Le tensioni in Israele si intensificano con nuove manifestazioni contro il premier Benjamin Netanyahu e attacchi aerei sulla Striscia di Gaza che hanno provocato centinaia di vittime. La situazione politica e militare nel Paese appare sempre più instabile. Oltre 40.000 persone sono scese in piazza a Tel Aviv per protestare contro il governo Netanyahu, accusato di perseguire un’agenda politica personale a scapito della sicurezza nazionale. I manifestanti lo hanno definito “dittatore” e lo hanno accusato di “abbandonare la nazione”. La protesta, tra le più grandi degli ultimi mesi, è esplosa dopo l’annuncio del licenziamento di Ronen Bar, capo dello Shin Bet, l’agenzia di intelligence interna israeliana. La rimozione, ancora da approvare dal governo, sarebbe una mossa per consolidare il controllo dell’esecutivo sugli apparati di sicurezza. Contemporaneamente, a Gerusalemme, migliaia di persone hanno manifestato davanti alla residenza privata di Netanyahu. La situazione è degenerata quando alcuni manifestanti hanno tentato di sfondare le barriere della polizia, provocando scontri con le forze dell’ordine. Diversi arresti sono stati effettuati, tra cui Amir Haskel, ex generale dell’aviazione e attivista antigovernativo. Il movimento per la liberazione degli ostaggi ha accusato il governo di mettere a rischio la vita dei prigionieri israeliani a Gaza con la ripresa delle ostilità.
Raid su Gaza
Intanto, nella notte l’esercito israeliano ha continuato i bombardamenti sulla Striscia di Gaza. Fonti locali riferiscono di attacchi aerei a Khan Younis, al-Bureij e al-Tuffah. Il bilancio delle vittime continua a salire: almeno 418 morti, di cui 130 bambini, e oltre 560 feriti. Gli ospedali sono al collasso, con strutture sanitarie ormai incapaci di gestire l’emergenza. Netanyahu ha dichiarato che da ora in poi i negoziati per la liberazione degli ostaggi avverranno “sotto il fuoco”, respingendo le critiche internazionali. Hamas ha chiesto una pressione globale sugli Stati Uniti per fermare i raid, mentre l’Alto rappresentante dell’UE Kaja Kallas ha definito “inaccettabile” la nuova offensiva israeliana.
Due funzionari Onu uccisi
Due dipendenti delle Nazioni Unite sono stati uccisi in un attacco aereo su un edificio Onu a Deir el-Balah, nel centro della Striscia di Gaza. Le vittime lavoravano per l’Ufficio Onu per i servizi ai progetti (Unops) e per il Servizio per l’azione contro le mine (Unmas). L’esercito israeliano ha negato di aver colpito intenzionalmente la struttura, ma l’Onu ha chiesto un’indagine indipendente per accertare le responsabilità. L’episodio ha ulteriormente intensificato le critiche internazionali contro Israele, già accusato di violazioni del diritto umanitario.
Ben Gvir torna nel governo
Per di più il governo di Tel Aviv ha approvato il rientro di Itamar Ben Gvir, leader dell’estrema destra, come ministro della Sicurezza nazionale. La sua presenza nell’esecutivo conferma la crescente influenza della destra radicale ultranazionalista nella politica israeliana, aumentando esponenzialmente le critiche dell’opposizione interna e della comunità internazionale.
conflitto in espansione
Le Nazioni Unite hanno denunciato l’espansione degli insediamenti israeliani in Cisgiordania, definendoli “crimini di guerra”. Inoltre, due dipendenti Onu sono stati uccisi in un attacco su Deir el-Balah, episodio smentito dall’esercito israeliano. Il conflitto continua anche oltre i confini di Gaza e Cisgiordania: mentre gli scontri tra gli Houthi dello Yemen e le forze statunitensi sono arrivati ad almeno 10 attacchi, in Libano un casco blu dell’Unifil è rimasto ferito dall’esplosione di una mina vicino al confine meridionale. Unifil ha chiesto a Israele di interrompere gli attacchi nelle vicinanze delle postazioni ONU, denunciando l’intensificarsi delle operazioni militari nella regione.