lunedì, 25 Novembre, 2024
Esteri

Le autorità russe chiedono alla Corte Suprema di dichiarare estremista il movimento LGBTQ

Il Ministero della Giustizia russo ha dichiarato di aver intentato una causa presso la Corte Suprema per mettere al bando il “movimento pubblico internazionale” LGBTQ in quanto estremista. Si tratterebbe di un ulteriore colpo contro la già assediata comunità in un Paese sempre più conservatore. Il ministero, annunciando l’azione legale in una dichiarazione online, ha affermato che le autorità hanno identificato “segni e manifestazioni di natura estremista” nelle “attività del movimento LGBTQ attivo” in Russia, compreso “l’incitamento alla discordia sociale e religiosa”. La Corte Suprema russa ha fissato un’udienza per esaminare la causa per il 30 novembre. Non è chiaro cosa accadrò alla comunità LGBTQ in Russia se la Corte Suprema si schierasse con il Ministero della Giustizia. La mossa in sé rappresenta l’ultimo, e di gran lunga il più drastico, passo nella decennale repressione dei diritti dei gay in Russia scatenata sotto la presidenza di Vladimir Putin, che ha posto i “valori familiari tradizionali” al centro del suo governo. La repressione, iniziata dieci anni fa, ha lentamente ma inesorabilmente intaccato i diritti LGBTQ. Nel 2013, il Cremlino ha adottato la prima legislazione, nota come legge sulla “propaganda gay”, che vieta qualsiasi rappresentazione pubblica non critica di “rapporti sessuali non tradizionali” tra minori. Nel 2020 Putin ha promosso una riforma costituzionale per estendere il suo governo di altri due mandati, mettendo anche al bando il matrimonio tra persone dello stesso sesso. Nel 2022, dopo aver inviato truppe in Ucraina, il Cremlino ha intensificato la sua retorica sulla protezione dei “valori tradizionali” da quella che ha definito l’influenza “degradante” dell’Occidente. I difensori dei diritti hanno visto tale retorica come un tentativo di legittimare l’azione militare in Ucraina. Nello stesso anno, le autorità hanno adottato una legge che vieta la propaganda delle “relazioni sessuali non tradizionali” anche tra gli adulti, mettendo al bando di fatto qualsiasi sostegno pubblico alle persone LGBTQ.

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