giovedì, 6 Marzo, 2025
Esteri

Israele dice no al piano arabo sulla ricostruzione di Gaza

Piano da 53 miliardi di dollari in 3 fasi sostenuto da Lega Araba, Unione Europea e Nazioni Unite. Nuovo capo dell'Idf: su Hamas "missione non ancora compiuta".

Mentre la comunità internazionale cerca di trovare una soluzione per la ricostruzione di Gaza, Israele e Hamas rimangono su posizioni inconciliabili. La proposta della Lega Araba per la ricostruzione della Striscia di Gaza, presentata durante il summit straordinario al Cairo, è stata accolta con un netto rifiuto da parte di Israele. Il governo di Tel Aviv ha criticato duramente il piano, evidenziando l’assenza di una condanna nei confronti di Hamas e delle sue azioni terroristiche. Nel frattempo, il nuovo capo dell’IDF ribadisce che la missione contro Hamas è ancora lontana dall’essere conclusa.

Il piano, sostenuto da Nazioni Unite, Unione Europea e Unione Africana, prevede un investimento di 53 miliardi di dollari in tre fasi. La prima, della durata di sei mesi, si concentrerebbe sulla rimozione delle macerie e sulla creazione di alloggi temporanei per oltre 1,5 milioni di palestinesi. Seguirebbe una fase biennale per la bonifica del territorio e il restauro di edifici danneggiati, mentre l’ultima fase, di circa due anni e mezzo, riguarderebbe la ricostruzione delle infrastrutture chiave, tra cui il porto e l’aeroporto di Gaza. Un punto chiave del piano è il ritorno della governance della Striscia sotto l’Autorità Nazionale Palestinese (ANP), con un’amministrazione provvisoria composta da tecnocrati indipendenti e supportata da un fondo internazionale. Tuttavia, non viene menzionata alcuna elezione immediata, sebbene il presidente palestinese Mahmoud Abbas abbia affermato che potrebbero tenersi nel prossimo anno.

La posizione di Israele

Il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha ribadito che Gaza deve rimanere parte integrante di un futuro Stato palestinese indipendente e sovrano, senza riduzioni territoriali o deportazioni forzate. Ha inoltre sottolineato la necessità di una ricostruzione sostenibile della Striscia e di una soluzione politica che ponga le basi per una pace duratura. Ma Israele ha bocciato il piano senza esitare. In una nota ufficiale, il ministero degli Esteri israeliano ha dichiarato che “il summit non affronta la realtà della situazione” e ha invece elogiato di nuovo la proposta dell’ex presidente americano Donald Trump di sfollare altrove i cittadini di Gaza. Il governo israeliano si oppone anche all’idea di una governance provvisoria sotto l’egida dell’ANP, considerata inefficace e priva di controllo sulla sicurezza della regione. Il ministro degli Esteri Gideon Sàar ha inoltre accusato Hamas di essersi rifiutata di estendere la tregua proposta dagli Stati Uniti durante il Ramadan e la Pasqua, affermando che l’organizzazione sta approfittando dell’ingresso di aiuti umanitari per rafforzarsi militarmente.

Blocco degli aiuti

Nel frattempo, per il terzo giorno consecutivo, Israele ha bloccato il passaggio di convogli umanitari diretti a Gaza, aggravando ulteriormente la crisi. L’ONU ha lanciato un allarme, avvertendo che la situazione potrebbe avere conseguenze devastanti per la popolazione palestinese, già provata da mesi di conflitto. Il Programma Alimentare Mondiale ha dichiarato che le scorte di cibo nella Striscia basteranno per meno di due settimane, mentre il carburante, essenziale per il funzionamento delle infrastrutture di base, rischia di esaurirsi in pochi giorni. In risposta alle restrizioni israeliane, Hamas ha esortato i palestinesi a “barricarsi” nella moschea di Al-Aqsa, denunciando la “guerra sionista” contro il luogo sacro. L’organizzazione ha invitato la popolazione a manifestare una presenza costante nel sito, accusando Israele di voler svuotare la moschea attraverso detenzioni e restrizioni di accesso. Dall’altra parte, durante la cerimonia di insediamento, il nuovo capo delle forze armate israeliane, Eyal Zamir, ha dichiarato che la missione di cancellare Hamas non è ancora compiuta. “Hamas ha subito un duro colpo, ma non è stato eliminato. Il nostro dovere morale è chiaro: riportare tutti gli ostaggi a casa e garantire la sicurezza di Israele”, ha affermato il generale.

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