martedì, 16 Aprile, 2024
Politica

I 5 stelle guardino avanti per non naufragare

Aggrapparsi con nostalgia al passato di fronte alle sconfitte del presente è il modo migliore per non avere futuro.

A questa ovvia considerazione di buon senso dovrebbero far riferimento i vari leader del Movimento 5 Stelle, investiti da una tempesta perfetta, stranamente proprio nel momento in cui hanno portato a casa l’unica riforma che hanno titolo per intestarsi, quella del taglio dei parlamentari, nudo e crudo.

Il malessere nel Movimento serpeggia dal giorno dopo la vittoria straordinaria alle politiche del 2018. L’alleanza con la Lega di Salvini apparve da subito una gabbia in cui Di Maio e i suoi si erano cacciati. Di fatto, salvo l’annuncio della fine della povertà, in occasione del varo del reddito di cittadinanza, i 5 Stelle nel corso del Governo Conte 1 si sono fatti dominare dal protagonismo rutilante di Salvini che in un anno ha raddoppiato i suoi consensi facendo perdere ai 5 Stelle la metà dei voti.

La subalternità alla deriva di destra, impressa da Salvini al primo Governo Conte, aveva creato malumori nei 5 Stelle; il tonfo alle elezioni europee aveva acceso un campanello di allarme arancione, diventato rosso con l’irrilevanza del Movimento nelle elezioni locali, soprattutto Regionali. A questo si sono aggiunte le tante necessarie marce indietro su cavalli di battaglia come i famosi 3 NO, (Tav., Tap e Ilva) cui ora si approssima il quarto cambiamento di linea a proposito del MES sanitario.

Le dimissioni a gennaio di quest’anno di Di Maio poco sono servite a ridare ossigeno la Movimento che ha dovuto cominciare a fare i conti con l’offensiva di Di Battista, desideroso di prendere il comando. Nel frattempo sono esplosi i contrasti interni anche sul ruolo di Casaleggio jr e la piattaforma Rousseau. Neanche le uscite estemporanee di Grillo riescono più a dare unità ad un Movimento che è alla ricerca di una identità e di una rotta da seguire.

Il M5S deve imparare dai propri errori e tener conto delle proprie contraddizioni. Esso è nato come forza di protesta che ha mescolato, insieme ad una genuina ma confusa voglia di cambiamento e di pulizia, umori e malumori senza alcuna cultura politica comune che desse loro una elaborazione razionale. Sicché si sono messe insieme tante anime attraversate da sensibilità diverse ma accomunate dal “gran rifiuto” e da un utopismo ammaliante ma privo di concretezza.

Il passaggio dalla protesta alla gestione dei problemi ha messo i 5 Stelle di fronte al duro confronto con la realtà e li ha costretti a rimangiarsi tutta una serie di proclami. Perfino la rivendicazione di essere “totalmente altri” rispetto ai vari partiti si è dimostrata una autodefinizione, una sorta di dimostrazione ontologica di essere puri e duri, che non ha generato comportamenti conseguenti.

Abbiamo più volte definito questa una crisi di crescita e di maturazione. E come ogni crisi ha i suoi costi, anche in termini di consensi. Non puoi tenere unito ciò che unito non può essere. Il M5S da partito pigliatutto rischia di deflagrare in mille pezzi se rapidamente non si dà un’identità precisa. Non è facile definire questa identità in un Movimento che ha avuto poco dibattito interno ed oggi invece di riflettere seriamente sembra intento solo a litigare.

Eppure il M5S può avere uno spazio politico. Ma a condizione che non torni all’epoca dei Vaffa, all’antipolitica fine a sé stessa, alla confusione mentale sull’Europa, alla sequela di NO pregiudiziali e a un giustizialismo che nulla ha a che vedere con una visione efficiente e garantista della giustizia.

Il M5S potrebbe riscoprire la tematica ambientale nell’ottica moderna del “fare” e non del dire sempre e solo NO a tutto. Potrebbero cavalcare l’onda della rivoluzione green che è oggi più una necessità che una scelta, ma dovrebbe farlo con la mentalità opposta a quella finora utilizzata, studiando attentamente i problemi e le soluzioni tecniche, proponendo una visione concreta e praticabile della difesa e valorizzazione dell’ambiente.

Sul terreno dell’attenzione alle diseguaglianze sociali il M5S dovrebbe riflettere sull’eccesso di superficialità e di approssimazione con cui ha proposto strumenti che non si sono rivelati efficaci, come il reddito di cittadinanza che va totalmente riformato. Non si tratta di arretrare ma di rimediare agli errori commessi, esaminando i problemi senza paraocchi e senza pretendere di avere in tasca soluzioni facili che si esauriscono nei fuochi di artificio di slogan effimeri.

Intorno al M5S ci sono alcuni -non tanti- studiosi e tecnici che hanno creduto di poter mettere a disposizione le loro competenze per il Movimento e che invece sono stati messi da parte, a vantaggio di personaggi mediocri, yesmen, o politici senza alcuna esperienza e umiltà.

Il gruppo dirigente del M5 Stelle abbia il coraggio di mobilitare queste energie avviando una seria riflessione sui programmi, senza massimalismi e populismi: si confronti con chi i problemi li conosce e ha qualche idea seria da proporre.  In Italia c’è spazio per una forza moderna ambientalista e attenta alle tematiche sociali, che non insegua mitologie anti-industriali e le tristi chimere della decrescita felice. Un futuro è possibile ma a condizione di una vera rivoluzione non nelle “poltrone” dei capi o nella “piattaforma” Rousseau, ma nella mentalità e nella capacità di dotarsi di una serie e coerente cultura politica. Ci vuole tempo e umiltà. Ma i 5 Stelle stando al Governo fino al 2023 possono approfittare di questo periodo per riflettere e ridarsi una identità e una rotta.

Altre vie porteranno solo alla dissoluzione di quella che sarebbe ricordata come una cometa che si è distrutta entrando in contatto con la realtà, una evanescente meteora.

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