venerdì, 10 Gennaio, 2025
Sanità

Quici (Cimo-Fesmed): Sistema sanitario nazionale in un abisso. Urgente trovare fondi e ripartire dai contratti

La Federazione: senza medici non c’è tutela della salute

Una svolta attesa e rinviata, ma senza un piano di rilancio il Servizio sanitario nazionale è “destinato al fallimento”. È chiaro e diretto, Guido Quici, Presidente della Federazione Cimo-Fesmed che spiega le conseguenze
dell’allarme lanciato dalla Fondazione Gimbe in merito: “ai tagli alla spesa per il personale sanitario negli ultimi 11 anni si unisce ai numerosi segnali d’avvertimento lanciati di recente dalle principali istituzioni contabili del Paese, dalla Corte dei Conti alla Ragioneria dello Stato”.

Rischio della tutela della salute

“Segnali”, evidenzia Guido Quici, “che sposano la posizione assunta dai sindacati del settore ormai da anni: senza il personale sanitario, il diritto alla tutela della salute è seriamente a rischio. E senza una vera inversione di marcia volta a valorizzare i professionisti, il Servizio sanitario nazionale è destinato al fallimento”. “Eppure”, ricorda il , presidente della federazione Cimo-Fesmed, “tale inversione di tendenza, sebbene ritenuta imprescindibile da tutti gli attori che in qualche misura si occupano di sanità, non è all’orizzonte”.

Servizio sanitario in un abisso

Le critiche di addensano sulla recente Manovra di bilancio del Governo che secondo il Cimo Fesmed ha deluso le aspettative.
“La legge di Bilancio prevede solo finanziamenti spot che non consentono di ripescare il Servizio sanitario nazionale dall’abisso in cui al momento si trova. E per i medici non riserva nulla, se non un vergognoso aumento dell’indennità di specificità medica pari a 17 euro mensili”.

Senza medici non c’è salute

“Ci si riempie la bocca della necessità di rendere nuovamente attrattivo il lavoro del medico ospedaliero”, fa ancora presente Guido Quici, “ma intanto tutti i contratti collettivi dei medici risultano scaduti: da tre anni quello dei medici dipendenti del Servizio sanitario nazionale, e si attende ancora l’emanazione dell’atto di indirizzo necessario ad avviare le trattative; da un anno e mezzo quello dei medici dipendenti di strutture sanitarie private afferenti all’Aris; da 20 anni, ed è senz’altro il fatto più vergognoso, quello dei medici dipendenti delle strutture sanitarie private afferenti all’Aiop”, continua Quici.
“Forse non risulta abbastanza chiaro che senza medici non c’è salute”, puntualizza infine il leader del Cimo Fesmed, “E se non si interviene prontamente con interventi efficaci, ben presto le corsie degli ospedali saranno vuote”.

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