mercoledì, 27 Novembre, 2024
Sanità

Gimbe: “Fascicolo sanitario elettronico, forti disparità regionali ostacolano la digitalizzazione del Ssn”

La trasformazione digitale della sanità italiana, con il Fascicolo sanitario elettronico al centro, mostra profonde disparità regionali che rischiano di ampliare il divario tra Nord e Sud. Questo è il quadro emerso al 19° Forum Risk Management di Arezzo, dove la Fondazione Gimbe ha presentato i dati aggiornati sullo stato di sviluppo e utilizzo del Fse. Nonostante gli investimenti del Piano nazionale di ripresa e resilienza, l’adozione del Fse da parte di cittadini e operatori sanitari procede a rilento, con forti disuguaglianze territoriali. Secondo i dati del Ministero della Salute e del Dipartimento per la Trasformazione Digitale, al 31 agosto 2024, solo il 41% dei cittadini italiani ha fornito il consenso per la consultazione del proprio Fse, con picchi che variano dall’89% dell’Emilia-Romagna all’1% di Abruzzo, Calabria, Campania e Molise. Il Lazio si distingue come la Regione più completa, garantendo la disponibilità di tutte le tipologie di documenti previsti dalla normativa. Al contrario, altre regioni come le Marche e la Puglia si fermano al 63%.

Sul fronte dei servizi disponibili, il Lazio (67%) e la Toscana (64%) superano la soglia del 60%, offrendo strumenti per pagamenti, prenotazioni e gestione del medico di base. All’estremo opposto, regioni come Abruzzo e Calabria si fermano all’8%, evidenziando un’infrastruttura digitale frammentata e poco accessibile.

La questione del consenso

La scarsa adesione al Fse, soprattutto nelle Regioni del Mezzogiorno, riflette una combinazione di sfiducia nella sicurezza dei dati personali e di bassa alfabetizzazione digitale. “Senza rassicurazioni concrete sulla protezione dei dati e una campagna informativa capillare – commenta il Presidente della Fondazione GIMBE, Nino Cartabellotta – il Fse rischia di rimanere uno strumento sottoutilizzato, vanificando gli investimenti pubblici e privando molti cittadini di opportunità essenziali per la propria salute”. Anche tra chi ha fornito il consenso, l’effettivo utilizzo del Fse rimane basso: solo il 18% degli utenti ha consultato il proprio fascicolo nei mesi estivi del 2024. In regioni come le Marche e la Sicilia, l’uso si attesta all’1%, mentre la Provincia autonoma di Trento raggiunge il 50%. Tra i medici di medicina generale e i pediatri, l’utilizzo è quasi totale (94%), ma tra i medici specialisti esistono ancora sacche di non utilizzo, come dimostra il caso della Liguria, dove solo il 76% è abilitato.

Nel 2025, la dematerializzazione della ricetta bianca dovrebbe rappresentare un’importante innovazione per il Fse, integrando ulteriormente le prescrizioni mediche nella piattaforma digitale. Tuttavia, senza un piano nazionale di integrazione e alfabetizzazione, questa misura rischia di accentuare le disparità regionali già esistenti.

Le priorità

Per garantire un accesso equo al Fse, la Fondazione Gimbe propone un patto nazionale per la sanità digitale che coinvolga Governo e Regioni. Tra le azioni prioritarie, rafforzare le infrastrutture digitali nelle Regioni più arretrate, standardizzare i servizi offerti, promuovere campagne di sensibilizzazione per aumentare la fiducia nella sicurezza dei dati personali, investire in programmi di alfabetizzazione digitale, con particolare attenzione alle fasce più vulnerabili della popolazione, come anziani e persone con basso livello socio-culturale.

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