venerdì, 22 Novembre, 2024
Politica

Se sull’immigrazione si usasse la ragione

Su alcuni temi i regimi democratici dovrebbero prendere una decisione inedita: vietare a tutti i partiti di occuparsene nelle campagne elettorali e obbligare tutte le forze politiche a mettersi intorno ad un tavolo per trovare una soluzione condivisa su cui nessuno dovrebbe mettere una bandierina. Utopia? Forse. Ma, se un problema come l’immigrazione venisse sottratto alla lotta politica e diventasse una questione di obbligatoria unità nazionale ed europea la soluzione si troverebbe. Basterebbe mettere la razionalità al posto delle emozioni, delle paure, delle ciniche strumentalizzazioni.

Bisognerebbe cominciare da una pulizia lessicale. Non usare più espressioni come: sostituzione etnica, invasione, difesa dei confini e via terrorizzando. Non ci sono i barbari alle porte. Bisognerebbe anche usare con parsimonia espressioni di facile buonismo che pensano di risolvere il problema con buone intenzioni. Si deve partire da una considerazione: gli immigrati hanno bisogno di noi e noi abbiamo bisogno di loro.

Nessuno dei politici ha il coraggio di dire ciò che i demografi sostengono: a causa dell’inverno demografico, entro il 2050 l’Europa avrà bisogno di 50 milioni di immigrati e gli Stati Uniti di 30 milioni. Il 10% delle popolazioni delle due sponde dell’Atlantico. Altrimenti i nostri sistemi produttivi e previdenziali andranno in blocco. E saremo più poveri e senza pensioni, colonizzati dalla Cina.

Ovvio che 50 milioni di immigrati non devono arrivare nel giro di un anno e neanche di 10. Dunque serve programmare e gestire questo fenomeno. Peccato che in mezzo ci siano le mafie che lucrano sul traffico di esseri umani con la complicità di regimi che di umano non hanno nulla. E allora?

Allora bisogna aggredire il problema alla radice: combattere con tutti i mezzi-anche militari-le mafie che gestiscono questi traffici e ideare canali alternativi per chi vuol venire in Europa.

Le Nazioni Unite e l’Ue potrebbero creare, a loro spese, e gestire direttamente, centri di accoglienza delle richieste di espatriare verso l’Europa in tutti i Paesi di maggior provenienza.

Questi centri verrebbero protetti da forze militari europee (Nato?). Le  richieste sarebbero centralizzate in un gigantesco database  che i Paesi membri dell’Unione potrebbero gestire insieme alle loro aziende per individuare le esigenze lavorative, organizzare corsi di formazione mirati nei centri di accoglienza e organizzare un distribuzione in partenza degli immigrati  necessari anno per anno. Per chi fugge da guerre e dittature, Onu e Ue potrebbero istituire e gestire con criteri civili e umanitari centri di assistenza nei Paesi africani democratici e far confluire anche questi informazioni nel database europeo.

Tutte queste operazioni andrebbero ovviamente concordate con i Paesi africani ai quali affluirebbero notevoli risorse per la gestione dei centri e consistenti sussidi diretti a favorire lo sviluppo di infrastrutture, scuole, ospedali e attività economiche.

Una intensa politica di informazione dovrebbe spiegare a chi vuol venire in Europa che l’unico modo è questo. Chi invece scegliesse la via dell’immigrazione clandestina sarebbe respinto indietro e non avrebbe possibilità di accesso in Europa per i prossimi 10 anni. Un piano Mattei europeo? Perchè no.

Altre strade per risolvere il problema non se ne vedono per ora. Altre soluzioni non si vedono. Continuare a prendere il problema per la coda, come si sta facendo, e non per la testa farà aumentare l’instabilità delle nostre democrazie,  non aiuterà la crescita delle nostre economie e lascerà l’Africa alla mercè di mafie, dittature sanguinarie corrotte e preda delle mire cinesi. Una prospettiva terrificante.

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