Nessuna proroga automatica, con la “forte preoccupazione” che la decisione avrà sulle attuali concessioni demaniali marittime turistico-ricreative. A sottolineare il problema è la Confartigianato Imprese Demaniali che ricorda come le concessioni potranno durare soltanto fino al 31 dicembre 2023. Poi occorrerà aprire ad una liberalizzazione del settore, come chiede da anni l’Europa.
“È quanto ha stabilito il Consiglio di Stato”, scrive la Confartigianato, “con le sentenze pubblicate il 9 novembre, motivate dall’assenza di una organica disciplina nazionale delle concessioni balneari che di fatto contrasta con le regole a tutela della concorrenza imposte dall’Ue”.
Imprese nella precarietà
Per Confartigianato la decisione del Consiglio di Stato avrà un impatto notevole su un settore “costretto già da tempo ad operare in un contesto di precarietà insostenibile, aggravato anche dalla crisi pandemica”. In particolare, l’Associazione considera la scadenza di fine 2023 troppo ravvicinata per regolamentare un settore con molte complessità e articolazioni. “Proprio questo termine così vicino richiederà una nuova
programmazione”, evidenzia la Confederazione, “degli interventi previsti nei giorni scorsi dal Governo, propedeutici alla riforma legislativa del settore, a cominciare dalla mappatura delle concessioni”.
Strutture di eccellenza
Secondo la Confartigianato le sentenze del Consiglio di Stato, “non sembrano considerare la realtà e la peculiarità delle imprese balneari, in un’ottica di valorizzazione della professionalità, degli
investimenti, del valore sociale ed economico dell’attività, del riconoscimento dell’esperienza e dell’affidabilità degli operatori che hanno creato”, fa presente la Confederazione, “un modello eccellente ed
unico di balneazione attrezzata, fattore di competitività per il nostro Paese nel mercato turistico internazionale”.
Tutelare le imprese
Una ottica, quella sottolineata da Confartigianato, che sarebbe in linea anche con i principi dell’Unione Europea mirati alla tutela delle piccole e medie imprese. “Molte le incognite”, teme la Confederazione, “che si aprono sui criteri per lo svolgimento delle procedure ad evidenza pubblica per l’assegnazione delle concessioni, con il rischio di favorire azioni speculative da parte di grandi gruppi a scapito delle piccole imprese”.
“Il rischio è che si determini un ulteriore stallo degli investimenti su infrastrutture e risorse umane”, commenta la Confartigianato, “con gravi perdite economiche per le imprese del settore, pregiudizievoli anche per le prospettive di ripresa e sviluppo”.
Tra i rischi secondo Confartigianato ci sono le premesse per “avvantaggiare, ingiustamente, le grandi lobby industriali/finanziarie o, diversamente, chiunque abbia interesse al riciclaggio di denaro di dubbia provenienza, ad investire grandi capitali a discapito delle piccole imprese”.
Trovare una alternativa Confartigianato annuncia inoltre che sta valutando tutte le possibili azioni nei confronti degli interlocutori politico-istituzionali “affinché si riapra un confronto immediato con la
categoria finalizzato a definire il nuovo quadro di regole per disciplinare le concessioni demaniali marittime. Regole che dovranno contemperare l’esigenza di rispettare i principi comunitari con la
salvaguardia del comparto, di ristabilire formule alternative di tutela, in sostituzione del meccanismo di rinnovo automatico abrogato, che consentano di accompagnare le imprese balneari nella fase di evidenza
pubblica e di garantirne la prosecuzione dell’attività strategica per l’economia del nostro Paese e quale servizio a valenza sociale a beneficio della collettività”.