domenica, 22 Dicembre, 2024
Politica

Meloni in Albania: “I due centri per i migranti operativi dal 1° agosto. Il protocollo costerà 670 milioni”

Polemiche con le opposizioni: “Nella sanità avrei voluto mettere i soldi delle truffe del Superbonus”. Scontro con Magi a Shengjin

“I due centri di prima accoglienza di Shengjin e Gjader destinati ai migranti che verranno soccorsi e sbarcati saranno operativi dal primo agosto. Si partirà con la disponibilità di mille posti che successivamente diventeranno tremila, il numero previsto nel protocollo”. Sono parole queste del Premier Giorgia Meloni, direttamente dall’hotspot di Shengjin, in Albania, visitato nella mattinata di ieri insieme al Primo Ministro locale Edi Rama dopo aver veduto in precedenza anche i lavori presso il Cpr di Gjader. Dunque, un vero e proprio sopralluogo quello effettuato dal Presidente del Consiglio all’interno della struttura di accoglienza allestita al porto di Shengjin che si occuperà delle procedure di ingresso (identificazione e registrazione) dei migranti nell’ambito del Protocollo tra Italia e Albania per il rafforzamento della collaborazione in materia migratoria. Una visita che sarà anche ricordata per uno screzio con Riccardo Magi, Segretario di +Europa, anch’esso in Albania.

“Nessuna Guantanamo”

Meloni ha ribadito l’importanza dei centri di accoglienza in Albania (“che non saranno Guantanamo come qualcuno dice”) per gestire il flusso migratorio proveniente dai cosiddetti Paesi sicuri, illustrando l’impatto che queste strutture avrebbero potuto avere dall’inizio dell’anno: “Dal primo gennaio in Italia sono arrivate oltre 11mila persone. Con una stima prudenziale, immaginando che di queste 11mila persone i soggetti vulnerabili siano almeno la metà, se i centri fossero stati già funzionanti, noi avremmo potuto condurre in Albania 5.500 migranti. Con la ricettività attuale i centri avrebbero permesso di ospitare tutte queste persone”, ha spiegato, cogliendo l’occasione per ringraziare Rama e l’Albania, definitiva come una nazione amica, per aver lavorato a un accordo di grande respiro europeo. “Al Primo Ministro albanese e al suo popolo rinnovo la mia solidarietà per gli attacchi che hanno ricevuto da quando hanno iniziato a collaborare con questo governo a un accordo che sta diventando un modello in tutto il vecchio continente, se è vero come è vero che qualche settimana fa circa 15 nazioni europee su 27, quindi la maggioranza degli Stati membri, ha sottoscritto e inviato un appello alla Commissione europea sull’immigrazione, per chiedere tra le altre cose che l’Unione segua il modello italiano dell’accordo con l’Albania”.

Poi Meloni ha aggiunto che l’Italia è assoluto sponsor dell’Albania per il suo ingresso in Ue: “Già si comporta come se fosse uno stato membro dell’Unione facendo scelte perfettamente in linea con quei principi di solidarietà e di cooperazione che sono alla base della famiglia europea”.

Un investimento

Meloni ha approfittato dell’incontro con la stampa per affrontare il tema dei costi legati al protocollo tra Italia e Albania tenendo a sottolineare come il progetto rappresenti un investimento piuttosto che un costo aggiuntivo (l’opposizione calcola una spesa che arriverà a un miliardo di euro): “Complessivamente i fondi assegnati per l’attuazione dell’accordo ammontano a 670 milioni di euro per cinque anni, quindi 134 milioni di euro l’anno. 134 milioni per i centri qui in Albania corrispondono al 7,5% delle spese connesse all’accoglienza dei migranti sul territorio nazionale”. Risorse che non devono essere considerate un costo aggiuntivo per due ragioni principali: “In primo luogo, i migranti che verranno qui in Albania avrebbero comunque dovuto essere accolti in Italia, dove costano. Secondo, noi riteniamo che l’elemento di maggiore utilità di questo progetto sia che può rappresentare uno straordinario strumento di deterrenza per i migranti illegali decisi a raggiungere l’Italia e l’Europa, oltre ovviamente a un efficace mezzo di contrasto delle reti di trafficanti, perché lì ci sono dei trafficanti che noi cerchiamo di combattere. Che vuol dire anche ovviamente portare a un contenimento dei costi”.

Tra sanità e Superbonus

Durante la sua visita, Meloni ha risposto alle critiche delle opposizioni che hanno definito la sua presenza in Albania come una “passerella”, a pochi giorni dalle elezioni europee: “Non ho fatto campagna elettorale, continuo a fare il mio lavoro. Quello che non posso fare è scomparire. Non posso sospendere il mio lavoro per un mese”. Il Premier ha anche replicato, duramente, sempre alla minoranza di governo che ha chiesto di destinare i fondi utilizzati per l’accordo con l’Albania alla sanità: “Credo che le vere risorse tolte ai malati sono riconducibili al 17 miliardi spesi per le truffe del Superbonus, quelli sono stati soldi gettati via”.

Lo scontro con Magi

La conferenza stampa di Meloni e Rama è stata caratterizzata da momenti di alta tensione per una protesta veemente organizzata da Riccardo Magi, segretario di +Europa, all’esterno del luogo visitato dal Premier. Gli slogan ‘No alla Guantanamo italiana’ e ‘No all’hotspot elettorale di Giorgia Meloni’ campeggiavano sui cartelli esposti da Magi. La protesta ha raggiunto il culmine quando quest’ultimo ha cercato di bloccare l’automobile del Premier albanese, venendo strattonato dalla scorta. La situazione si è ulteriormente riscaldata quando è passata la vettura di Meloni, scesa subìto dal veicolo per chiedere espressamente agli uomini della sicurezza di lasciare andare Magi. “È un parlamentare italiano”, ha spiegato alla scorta, che aveva ‘braccato’ il deputato. Da lì, è seguito un acceso scontro verbale: “Avete fatto le vittime per un’ora, senza rispondere a una sola domanda su come funzionerà questo centro”, l’accusa di Magi, rivolgendosi direttamente a Meloni durante il breve, ma intenso confronto. “Questo ci dice tutto, Presidente, di quello che accadrà. Se a un parlamentare succede questo a favore di telecamere, potete immaginare a che cosa accadrà a quei poveri cristi dei migranti quando verranno portati qui”, ha proseguito Magi davanti ai giornalisti. Meloni ha replicato prima con sarcasmo: “Sì, certo, non è uno Stato di diritto…”. Poi, con fermezza: “È una legislazione italiana ed europea. Abbiamo portato la legislazione europea qui. Lei non è il segretario di +Europa? Non voleva più Europa? Che +Europa è?”. Magi, sempre contenuto dalla scorta albanese, ha urlato: “Si vergogni, Presidente. Ne parliamo quando vuole, ma non in questo modo”. Meloni ha risposto con un riferimento alla sua esperienza politica: “Si vergogni lei, io la capisco e le sono solidale. Io ho fatto un sacco di campagne elettorali in cui non sapevo se avrei superato la soglia di sbarramento. Perché dovevo segnalare la mia esistenza politica. Quindi le sono totalmente solidale”.

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