mercoledì, 18 Dicembre, 2024
Economia

Unimpresa: “Pil, il deficit si combatte solo con una crescita reale”

Le analisi e i consigli della Confederazione

Negli ultimi giorni l’economia italiana è stata sottoposta a un esame approfondito da parte delle principali istituzioni europee. La Commissione europea, l’Ufficio parlamentare di Bilancio e la Banca centrale europea hanno espresso giudizi severi, delineando la strada che il Paese deve seguire per evitare la stagnazione e il continuo aumento del rapporto debito/Pil. I documenti pubblicati mettono in luce i punti di forza e le debolezze del sistema economico italiano, fornendo spunti fondamentali per le politiche future. E Il Centro Studi di Unimpresa, in un paper, ha analizzato le raccomandazioni dell’Unione europea, offrendo importanti riflessioni sulla crescita del debito in rapporto al Pil. L’analisi parte dai danni causati dalle politiche di austerità del passato e sottolinea che l’unica via per ridurre il rapporto debito/Pil è puntare sulla crescita reale. Il periodo 2021-2022 ha dimostrato come una crescita adeguata del Prodotto interno lordo possa coprire anche ampi deficit.

Su cosa lavorare

Dunque, gli analisti di Unimpresa hanno delineato le principali indicazioni per stimolare la crescita economica. Per prima cosa, l’Italia deve colmare il divario rispetto alla media europea in termini di investimenti in R&S. L’innovazione è la chiave per rilanciare produttività e competitività, e attualmente la spesa italiana in questo settore è significativamente inferiore rispetto alla media europea. Poi c’è la necessità di superare la stagnazione della produttività del lavoro, ferma da trent’anni e per farlo è fondamentale, per Unimpresa, potenziare gli investimenti in capitale umano e tecnologia. Non è stata l’eliminazione della scala mobile a causare questa stagnazione, ma la mancanza di investimenti strutturali. Incentivare la formazione e l’adozione di nuove tecnologie è essenziale. Inoltre la bassa natalità e la fuga di cervelli rappresentano emergenze che incidono gravemente sui conti pubblici e sulla produttività. L’Italia, per Unimpresa, deve affrontare con decisione queste sfide per evitare un ulteriore deterioramento delle risorse umane.

Preoccupante poi il fatto che che le imprese italiane chiedano sempre meno prestiti, riflettendo i venti di recessione in arrivo. Per ovviare a ciò è essenziale creare un ambiente economico che incentivi investimenti e innovazione, fornendo alle imprese gli strumenti necessari per competere a livello internazionale.

Quadro impegnativo

Secondo il Centro studi di Unimpresa, di fronte a queste sfide, i nuovi vincoli europei offrono un quadro impegnativo, ma necessario. Il nuovo Patto di stabilità impone all’Italia di ridurre il rapporto debito/Pil al 60% entro il 2070, un obiettivo che implica un aumento immediato e permanente del saldo primario di circa il 4,5% del Pil. Per i Paesi dell’area euro, Italia inclusa, ciò significa un impegno significativo per garantire la sostenibilità delle finanze pubbliche. Un aspetto cruciale che emerge dalle raccomandazioni europee è la necessità di basare la crescita sugli investimenti e sui consumi interni, piuttosto che sulle esportazioni nette. Affidarsi eccessivamente alle esportazioni rischia di trasformare l’Italia in un’economia emergente, fragile e dipendente dalle fluttuazioni del mercato globale. Uno sguardo alla Germania – osserva l’associazione – può offrirci utili lezioni.

Il rapporto debito/Pil tedesco è sotto il 70%, grazie a una pressione fiscale in linea con la media europea, ma con un’imposta sui redditi significativamente alta. La Germania ha saputo creare ricchezza privata trasformata in tasse, un percorso precluso all’Italia a causa delle politiche di austerità. Dal 2011 al 2021, l’Italia ha acquisito 300 mila società di capitali, ma ha perso quasi un milione di società di persone e persone fisiche, un saldo negativo di 700 mila imprese che riflette l’invasività dello Stato nella nostra economia. Il problema dell’Italia non è la mancanza di risorse, ma l’impiego inefficiente delle stesse. Le risorse sono spesso utilizzate per fini elettorali, creando un effetto valanga di inefficienza cronica. Nel 2013, anno dell’austerità, la spesa per i dipendenti pubblici era al 10,3% del pil, mentre oggi è scesa all’8,9%, ma il deficit è aumentato dal -2,9% del 2013 al -7,4% del 2023.

Serve una visione lungimirante

“Le patologie dell’economia italiana sono note da tempo e le soluzioni esistono. Ma ciò che manca è la volontà politica e la visione lungimirante. I nostri leader sono troppo spesso concentrati sul prossimo seggio piuttosto che sul futuro del Paese. È tempo di cambiare rotta, di investire nel nostro futuro e di adottare politiche che possano garantire una crescita sostenibile e inclusiva. Dunque, l’Italia si trova a un bivio. Possiamo scegliere di continuare sulla strada della stagnazione e dell’inefficienza, o possiamo adottare le riforme necessarie per rilanciare la nostra economia. La scelta è nelle nostre mani e il futuro del nostro Paese dipende dalle decisioni che prenderemo oggi” commenta il Presidente di Unimpresa, Giovanna Ferrara.

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