mercoledì, 18 Dicembre, 2024
Manica Larga

Regole e Covid: la lezione di Carfizzi e del rugby

Carfizzi è un comune di circa 500 anime in provincia di Crotone e questa settimana ha fatto notizia. Stando alle cronache, da inizio pandemia non ha riportato casi di Covid. Come mai? Semplice, ha spiegato il sindaco del paese: “Tutti rispettano le regole”. La domanda a fronte di questa notizia è perché abbia fatto notizia. Mi spiego meglio: visto che esistono dall’inizio di questa storia tre regole piuttosto semplici da seguire, come mai se qualcuno le segue fa notizia?

Si tratta ovviamente di una domanda retorica. D’altronde, come scienza insegna, tre sono anche gli istinti dell’essere umano: autoconservazione, sessualità e socialità. Quindi, qualcuno potrebbe concludere che quella di Carfizzi è una notizia perché è una cosa che va contro natura. A guardarci meglio, peró, non è proprio così. La cittadinanza ha solo mostrato spirito di comunità. Il senso è: ci siamo tutti dentro, nessuno escluso; se ne esce insieme. Più socialità e autoconservazione di così.

Ecco, lo spirito di comunità, quello che ha fatto sobbalzare dalla sedia l’attore Alessandro Gassman. Anche lui ha fatto notizia questa settimana. I suoi vicini, infatti, hanno tenuto un party quando non avrebbero dovuto. Cosa fare, denunciare? È esplosa la polemica. Tra tweet, accuse di altissimo tradimento e nostalgia della Stasi, il punto sollevato da Gassman poggia in realtà su un ragionamento di semplice buon senso: il virus, che si trasmette da persona a persona, smette di circolare se le persone smettono di incontrarsi e se proprio devono, come nel caso dei lavoratori essenziali per il funzionamento della nostra società, dovrebbero farlo seguendo poche e semplici regole di prevenzione.

IL VALORE DEL MUTUO SOCCORSO

In questi giorni, a causa del Covid, tra i moltissimi altri ci hanno salutato anzitempo anche due leggende del rugby italiano: Massimo Cuttitta e Marco Bollesan. Ne faccio menzione perché sono un grande appassionato di rugby. E così mi è venuto spontaneo chiedermi cosa questo sport potrebbe insegnarci per provare noi a costruire un mondo dove non ci sia bisogno di un articolo come questo.

Per come ho avuto la fortuna di viverlo, il rugby è uno sport scomodo, fatto di lotta e colpi duri ma che ruota intorno a un profondo senso di comunità. Tutto ciò è visibile a occhio nudo. L’arbitro fa la regola e non si discute. La palla si passa solo indietro e vuole il mutuo soccorso di tutti i compagni. La mischia chiede a tutti di spingere in una sola direzione, altrimenti non si va avanti. La memoria si tramanda nello spogliatoio e nelle club house. Nei funerali sparisce ogni distinzione di maglia e si piange insieme.

Per questo non mi stupisce, per esempio, che il rugby sia insegnato nei carceri minorili. Per questo penso servirebbe almeno un campo di rugby in ogni periferia. Per questo auspico il sostegno dei genitori per aiutare i propri figli a socializzare con questo meraviglioso sport così da interiorizzarne durezza, romanticismi e umiltà. Magari si viene su meglio.

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