La necessità di tradurre in opere concrete le risorse stanziate nel Pnrr è una sfida che riguarda tutto il Paese, ma che si fa urgente nei territori già in crisi, in cui occorre utilizzare al meglio le competenze e le professionalità delle risorse manageriali disponibili.
E’ l’appello lanciato da CIDA Umbria “alla luce delle cifre allarmanti emerse nel corso della Conferenza regionale dell’Economia e del Lavoro (CREL) tenutasi nei giorni scorsi a Perugia”.
Gli effetti economico-sociali negativi che la pandemia ha prodotto in Umbria in particolare nel corso del 2020 – si legge nel Rapporto – hanno confermato un trend discendente che durava in realtà dal 2008. Il picco negativo fatto registrare nel 2014 era stato in effetti seguito da un timido percorso di recupero, che aveva riportato il Pil regionale ai livelli del 1995. Ma la crisi ha annullato questo sforzo. Tutte le previsioni dicono che il Pil dell’Umbria abbia raggiunto nel primo semestre di quest’anno il livello più basso dell’ultimo quarto di secolo.
La crisi in corso presenta dunque per l’Umbria un carattere particolarmente grave, che ha investito la gran parte dei settori produttivi e l’intero mondo dei servizi e del terziario, specie quello più tradizionale legato al turismo e alle attività commerciali: ambiti che erano stati invece relativamente risparmiati dalla crisi finanziaria del 2008. “Questa situazione di ‘declino conclamato’ rischia di divenire una costante endemica e irreversibile, con preoccupanti ricadute sul futuro sistema regionale – si legge in una nota -. Si parla, non a caso, di regione più amalgamata al Sud del Paese che al Centro-Nord. Si tratta allora di capire in che modo, con quali risorse, quali strumenti e, soprattutto, quali obiettivi e traguardi, l’Umbria può inserirsi nel flusso delle risorse originato dal Pnrr, tenuto conto dei peculiari fattori di debolezza che caratterizzano il suo sistema socio-economico e sui quali CIDA Umbria intende richiamare l’attenzione del decisore pubblico, rivolgendosi, in particolare, all’istituzione regionale”.
CIDA Umbria, infatti, denuncia “la scarsa o nulla attenzione della Regione che nei suoi atti programmatori non mostra alcuna attenzione al ruolo dei manager. Evidenziando una carenza ‘culturale’ verso quei valori del merito, della responsabilità e della competenza che possono dare concretezza esecutiva ai progetti contenuti nel Pnrr e alle sue ricadute sui territori”. Evidenziando che “sono proprio i dirigenti l’indispensabile anello della catena che lega gli intenti politici e programmatici alle realizzazioni concrete ed efficienti. Dimenticare il ruolo della comunità manageriale, anche e soprattutto in una regione come l’Umbria, può solo costituire l’ennesimo errore commesso da una classe politica a volte miope e purtroppo attenta solo ed esclusivamente al consenso dei grandi numeri”.
E ancora: “CIDA Umbria rappresenta circa un migliaio di iscritti tra dirigenti e alte professionalità di tutti i settori socio- produttivi, pubblici e privati: da tempo ci siamo messi a disposizione per offrire le nostre competenze e le nostre esperienze al servizio della società e dell’economia locali. Ci aspettiamo che questo appello non cada nel vuoto e venga ascoltato dai nostri interlocutori privilegiati, le istituzioni regionali, e le autorità ai vertici dell’Ente Regione. Siamo pronti a fornire collaborazione e siamo in grado di presentare progetti concreti in tema di turismo, commercio, digitalizzazione, formazione e utilizzo delle risorse umane”.