Alle 101.955 iscrizioni di nuove attività economiche hanno corrisposto 103.104 cessazioni, valori che sembrerebbero più stabili dopo le difficoltà economiche create dall’emergenza sanitaria e la forte contrazione dovuta all’attesa dei ristori governativi. Questo, in sintesi, lo scenario che emerge dai dati Movimprese elaborati da Unioncamere – InfoCamere a partire dalle risultanze del Registro delle Imprese delle Camere di commercio relative al I trimestre del 2022.
Il saldo risultante dai due flussi (-1.149 unità) fotografa un sostanziale “stallo” nella dinamica complessiva del tessuto imprenditoriale che va qualificato come un risultato “tecnico” soprattutto per il livello di cancellazioni, ancora lontano da un’evoluzione fisiologica. A questo si aggiunge la debole dinamica delle iscrizioni che, pur in ripresa rispetto al minimo del primo trimestre del 2020, comincia a registrare il clima d’incertezza conseguente agli squilibri geo-politici innescati dal conflitto Russo-Ucraino.
A conferma della correlazione dell’andamento del flusso di iscrizioni ai registri camerali con il clima di fiducia delle imprese che, nel primo trimestre dell’anno, ha fatto segnare un deterioramento di circa sette punti (passando dai 112,3 punti del dicembre 2021 ai 105,4 di marzo 2022). I dati del primo trimestre del 2022 restituiscono il profilo di un sistema imprenditoriale che allarga il proprio perimetro soprattutto grazie alla filiera dell’edilizia e dei servizi a essa collegati (servizi immobiliari e attività professionali, tecniche e scientifiche) e dei servizi alle imprese.
Presi insieme, questi settori determinano infatti un saldo di 10mila imprese in più nel periodo (il 58% del quale attribuibile alle sole costruzioni), confermando la spinta determinata dagli incentivi in favore delle famiglie per gli interventi di riqualificazione del patrimonio immobiliare. Sul fronte opposto, gli altri grandi settori tradizionali mostrano dinamiche negative, con andamenti diversificati rispetto all’ultimo quinquenni.
Il saldo più negativo del commercio (-8.271 unità nel trimestre) riflette la chiusura definitiva di attività colpite dalla pandemia che, probabilmente, avevano atteso la fine del 2021 per ottenere i ristori governativi; quelli di agricoltura (-4.259) e turismo (-1.610 per alloggio e ristorazione) segnalano un ritorno a valori più fisiologici del recente passato, mentre il bilancio delle attività manifatturiere (-2.230) conferma il dato dello scorso anno. A livello macro-territoriale, si conferma complessivamente il quadro del primo trimestre dello scorso anno con la sola circoscrizione del Sud e Isole a far segnare un rallentamento appena apprezzabile del saldo, che passa da +0,22% a -0,02%. Tra le regioni, meglio delle altre fanno il Lazio (+0,25%), la Lombardia (+0,13%) e la Puglia (+0,09%), seppure con valori assoluti molto contenuti.
Le riduzioni più apprezzabili emergono invece dalla cosiddetta “terza Italia” con Marche, Molise, Umbria e Abruzzo che fanno segnare una crescita negativa nel numero delle imprese che va dal -0,43% al -0,21%. Sotto il profilo organizzativo, infine, si conferma la forza della formula della società di capitali per quanti decidono oggi di lanciarsi in un’iniziativa imprenditoriale. Tra gennaio e marzo sono nate 31.830 società di capitali a fronte di 17.341 che hanno chiuso i battenti, per un saldo nel periodo pari a 14.489 società in più. A fronte di queste, si è ulteriormente ridotto il perimetro delle imprese individuali, diminuite di 11.573 unità.
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