Il direttore della Cia Bill Burns si è recato ieri a Doha per incontrare il primo ministro del Qatar Sheik Al Thani nel tentativo di appianare le ultime difficoltà rimanenti in vista di un accordo per un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza. Le trattative sarebbero quindi in una fase “cruciale”. Secondo le fonti del quotidiano panarabo Asharq Al-Awsat, “l’accordo sarà concluso una volta definiti gli ultimi dettagli, in particolare quelli relativi ai nomi degli ostaggi in vita e dei detenuti palestinesi”. Nella prima fase dell’accordo sarebbe prevista la liberazione di 30 ostaggi da parte di Hamas, in cambio della scarcerazione da parte di Israele di un numero imprecisato di detenuti palestinesi. Stando alle fonti, “c’è una possibilità di arrivare presto all’intesa”.
Smotrich: accordo un grave errore
Ieri, per il 25° compleanno dell’ostaggio israeliano Matan Zangauker, studenti, insegnanti e genitori di circa 200 scuole in tutta Israele hanno bloccato le strade e protestato agli incroci per chiedere che si raggiunga un accordo. Ma nel governo di estrema destra di Tel Aviv non mancano voci discordanti. Il ministro delle Finanze Bezalel Smotrich si è espresso contro il potenziale accordo definendolo “un grave errore”. “Hamas – ha spiegato Smotrich – è al punto più basso dall’inizio della guerra, e questo non è il momento di dargli una via di fuga”.
“Israele continua a respingere aiuti a Gaza”
Intanto “Israele continua a rifiutare la consegna di aiuti alla Striscia di Gaza settentrionale”. Lo ha detto in una conferenza stampa Stephane Dujarric, portavoce del segretario dell’Onu Antonio Guterres, aggiungendo che la maggior parte delle missioni di aiuti guidate dalle Nazioni Unite volte a raggiungere le zone assediate di Beit Lahiya, Beit Hanoon e parti di Jabalia, sono state respinte. Dujarric ha esortato Israele a soddisfare le ”esigenze essenziali” dei civili e a facilitare la consegna degli aiuti umanitari.
Onu in Siria, “Scontri fra curdi e milizie turche “
Ieri i delegati dell’Onu e dell’Europa hanno incontrato il governo provvisorio della Siria al suo quartier generale nella capitale, mentre già comincia la ricostruzione del paese e riapre l’aeroporto di Damasco. Il leader militare del gruppo radicale Hayat Tahrir al-Sham (Hts) ha annunciato che “il prossimo passo” sarà lo scioglimento delle fazioni armate “nell’interesse generale del paese”, affinché vengano fuse nella futura istituzione militare.
Ma il conflitto non è finito, secondo l’inviato speciale dell’Onu Geir Pedersen, che ha avvertito: “Ci sono state ostilità significative nelle ultime due settimane, prima che fosse mediato un cessate il fuoco”, fra curdi e milizie sostenute dalla Turchia. Ormai che il cessate il fuoco è scaduto, ha aggiunto Pedersen, “sono seriamente preoccupato per le notizie di un’escalation militare. Una simile escalation potrebbe essere catastrofica”.Lunedi Pedersen aveva invitato Israele a “cessare ogni attività di insediamento nel Golan siriano occupato” e affermato che la fine delle sanzioni sarebbe fondamentale per assistere la Siria.
“ai siriani determinare il loro futuro”
Il Consiglio di Sicurezza dell’ Onu chiede un processo politico “inclusivo e guidato dai siriani” dopo la caduta di Bashar al-Assad. È quanto si legge in una nota, dove si sottolinea che è necessario consentire ai siriani di determinare il “loro futuro”. I membri del consiglio ribadiscono quindi “l’obbligo di rispettare i diritti umani e la legge umanitaria internazionale in tutte le circostanze, incluso il consentire e facilitare l’accesso umanitario”, prosegue la nota, nella quale si mette in evidenza l’importanza di “combattere il terrorismo in siria” e si riafferma l’impegno alla “sovranità, all’indipendenza e all’unità e sovranità territoriale della Siria”.
Meloni: valutare rimozione sanzioni
“Bisogna essere ovviamente molto prudenti, anche in seno alla Ue. La rimozione delle sanzioni verso la Siria è uno strumento che può essere utilizzato, ma ci muoviamo verso una situazione che non conosciamo”. Lo ha detto la premier, Giorgia Meloni, nella sua replica in Senato sulle comunicazioni in vista del Consiglio europeo di domani e venerdì. “La fine del regime di Assad – ha affermato Meloni – è una buona notizia ma non sappiamo verso dove stiamo andando. Penso che alcune prime dichiarazioni vadano nella giusta direzione, ma monitoriamo la tutela delle minoranze, in particolare quella cristiana, e non vogliamo ovviamente che il Paese scivoli verso un modello Afghanistan. Chiaramente alle parole devono seguire i fatti, e rivendico che l’Italia tra i Paesi del G7 ha l’unica ambasciata aperta a Damasco”.