sabato, 16 Novembre, 2024
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Gioele, parla Bruzzone: “Una traccia inquietante in auto lasciata da Viviana”

Prosegue il mistero sul giallo di Caronia dopo il ritrovamento di tracce ematiche nei pressi del luogo dove è stato trovato il corpo del piccolo Gioele. Se sembra ormai appurato che la madre Viviana si è tolta la vita gettandosi nel vuoto da un traliccio, resta da capire cosa sia successo al piccolo. È morto nell’incidente in autostrada? Questa ipotesi sembrerebbe smentita dalle testimonianze di chi avrebbe visto Gioele vivo allontanarsi in braccio alla mamma e dall’assenza di elementi nell’auto che farebbero propendere per questa tesi, a parte un’ammaccatura sul cruscotto che il padre ha però dichiarato essere precedente al sinistro. È stato ucciso dalla madre che poi si è suicidata? Oppure il bimbo è rimasto in vita dopo la morte della donna ed è stato vittima degli animali selvatici? Una risposta definitiva ancora non c’è e forse se ne saprà di più nelle prossime ore dall’esame del cranio effettuato ieri. Per la criminologa Roberta Bruzzone tuttavia l’ipotesi dell’omicidio-suicidio resta quella più concreta e spiega perché.

Dottoressa Bruzzone, lei appare sempre più convinta dell’ipotesi dell’omicidio-suicidio. Viviana uccide il piccolo e poi si getta dal traliccio. Da cosa deduce questa certezza?
“Non si tratta di una certezza, ma mi pare che le risultanze investigative stiano conducendo tutte in quella direzione”.

A questo punto è possibile ipotizzare che anche l’incidente possa essere stato provocato volontariamente da Viviana magari proprio nel tentativo di morire insieme al figlio?
“Questo no, non lo credo, mi sento di escluderlo. L’incidente ritengo sia stato del tutto accidentale anche se non è da escludere che forse lei avesse altri piani, come quello per esempio di gettarsi da un viadotto dell’autostrada insieme al piccolo. L’incidente non ha fatto che accelerare il suo piano. È altresì probabile che proprio l’imprevisto del sinistro l’abbia sconvolta ancora di più, a tal punto da farla scappare per i boschi con il bimbo in braccio per il timore forse di non poter più mettere in atto ciò che aveva programmato”.

Quali fattori hanno inciso maggiormente in questa tragica vicenda?
“Io non posso che basarmi sulla storia psichiatrica recente di Viviana che appare molto seria. Il primo certificato evidenziava una situazione psichiatrica decisamente critica con una profonda radice depressiva e paranoie mistiche deliranti. Poi è seguita a giugno la vicenda dell’ingestione di psicofarmaci che, seppur non letta nell’ambito di un tentativo di suicidio, comunque denota un quadro di forte sofferenza psicologica. Il contesto evidenziato era comunque fortemente rischioso per qualsiasi madre con un figlio piccolo. Faccio fatica a pensare che possa aver superato il primo ricovero in maniera tanto rapida e perfetta, perché per un soggetto nelle sue condizioni non è così che funziona. Persone in questo stato sono sottoposte ad un monitoraggio e ad una terapia anche farmacologica di lungo periodo perché non si guarisce in pochi mesi. Poi c’è un aspetto in particolare che mi fa essere quasi certa dell’omicidio-suicidio, una traccia indelebile lasciata da Viviana”.

Cioè?
“La presenza dei due certificati medico-psichiatrici nel cruscotto dell’auto. Le sembra normale conservare quei documenti così importanti, sensibili e delicati dentro una macchina? Immagino quindi che li abbia portati con sé volutamente proprio il giorno dell’incidente e della scomparsa. Se sarà confermata la mia tesi allora la presenza dei due certificati nell’auto assumerà un ruolo molto significativo”.

Perché?
“Perché starebbe a dimostrare che Viviana ha voluto in quel modo evidenziare che il suo gesto estremo era chiaramente la conseguenza della situazione psichiatrica descritta in quei certificati e sulla quale lei non era ormai più in grado di esercitare alcun tipo di controllo. Una prova inquietante”.

Perché uccidere Gioele che pure a sentire tutti era l’unica gioia della sua vita?
“È purtroppo normale che si arrivi ad un gesto così estremo da parte di madri gravate da patologie depressive di questa natura con paranoie e allucinazioni mistiche. Nel loro delirio purtroppo la morte appare l’unica soluzione per poter proteggere il figlio dai pericoli che vedono incombere su di lui. Ucciderlo vuol dire salvarlo da uno scenario di dolore e di sofferenza, di malattia ecc. Succede spesso che la madre depressa prima di togliersi la vita la tolga al figlio, considerandolo un gesto d’amore per preservarlo dalle sue stesse sofferenze. Il fatto che amasse Gioele e fosse attaccatissima a lui, non soltanto non smentisce l’ipotesi dell’omicidio ma la rafforza in un simile contesto depressivo, dove l’amore quasi esagerato e morboso per il figlio non è affatto un elemento protettivo ma anzi diventa il pericolo più grande”.

Si sente di escludere altre possibili piste?
“Ovviamente non posso essere sicura di nulla, ma basandomi sulla conoscenza approfondita della letteratura psichiatrica e criminologica in materia non vedo possibili altre ipotesi. Sono convinta che se la mia tesi sarà confermata dalle indagini, apparirà anche evidente come dopo l’incidente, quando lei fugge scavalcando il guard rail senza fermarsi, senza chiedere aiuto, senza parlare con nessuno, è già in una fase dissociativa e in un tunnel psicotico che la porta a comportarsi come se il resto del mondo non esistesse più. Lei ha un programma in testa che deve mettere in atto ad ogni costo e teme che l’imprevisto dell’incidente possa scombinarlo. Da qui la fuga per i boschi. Se ho ragione io nel giro di un’ora al massimo erano già morti entrambi”.

(Lo_Speciale)

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