venerdì, 20 Settembre, 2024
Società

La morte di Giorgio Napolitano. Il Presidente della Repubblica del PCI eletto due volte. Istituzioni e politica in lutto

E’ morto Giorgio Napolitano, Presidente della Repubblica due volte e primo comunista al Quirinale. Napoletano elegante e “pignolo”, come egli stesso si è definito e salito al Colle la prima volta nel 2006 e rieletto nel 2013.
Profondo conoscitore della vita parlamentare e delle dinamiche politiche dell’intera storia repubblicana. Sempre accompagnato con discrezione dalla moglie Clio. Era da tempo malato e ricoverato da mesi in una clinica di Roma; aveva 98 anni. Era entrato alla Camera, giovane deputato, nel 1953 e la sua storia politica ha seguito e a tratti segnato per 70 anni le vicende del nostro Paese. Era nato a Napoli il 29 giugno 1925 da una famiglia della borghesia partenopea. Sposa nel 1959 Clio Bittoni, avvocatessa, figlia di una famiglia di antifascisti. Hanno due figli, Giovanni e Giulio, e due nipoti, Sofia e Simone. Si iscrive al Partito comunista nel 1946, ancora studente universitario, l’anno dopo si laurea in economia e nel 1953 viene eletto deputato nelle fila del Pci, confermato a ogni legislatura fino al 1996 (tranne nella IV legislatura) per la circoscrizione di Napoli.

La carriera di un Migliorista

Dal 1956 è nel Comitato centrale del partito, poi nella direzione nazionale dove si occupa soprattutto della politica culturale e poi dei rapporti internazionali. Negli anni Ottanta, dopo la morte di Giorgio Amendola, era diventato il capo dei “miglioristi” nel Pci, la corrente dei riformisti del partito che dialogava anche col Partito socialista, eterno avversario di sinistra. Fu Pietro Ingrao a coniare il termine “migliorista” con una certa accezione dispregiativa. Su Tango, l’inserto satirico dell’Unità, scrissero che Napolitano “era gradito agli intellettuali moderati, alla Nato, al Psi, agli imprenditori liberal, a Scalfari: se piacesse anche ai comunisti sarebbe segretario da un pezzo”.

Il primo negli Usa

Napolitano è stato il primo dirigente comunista a ottenere il visto per gli Stati Uniti, anche perché era uno dei pochi a parlare inglese, e dove in più occasioni, ha tenuto conferenze. Nel 1978, nei giorni del sequestro Moro, fu presentato a Harvard da Franco Modigliani. Richard Gardner, l’ambasciatore Usa a Roma negli anni di piombo, anni dopo avrebbe confessato: “Napolitano era l’unico tra i dirigenti del Pci con cui parlavo. Ci vedemmo riservatamente per ben quattro volte in casa del nostro amico Cesare Merlini, presidente dell’Istituto per gli Affari internazionali”. Motivo per il quale Napolitano non è mai diventato segretario del partito nel quale ha sempre militato.

Il ruolo nelle Istituzioni

Una lunghissima carriera politica e istituzionale, dopo la caduta del muro di Berlino e la fine della guerra fredda, che lo ha portato prima al Parlamento europeo, poi alla presidenza della Camera e quindi ministro dell’Interno del primo Governo Prodi, anche in questo caso primo ministro al Viminale proveniente dall’ex Partito comunista. Rieletto deputato europeo è stato Presidente della Commissione per gli Affari costituzionali del Parlamento europeo, proprio negli anni in cui si riscrisse la Costituzione europea, si adottava l’euro e si cominciava a costruire l’Unione Europea che conosciamo oggi.

Senatore a vita e Presidente

Nel 2005 è nominato senatore a vita dal suo predecessore Carlo Azeglio Ciampi e il 10 maggio 2006 diventa Presidente della Repubblica con 543 voti. E’ stato il primo esponente politico ex comunista a diventare capo dello Stato. Il 20 aprile 2013 è rieletto Presidente della Repubblica con più voti della prima volta, 738, e ancora una volta con un primato: il primo nella storia repubblicana a fare il ‘bis’ al Quirinale, tanto che in gergo giornalistico fu indicato come “re Giorgio”.

Un leader paziente

Dopo aver lasciato il Quirinale è divenuto Senatore di diritto e a vita quale Presidente Emerito della Repubblica. Al giovanissimo Napolitano, durante gli anni della guerra, Curzio Malaparte regalò una copia di Kaputt, con la seguente dedica: “A Giorgio, che non perde la pazienza neanche dinanzi all’Apocalisse”.

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