giovedì, 18 Aprile, 2024
Politica

Renzi, finale di partita al buio. Ma le carte le dà ancora Conte

È un bluff? Forse no. Ma quella di Renzi è sicuramente una partita al buio.

Il tempestoso leader di Italia Viva è un grande talento della politica ma confonde tattica con strategia. A onor del vero, una visione l’aveva avuta nel dicembre del 2013 quando fece irruzione in un PD imbalsamato e decise di “rottamarne” la vecchia guardia. Due mesi dopo conquistò Palazzo Chigi maramaldeggiando sul predecessore Enrico Letta. Disegnò un accattivante progetto di riforma radicale dell’Italia. La sua spinta propulsiva sembrò una possente ventata d’aria fresca in una politica asfittica e stagnante. Gli italiani gli diedero credito e gli regalarono un consenso mai visto, il 41% alle elezioni europee, dopo appena 4 mesi di governo.

Come abbia potuto sprecare quell’immenso patrimonio di consenso nel volgere di appena 18 mesi rimane l’interrogativo che il brillante enfant prodige non si è mai posto. Avrà pensato che gli italiani non lo hanno capito, che forse non lo meritano. Ma l’errore più grande di un leader consiste nel non riflettere sui motivi della propria sconfitta e far finta di niente

Renzi di errori ne ha commessi parecchi, ma forse li ha rimossi: l’eccessiva personalizzazione della mega riforma costituzionale, l’ostentazione fastidiosa della sua  sicumera, il tatticismo sfrenato che lo portò a rompere con Berlusconi nella pur saggia scelta di portare Mattarella al Quirinale. Ma l’errore più grande è stato, e rimane, la sua incapacità di costruire alleanze solide e la spregiudicatezza con cui tratta i suoi compagni di strada. Li considera tutti funzionali alla sua personale ambizione di essere il primo attore e, quando li ritiene d’ostacolo, li accartoccia e li butta in un cestino. Così Renzi è diventato il peggior nemico di sé stesso. Ma lui non lo sa.

La politica richiede grande forza innovativa. E questa a Renzi non manca. Ma un vero leader-statista deve possedere anche saggezza, equilibrio, abilità e pazienza nel tessere alleanze: virtù che Renzi, finora, ritiene forme di debolezza. Sicché, invece di vestire i panni dell’innovatore che sa costruire, Renzi appare oggi come un beffardo guastatore, cinico e incurante delle conseguenze pericolose che il suo movimentismo può provocare.

Le sue critiche al Governo Conte non sono del tutto infondate. Ma i toni, i metodi e i tempi scelti dimostrano che esse non mirano a rendere più efficiente e forte il Governo di cui fa parte Italia Viva ma solo ad abbatterlo. Non è difficile far cadere i governi di coalizione. Più difficile è costruire nuove alleanze solide e capaci di governare meglio il Paese. Nel momento in cui alza la posta, Renzi avrebbe il dovere di indicare in anticipo con chi vuole formare un governo alternativo a quello di Conte. Ma questo Renzi non lo dice.

Davvero è convinto di fare da sponsor ad un governissimo con tutti dentro, eccetto Giorgia Meloni che, coerentemente non accetterebbe mai di stare insieme a Pd e 5 Stelle? Davvero pensa che il Pd possa accettare di governare insieme a quel Salvini le cui leggi illiberali a fatica sta cancellando? Possibile che un politico di razza come lui immagini di poter mettere insieme Berlusconi con Di Maio?  E con quali strani poteri Renzi potrebbe convincere Mario Draghi a guidare un’armata Brancaleone con dentro europeisti e sovranisti, nel momento in cui l’Europa è l’orizzonte delle nostre speranze?

Nella partita a poker che sta giocando, Renzi rialza al buio, azzarda senza sapere quali carte abbiano gli altri. Sarebbe “divertente” se fosse un gioco di società o se l’Italia galoppasse con una crescita al 3-4%. Ma non è così. E creare instabilità in piena pandemia, vaccinazione di massa e programmazione della ripresa non è manifestazione di responsabilità.

Può darsi che Renzi non abbia grandi obiettivi ma solo quello di “distruggere” Conte. Per sostituirlo con chi e con quale maggioranza. Buio pesto.

Intanto, in questo pericoloso gioco al tavolo verde della politica, il mazziere che dà le carte non è lui ma sempre Giuseppe Conte, che rimane ancora il punto di equilibrio della collaborazione tra Pd e 5 Stelle. Difficile che Di Maio e Zingaretti trovino un altro personaggio da mettere a Palazzo Chigi diverso da Conte. Più facile è, invece, che sia Conte ad avere in mano due carte da giocare. Se si dimettono i ministri di Italia Viva, potrebbe continuare a governare sostituendo la pattuglia renziana con il sostegno diretto o indiretto di forze centriste oppure potrebbe far saltare il tavolo e puntare ad elezioni anticipate. Dalle urne Conte uscirebbe rafforzato, Renzi, molto probabilmente, indebolito. Oggi Renzi ha 30 deputati (il 4,8% su 630) e 18 senatori (il 5,8% su 315). Domani?

Intanto, di tutto ha bisogno l’Italia fuorché di una pericolosa instabilità. È l’ora della responsabilità: i cittadini dalla politica si aspettano decisioni serie e coraggiose non giochi d’azzardo sulla pelle di un Paese in grande difficoltà.

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