giovedì, 24 Luglio, 2025
Esteri

Mosca, stretta sull’informazione: la Russia punisce la semplice ricerca di contenuti “estremisti”

La Duma di Stato ha approvato in terza lettura una legge che segna un nuovo giro di vite sulla libertà digitale in Russia: da settembre, chi effettua ricerche online di contenuti classificati come “estremisti” potrà essere multato, anche se vi accede tramite VPN. È la prima volta che la normativa russa punisce non la diffusione, ma la sola consultazione di materiali ritenuti pericolosi. La definizione di “contenuto estremista” fa riferimento a un elenco ufficiale del Ministero della Giustizia, che conta oltre 5.000 voci, tra cui siti di opposizione, post sui social e persino immagini religiose prive di simboli sacri. Le sanzioni previste vanno da 3.000 a 5.000 rubli per gli utenti (circa 35-55 euro), mentre chi promuove o fornisce accesso a VPN rischia multe fino a 500.000 rubli. La legge autorizza inoltre motori di ricerca, provider e amministratori di reti pubbliche a condividere con le autorità i dati di navigazione degli utenti, comprese le ricerche effettuate e i siti visitati. Una misura che, secondo Amnesty International, “viola il diritto alla privacy e alla libertà di espressione” e rischia di trasformare ogni cittadino in un potenziale bersaglio della sorveglianza statale. Martedì scorso, davanti alla Duma, si è svolta una protesta non autorizzata con lo slogan “Per una Russia senza censura”. Diversi manifestanti, tra cui giornalisti, sono stati fermati dalla polizia. Intanto, sui social, attivisti e tecnici diffondono contromisure: evitare motori di ricerca russi, disattivare l’identificazione biometrica e usare VPN non pubblicizzate. La legge, che ora attende il via libera del Consiglio della Federazione e la firma di Vladimir Putin, rappresenta un precedente inquietante: punire la curiosità, anziché l’azione. E mentre il Cremlino parla di sicurezza nazionale, cresce il timore che la Russia stia imboccando una strada sempre più simile a quella descritta da Orwell.

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