sabato, 27 Aprile, 2024
Esteri

Netanyahu ci ripensa: l’incontro a Washington si farà

"Barghouti torturato in carcere". Accuse del figlio del leader palestinese

Si avvicina la Pasqua e Papa Francesco ha scritto una lettera ai cattolici di Terra Santa. L’occasione per ribadire: “non siete soli e non vi lasceremo soli.” Intanto il premier israeliano Netanyahu continua il braccio di ferro con la Casa Bianca e prima blocca la delegazione del suo governo per Washington e poi ci ripensa. Ma gli Stati Uniti hanno sollevato con il governo israeliano anche la questione del trattamento riservato in carcere al leader palestinese Marwan Barghouti. Nella Striscia, nonostante la risoluzione Onu, continuano i raid e Hamas non crede all’attendibilità dell’annuncio relativo alla morte a Gaza di Marwan Issa, il numero due dell’ala militare della fazione a Gaza.

Netanyahu manderà delegazione in Usa

Il braccio di ferro tra il governo israeliano e la Casa Bianca, che si è aperto con la risoluzione Onu sul cessate il fuoco, prosegue a colpi di sgarbi diplomatici. Netanyahu ha riprogrammato la visita della sua delegazione a Washington, che in un primo momento aveva bloccato. Lo ha annunciato la portavoce della Casa Bianca Karine Jean-Pierre: “l’ufficio del primo ministro ha accettato di riprogrammare l’incontro dedicato a Rafah”. Funzionari statunitensi e israeliani stanno lavorando per trovare una data conveniente per entrambe le parti, ha aggiunto Jean-Pierre. Il premier israeliano ha comunque detto, rivolto ad Hamas, di “non scommettete su questa pressione, non funzionerà” e l’ha fatto durante un incontro con il senatore americano, Rick Scott, in visita in Israele. Mentre il Presidente degli Stati Uniti ha detto che i manifestanti pro-Palestina hanno ragione e che la situazione umanitaria a Gaza è pesante. L’Amministrazione americana ha anche sollevato con il governo israeliano la questione del trattamento riservato in carcere a Marwan Barghouti, una delle figure politiche palestinesi più importanti, in seguito alle accuse avanzate dalla sua famiglia e dall’Olp secondo cui avrebbe subito maltrattamenti fisici e psicologici dopo gli attacchi di Hamas del 7 ottobre. In un’intervista al Washington Post, il figlio di Barghouti, Arab, che vive in Cisgiordania, ha sostenuto che dopo il 7 ottobre suo padre è stato aggredito fisicamente, messo in isolamento al buio per 12 giorni e costretto ad ascoltare in cella l’inno nazionale israeliano “ad un volume altissimo, dalle cinque del mattino circa fino a mezzanotte, per molti giorni”. Inoltre Hamas ha dichiarato che non crede all’attendibilità dell’annuncio relativo alla morte di Marwan Issa, il numero due dell’ala militare della fazione diffuso dal portavoce militare israeliano Daniel Hagari. “Non prestiamo fiducia alla versione fornita dagli occupanti”, ha affermato Izzat a-Resheq, un membro dell’ufficio politico di Hamas.

Il Papa: sono tempi oscuri

Papa Francesco ha scritto una Lettera, in tutte le lingue, ai cattolici di Terra Santa e ha incontrato due padri, amici tra loro, uno israeliano e uno palestinese che hanno perso le rispettive figlie a causa della guerra. L’occasione è la Pasqua che sta per arrivare, “cuore della nostra fede, ancora più significativa per voi che la celebrate nei Luoghi in cui il Signore è vissuto, morto e risorto”. Il Pontefice, nella Lettera, scrive di “tempi oscuri” con “troppe parti del mondo sfigurate dall’inutile follia della guerra.” “Fratelli, sorelle – scrive – voglio dirvi: non siete soli e non vi lasceremo soli, ma rimarremo solidali con voi attraverso la preghiera e la carità operosa, sperando di poter tornare presto da voi come pellegrini, per guardarvi negli occhi e abbracciarvi, per spezzare il pane della fraternità e contemplare quei virgulti di speranza cresciuti dai vostri semi, sparsi nel dolore e coltivati con pazienza.”

Israele usa riconoscimento facciale di massa

Speranze sulla liberazione degli ostaggi le ha spente anche l’ex leader politico di Hamas, Khaled Mashaal: gli ostaggi israeliani in mano a Hamas non verranno rilasciati, ha spiegato, fino a quando Israele non metterà fine alla guerra nella Striscia di Gaza, ritirerà le sue truppe, permetterà ai civili di tornare nel nord dell’enclave palestinese e terminerà l’assedio. Nel frattempo l’esercito israeliano ha resi noto di aver scoperto una “notevole rete di tunnel” sotto Khan Younis, nel sud della Striscia di Gaza. In particolare, le Idf hanno spiegato di aver individuato tre ingressi di tunnel grazie agli interrogatori condotti agli agenti di Hamas catturati. E un attacco aereo è stato condotto sulla città di Jenin, in Cisgiordania. Mentre alcuni funzionari coperti da anonimato hanno rivelato al New York Times che Israele “utilizza tecnologie di riconoscimento facciale nella Striscia di Gaza”. Si tratta “di un piano sperimentale e costoso per effettuare la sorveglianza di massa, che include la raccolta e la catalogazione dei tratti facciali dei palestinesi a loro insaputa e senza la loro approvazione.”

Definire rilascio degli ostaggi

Le famiglie dei soldati tenuti in ostaggio da Hamas hanno chiesto un incontro con il primo ministro. Yehuda Cohen, padre del soldato rapito Nimrod Cohen, ha detto che le famiglie intendono chiedere spiegazioni a Netanyahu su come verranno rilasciati i loro figli “oltre alle parole sul “faremo di tutto per distruggere hamas.” Cohen ha anche aggiunto che preferirebbe che la moglie del primo ministro non partecipasse alla conversazione, dicendo che “non ci interessano gli abbracci e le strette di mano, interessano le risposte.” Intanto il gabinetto di gestione della guerra israeliano si è riunito ieri in serata per discutere i negoziati per un accordo per il rilascio degli ostaggi, dopo la risposta di Hamas e il ritorno della squadra negoziale israeliana dal Qatar.

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