punto che gli investitori internazionali l’hanno talvolta preferito al top di gamma, Intesa (si ricordi la storia di quei recenti anni nei quali non si trovavano investitori per le banche italiane).

Perché l’Italia ha perso il suo tandem Coppi-Bartali del sistema finanziario; la sana competizione di Carlo Messina e Jean Pierre Mustier, che tanti successi ha portato al paese.

Perché un manager che fa indossare ai suoi collaboratori cravatte e foulard dello stesso colore per aumentare il loro commitment e migliorare l’immagine del gruppo non si dimette senza ragioni.

Ragioni facili da intuire giacché tutti ne parlano: improvviso voltafaccia del Consiglio di Amministrazione sulla visione strategica del CEO, il quale, benché molto pressato, non vuole proprio saperne di acquisire il Monte dei Paschi di Siena, operazione che determinerebbe, lo dice chiaro, il peggioramento di tutti i ratios di gruppo.

Certo MPS è una banca storica; ma sfugge solo ai ciechi che il suo negativo andamento risucchia da anni fondi a cittadini italiani, consapevoli o inconsapevoli, del Nord e del Sud, ad essa destinati dai Ministri dell’Economia e delle Finanze fino ad arrivare a Pier Carlo Padoan e alle operazioni di ingegneria finanziaria messe in atto anche dall’attuale Governo (vedasi scissione incrociata MPS-AMCO). Le imprese quando non funzionano prima si ristrutturano, poi si finanziano; le emorragie interne lasciamole causare al COVID, pare sufficiente.

Della partecipazione di controllo in MPS il mercato afferma che il MEF non sa più come liberarsi; ed ecco che il dottor Padoan viene eletto Presidente del CDA di Unicredit. Poco dopo Jean Pierre Mustier si dimette, non una coincidenza; ha un incarico fiduciario, è un manager la cui strategia non è più in linea con quella di chi lo ha nominato; non può più creare valore. C’est tout.

Ci pensi bene allora il nostro Mago Merlino; forse questa volta ha usato la formula sbagliata.

Ci pensi anche il nostro Presidente del Consiglio; ci pensino il Governo e le Opposizioni; ci pensi la Banca d’Italia e il Comitato Nomine di Unicredit che si è riunito in questi giorni.

Ci pensino i sindacati che erano preoccupati dell’occupazione in Toscana e ora si preoccupano della solidità futura del gruppo Unicredit e del mantenimento del suo personale (“con particolare attenzione ai lavoratori e lavoratrici del perimetro italiano”). Preoccupazioni con numeri un po’ diversi da molti punti di vista verrebbe da dire; restino più concentrati, è il caso. Distruggere valore non migliora l’occupazione, nemmeno quella della Toscana.

Al manager uscente, nel frattempo ed in attesa di non prevedibili sviluppi, interpretando il desiderio di molti imprenditori e manager,  diciamo GRAZIE.

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