Una montagna può avere una voce? Può essere soggetto di diritti, non solo oggetto di tutele? È intorno a questa domanda, sicuramente provocatoria, ma nello stesso tempo urgente, che si è sviluppato ieri l’incontro dal titolo ʼIl patrimonio della biodiversità e la cultura dell’Aspromonteʼ, tenutosi nella cornice della Villa Romana di Casignana, in Calabria, nell’ambito della seconda giornata della quinta edizione della rassegna ʼPolsi Ambienteʼ, intitolata quest’anno ʼPiù diritti per la tutela ambientaleʼ. Protagonista assoluto della giornata è stato l’Aspromonte, non solo come spazio fisico, ma come identità viva, memoria naturale, civiltà geologica. Un luogo che chiede di essere riconosciuto, compreso, finalmente difeso attraverso un atto concreto: il riconoscimento della sua personalità giuridica, ancora non ottenuto, ma al centro di un crescente dibattito.

A introdurre i lavori è stato Franco Crinò, Vicesindaco di Casignana, che ha sottolineato come la Villa Romana, con i suoi mosaici sempre più valorizzati, sia simbolo della rinascita possibile. “Casignana oggi è anche un esempio di albergo diffuso. Stiamo lavorando per ripopolare il borgo, e crediamo che la biodiversità dell’Aspromonte sia un’occasione. Non più solo cronaca nera, ma bellezza da riconoscere e, finalmente, da trasformare in diritti”.
Sul valore simbolico e culturale dell’evento ha insistito Tommaso Marvasi, coordinatore e deus ex machina di ʼPolsi Ambienteʼ: “Sono orgogliosamente locrideo anche se da tanti anni lavoro a Roma. Oggi siamo qui, e Casignana con i suoi mosaici supera per bellezza luoghi ben più noti. Ma la bellezza non basta: serve una visione. E la nostra visione è che l’Aspromonte possa essere riconosciuto come soggetto giuridico. Siamo pronti a essere il primo esempio italiano”.
Nodi controversi

A portare un contributo particolarmente critico e lucido è stato Giampiero Catone, Direttore del quotidiano La Discussione (media partner della rassegna) che ha affrontato senza giri di parole alcuni dei nodi più controversi della questione ambientale italiana. “La Calabria è una regione bellissima” ha detto, “ma non conosciuta per ciò che davvero è. E troppo spesso non è messa nelle condizioni di esprimere le sue potenzialità, né a livello ambientale né produttivo”. Catone ha posto l’accento sulla gestione dei rifiuti, denunciando un paradosso tutt’altro che isolato: “Parliamo continuamente di raccolta differenziata, ma pochi sanno, come ha ricordato anche Claudia Salvestrini, Direttore Generale di Polieco, che in Calabria non esiste nemmeno un impianto per il riciclo della plastica. I cittadini fanno la differenziata, ma nessuno spiega dove vanno quei rifiuti. In troppi casi finiscono su navi dirette in Romania o Bulgaria, per essere bruciati. È una farsa: predichiamo la sostenibilità, ma non realizziamo le infrastrutture per renderla possibile”.
Da qui, lo sguardo si è spostato sulla transizione energetica, altro tema affrontato con schiettezza: “C’è una grande bufala dietro eolico e fotovoltaico. Anche se ricoprissimo tutta l’Italia con pale e pannelli, non produrremmo comunque abbastanza energia per i consumi nazionali. Questo lo sa chi conosce i numeri, ma nessuno lo dice”.
E rincara: “Abbiamo speso 20 miliardi in un solo anno per il fotovoltaico, mentre una centrale nucleare costerebbe 3 miliardi. Allora la domanda è: davvero l’interesse è ambientale, o piuttosto economico? Se è solo una questione di soldi, stiamo prendendo in giro i cittadini”.
Catone ha poi messo in guardia contro le derive ideologiche che soffocano il dibattito: “Oggi si parla di ambiente con slogan, ma spesso gli estremismi vanno contro l’ambiente stesso. I termovalorizzatori sono un tabù, il nucleare è demonizzato. E intanto aumentano le emissioni. Tanti politici evitano questi temi perché fanno paura. Ma se vogliamo una transizione vera, servono serietà e trasparenza. Non risolveremo nulla con show televisivi o campagne social. Serve affrontare la realtà per quella che è”.
Il suo intervento si è chiuso con un forte richiamo al valore culturale del territorio: “Il riconoscimento della personalità giuridica dell’Aspromonte sarebbe un traguardo importante. Ma non può bastare un titolo per riscattare un’intera regione. Serve un progetto di sviluppo vero, che parta dalle risorse del territorio e dal rispetto per chi ci vive. Abbiamo una cultura millenaria che poche nazioni possono vantare. Ma se non partiamo dalla verità, se non diciamo le cose come stanno, allora saranno altri a decidere per noi. E continueremo a sentirci raccontare favole, mentre la realtà va in fumo. Letteralmente”.
Un mondo dentro lʼAspromonte

Sulla specificità ambientale dell’Aspromonte è intervenuto con passione Carmine Lupia, del Conservatorio EtnobotanicoMediterraneo: “L’Aspromonte è una montagna che contiene il mondo. In sette chilometri trovi specie che crescono in Scandinavia e altre che vivono nei tropici. È una delle biodiversità più varie del pianeta. Ma è anche cultura dimenticata: qui si produceva la manna, si coltivava il sesamo, il pistacchio, la gomma da masticare del lentisco. Dobbiamo riscoprire questo sapere e farne una leva di futuro”.
Una montagna non solo naturale, ma anche storica e ancestrale, per Giuseppe Bombino, docente dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria ed ex Presidente del Parco dell’Aspromonte: “Durante l’ultima glaciazione, la vita vegetale si è rifugiata qui. I boschi d’Europa sono figli di questa montagna. Qui vive la rovere più antica del continente. E poi c’è Polsi, cuore spirituale, dove sopravvive la radice della Madre Mediterranea. Dare personalità giuridica all’Aspromonte non è solo protezione: è riconoscimento della sua centralità evolutiva e culturale”.
Nuovo racconto
Ma prima ancora del diritto c’è la necessità di un nuovo racconto. Lo ha spiegato con forza lo scrittore Ilario Ammendolia: “Per secoli siamo stati descritti come subumani. Sporchi, rozzi, violenti. Una diffamazione politica del Sud. Ma qui ci sono martiri, cultura, dignità. Cambiare la narrazione è un dovere. E dire che l’Aspromonte è un soggetto di diritto è un modo per ridare voce alla verità”. Sulla stessa linea l’intervento di Arturo Rocca, Presidente dell’Osservatorio Ambientale Diritto per la Vita: “Noi stessi spesso dimentichiamo di raccontare il bello. Eppure l’Aspromonte è anche luce, anche poesia. Riconoscerne la soggettività giuridica significa dire che il paesaggio ha valore in sé, indipendentemente da quanto produce”.
Una visione pienamente condivisa da Paolo Prisco, ex partner Ernst & Young Zurigo e Managing Director Europa GryphonCitadel: “Se l’Aspromonte avesse personalità giuridica, potremmo attivare investimenti, creare occupazione verde, diventare centro di attrazione. I luoghi più belli del mondo sono anche poli decisionali. L’ambiente, se riconosciuto nel diritto, può diventare un motore economico. Protezione e sviluppo non sono opposti”. Ha insomma offerto uno sguardo più ampio, capace di collegare il destino dell’Aspromonte ai meccanismi della finanza globale. Un intervento che ha dimostrato come la tutela dell’ambiente non sia più solo una questione etica o locale, ma anche un fattore strategico per lo sviluppo e gli investimenti. “Oggi la sostenibilità è uno degli elementi centrali della moderna finanza internazionale. Le aziende vengono valutate sempre più spesso in base al loro sustainability scoring, ovvero il punteggio legato alle performance ambientali, sociali e di governance. Non è più una scelta opzionale: è diventata una necessità per tutte le imprese che vogliono guardare al futuro. Questo grazie alla legislazione, ma soprattutto alla crescente consapevolezza dei consumatori”.
Secondo Prisco, proprio questa nuova attenzione globale può trasformarsi in opportunità concreta per i territori interni italiani, come l’Aspromonte: “Gli investimenti sostenibili possono diventare un vero driver di trasformazione. Da un lato, permettono di attrarre risorse finanziarie; dall’altro, aiutano a proteggere il patrimonio ambientale. E in più, in aree di grande bellezza come questa, possono generare poli di eccellenza e innovazione. I talenti vanno dove si vive bene. E l’Aspromonte, in questo senso, ha tutte le carte in regola”.
Ma per attivare questo potenziale, è necessario un cambio di percezione, soprattutto a livello nazionale. Prisco ha evidenziato come all’estero il valore ambientale del Mezzogiorno italiano sia spesso molto più riconosciuto che in Italia: “All’estero il Sud viene visto come un’area di straordinaria bellezza e unicità. C’è una percezione di eccellenza, di importanza ambientale e culturale che noi, forse per abitudine, tendiamo a sottovalutare. In Italia, dove la bellezza abbonda, rischiamo di non valorizzarla nel modo giusto”.
Sintesi della giornata: il riconoscimento della personalità giuridica dell’Aspromonte non è ancora realtà, ma dopo Casignana, è senz’altro una necessità politica e culturale. La quinta edizione di Polsi Ambiente ha tracciato la rotta. Ora tocca alle istituzioni ascoltare e agire.















