Incertezza, crisi di nervi, unite alla malinconia dell’aula e degli insegnati. Non è il racconto di uno studente nostalgico, ma è la situazione sempre più difficile che vive la scuola, vista dal sindacato. È la Uil, attraverso il suo esponente nazionale Pino Turi a sottolineare la crisi che sta incartando la scuola nel gioco di aperture, chiusure di problemi che sembrano irrisolvibili. Eppure secondo il sindacato soluzioni ci sono ma servono consapevolezza e iniziative chiare non di propaganda.
“Siamo come in un gioco dell’oca dove si ricomincia sempre daccapo”, scrive Turi, “L’aver spostato la data di apertura delle scuole serve solo a prendere tempo in un compromesso tutto politico avulso dalla realtà.
Nessuno sta nemmeno immaginando il livello di incertezza, crisi di nervi, nel quale vivono i lavoratori delle scuole e le famiglie. Siamo in un quadro a tratti drammatico ma invece di agire, si inseguono i sondaggi”. Per il sindacato c’è una situazione paradossale.
“Persino la scienza è messa in condizioni di marginalità, stretta tra contrapposizioni politiche e narrazione governativa”, osserva l’esponente della Uil, “Dalla scienza alla cabala, alle indagini demoscopiche alla ricerca di consenso effimero e di parte, un vuoto di governo, prontamente coperto dalle lobby. Decisioni elettorali senza elezioni, obbligo dei vaccini senza vaccini, governabilità senza governo della realtà”.
L’analisi di Turi diventa anche una critica alla politica di governo, alle troppe incertezze.
“Manca la cultura di governo che sostituisca questa politica di opposizione al mondo reale”, sottolinea ancora, “La pandemia non risponde alla narrazione e ai decreti, approvati in assoluta autoreferenzialità, se non hanno fondamento e consenso sociale. Serve il contatto con la società, attraverso i metodi democratici del confronto e della condivisione con le forze vive del paese. Se la scuola riparte, riparte il Paese. È vero, è il come riparte, per cui siamo molto preoccupati”. Inoltre c’è il problema dei lavoratori delle difficoltà che vivono, che spesso diventano oggetto di disquisizioni mediatiche senza nessun beneficio.
“Chiediamo certezze sulla sicurezza di scuole e lavoratori, che non vanno lasciati alla deriva delle decisioni dei vari opinionisti. Non si può giocare sulla pelle dei lavoratori che vanno tutelati nel bene supremo della propria vita a cui nessun ristoro è possibile”, commenta critico Pino Turi, “Una democrazia è forte se si regge sui dati scientifici e non sulle narrazioni propagandistiche. Vanno usati i soldi del MES per i presidi sanitari nelle scuole. Vanno ricostituiti i percorsi per la vigilanza sanitaria. In avvio di vaccini, si pensi ora al personale della scuola. A scuole chiuse non serve”. Per la Uil è arrivato il momento di riforme profonde, che sappiamo cambiare in meglio la scuola.
“È tempo di cambiare le politiche, indirizzandole sulle persone, non sulle cose”, conclude Turi, “È questa la cifra del cambiamento. Le persone prima delle cose.
Stavolta non c’è neanche l’alibi dei sindacati corporativi, messi da parte per non ascoltarne critiche e proposte. Un errore grave, di metodo e di merito, che ci riporta al gioco dell’oca.
La politica semplificata, di natura populista, oltre a non conciliarsi con la democrazia e la partecipazione, si è rivelata inefficace nel risolvere problemi seri e complessi”.