Le alte temperature e l’assenza di piogge stanno compromettendo le riserve d’acqua sotterranee del Centro-Nord Italia, aggravando un deficit pluviometrico, che si protrae dall’anno scorso e che conferma i caratteri di una siccità endemica in territori dove serviranno anni per riequilibrare il bilancio idrologico. Lo segnala l’Osservatorio Anbi sulle Risorse Idriche, in base ai dati del report settimanale.
Ne è esempio l’Emilia-Romagna, dove le portate dei fiumi Enza (mc. /sec. 0,4) e Reno (mc. /sec. 0,6) scendono sotto i minimi storici: sulle pianure a Nord della foce del fiume Reno sono finora caduti, da inizio d’anno, solo 205 millimetri di pioggia, una quantità molto simile a quella registrata nei primi 6 mesi del 2021, influendo sulla ricarica della falda e sulla risalita del cuneo salino nelle zone costiere. Un’analoga condizione si registrò a cavallo tra gli anni ’80 e ’90 del secolo scorso, ma ad aggravare l’attuale contingenza c’è l’aumento esponenziale delle temperature in un’Europa flagellata da disastrosi incendi. I bacini piacentini trattengono 6,2 milioni di metri cubi d’acqua, praticamente dimezzati rispetto alla media del recente quinquennio e lontanissimi dalla capacità massima di 21,5 mmc.
“La siccità di quest’anno ha caratteri nuovi e di assoluta gravità, perché l’assenza di pioggia e neve sta intaccando anche riserve idriche, destinate prioritariamente all’uso potabile, provocando un deficit, che si protrarrà nel tempo – evidenzia Francesco Vincenzi, presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (Anbi) – Non intervenire urgentemente con un piano di infrastrutture per la raccolta delle acque piovane, come i 10.000 laghetti proposti da noi e Coldiretti, espone i territori al ripetersi di crisi sempre più devastanti, perché ricadenti su contesti già idricamente indeboliti”. “I prelievi d’acqua a profondità maggiori – aggiunge Massimo Gargano, direttore generale di Anbi – comportano gravi rischi per l’equilibrio idrogeologico.
La risposta alla siccità non può essere la cultura del pozzo, bensì l’utilizzo razionale delle risorse di superficie, che devono essere incrementate, diminuendo la percentuale d’acqua, che termina inutilizzata in mare ed oggi pari all’89% dei circa 3 miliardi di metri cubi di pioggia, che annualmente cadono sul nostro Paese”. I dati fotografano una situazione drammatica soprattutto per l’agricoltura e quindi per la produzione di cibo: in una sola settimana, il volume d’acqua nel lago Maggiore è calato di ben 48 milioni di metri cubi, portando a quasi 3 miliardi di metri cubi, il deficit rispetto alla media del periodo.