domenica, 6 Ottobre, 2024
Attualità

Federtrasporti: ci sono sempre meno camionisti e il settore si trasforma

Il popolo dei padroncini è in via di estinzione. Le imprese si aggregano

Negli ultimi 10 anni, in Italia, sono state chiuse più di 21mila aziende nel settore degli autotrasporti, più del 20%, a causa soprattutto di fusioni e incorporazioni e attualmente più del 30% delle imprese è rappresentata da una società di capitali. Ed è sempre più difficile trovare camionisti: dal 2019, infatti, oltre 400 mila conducenti hanno lasciato il lavoro, soprattutto nella fascia d’età tra i 30 e 50 anni.. E’ scritto nella nuova edizione dei “100 numeri per capire l’autotrasporto – Tutte le spine della sostenibilità”, edito da Federservice (Gruppo Federtrasporti) e realizzato da Uomini e Trasporti. Il trend potrebbe essere visto in accezioni positivi perché significa una maggiore strutturazione delle aziende, dall’altra evidenzia un calo di tutte le tipologie di imprese, in particolare quelle individuali, crollate del 46%. Infine, per quel che riguarda la sostenibilità, il settore degli autotrasporti arranca, dato che la percentuale dei veicoli a gasolio è ancora superiore al 97% e i mezzi in circolazione sono sempre più obsoleti.

Villa: più efficienza gestionale

Claudio Villa, presidente di Federtrasporti osserva che “la spinta verso l’aggregazione emerge anche dall’andamento dei contratti di rete che sono passati dai 55 del 2013 agli 861 del 2023 e portano anche le piccole realtà a condividere importanti asset per competere meglio sul mercato”. Per sintetizzare si potrebbe dire che si è passati dai padroncini a più strutturati esperti di logistica e movimentazione. Cresce la redditività e l’efficienza gestionale: secondo l’elaborazione di Infocamere, l’incremento medio del valore aggiunto delle aziende di autotrasporto tra il 2012 e il 2022 è stato del 32,75%, a fronte di una crescita del 13,33% della produzione, mentre il ritorno sull’investimento passa dall’1,4% del 2012 al 5,26% nel 2022.

Effetti della pandemia

Una brusca frenata arriva dall’emergenza autisti: secondo l’IRU (International Road Transport Union) in Europa ne mancano 600mila e l’Italia non fa eccezione. Sono più di 400mila – secondo i dati del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti – gli autisti che tra il 2019 e il 2024 non hanno rinnovato la carta di qualificazione del conducente, documento indispensabile per guidare un Tir (o un autobus). Secondo l’osservatorio Unioncamere-Excelsior, un autista su due è introvabile per mancanza di candidature e scarseggiano anche altre figure professionali esperte di logistica e trasporto. Ad abbandonare il volante sono stati soprattutto i conducenti tra i 30 e i 50 anni che dopo la pandemia hanno cercato (e trovato) altre opportunità di lavoro, spesso nelle consegne in città esplose con la crescita dell’e-commerce. Nel frattempo, i giovani stanno tornando timidamente all’autotrasporto. A sorpresa gli under 25 titolari di una carta di qualificazione del conducente sono aumentati del 65,9% dal 2019 a oggi. Si tratta ancora di una fetta sottile nell’esercito degli autisti con 7.190 unità che rappresentano poco meno del 10% del totale (nel 2019 erano 4.335).

Ancora indietro sulla sostenibilità

Infine il tema sostenibilità. Oltre il 97% dei veicoli adibiti al trasporto delle merci con più di 3,5 tonnellate di portata è ancora alimentato a gasolio, seppure in molti casi si fanno largo i biocarburanti, come l’HVO utilizzabile nei motori diesel già in circolazione. L’elettrico tra i mezzi pesanti ancora non decolla. Secondo i dati forniti dall’Anfia nel 2023 sono stati venduti soltanto 72 camion a batteria, in crescita rispetto all’anno precedente quando le immatricolazioni si sono fermate a 17. Fatto sta che al momento il parco circolante è sempre più obsoleto. Al 31 dicembre 2022, stando agli ultimi dati ACI, gli autocarri merci in circolazione erano 4.361.269, dei quali 3.958.397 viaggiavano a gasolio e solo 12.948 a batteria. Stupisce, in questo quadro, la lenta scomparsa delle alimentazioni a basso impatto ambientale: il metano e il GNL non arrivano a superare ciascuno il punto percentuale dell’immatricolato nel 2023, probabilmente a causa dell’improvviso incremento del prezzo (di circa il 30%) determinato dal conflitto in Ucraina e altre frizioni internazionali.

Condividi questo articolo:
Sponsor

Articoli correlati

Riciclaggio in forte aumento. Cgia: la criminalità ha infiltrato l’economia

Ettore Di Bartolomeo

Mosca. Giornalista del Wall Street Journal in carcere per almeno due mesi. Ridicole accuse di spionaggio

Renato Caputo

Kiev: Inaccettabili le parole del Presidente croato Milanovic sulla Crimea

Renato Caputo

Lascia un commento

Questo modulo raccoglie il tuo nome, la tua email e il tuo messaggio in modo da permetterci di tenere traccia dei commenti sul nostro sito. Per inviare il tuo commento, accetta il trattamento dei dati personali mettendo una spunta nel apposito checkbox sotto:
Usando questo form, acconsenti al trattamento dei dati ivi inseriti conformemente alla Privacy Policy de La Discussione.