Doppia lettera di infrazione di leggi comunitarie che Bruxelles invia a Roma. Due richieste di chiarimenti diverse tra loro, la prima sulla applicazione della direttiva Bolkenstein sulle concessioni balneari; la seconda infrazione è sull’Assegno unico e universale per i figli a carico. Per l’Unione non è giustificato che ne abbiano diritto, solo le persone che risiedono da almeno due anni in Italia e solo se vivono nella stessa famiglia dei loro figli.
Concessioni balneari e multe
Nel caso delle spiagge si tratta del secondo stadio della procedura d’infrazione di Bruxelles nei confronti dell’Italia per il mancato adeguamento alla direttiva Bolkenstein. Norma che prevede Bandi per l’assegnazione degli arenili. La Commissione Europea ha inviato all’Italia “un parere motivato sulle concessioni balneari, come seguito alla lettera di messa in mora del 2020”. Ieri sera la replica del Governo affidata al ministro per le Infrastrutture Matteo Salvini. “Siamo pronti a dare risposte immediate alla Commissione europea sul tema balneari. Stiamo già lavorando da mesi nella direzione auspicata dalla Commissione, per dare un quadro certo alle amministrazioni territoriali e agli operatori economici. Il tavolo consultivo istituito presso la Presidenza del Consiglio”, commenta il vice presidente del Consiglio, ha attestato sulla base dei dati disponibili – dopo gli approfondimenti del Mit – che solo il 33% della risorsa è occupata, per cui non possiamo parlare di una risorsa scarsa”.
Assegno unico da rifare
Altra tegola per cui l’Italia rischia il pagamento di una multa è quella sull’assegno unico. Buxelles ha infatti inviato un parere motivato per violazione delle norme comunitarie sul coordinamento della sicurezza sociale e sulla libera circolazione dei lavoratori. Nel marzo 2022 l’Italia ha introdotto un nuovo assegno familiare per figli a carico – assegno unico e universale per i figli a carico -: hanno diritto a riceverlo, però, solo le persone che risiedono da almeno due anni in Italia, e solo se vivono nella stessa famiglia dei loro figli. Secondo la Commissione, questa legislazione viola il diritto Ue, perché non tratta i cittadini comunitari in modo equo, ma li discrimina. Inoltre, il regolamento sul coordinamento della sicurezza sociale “vieta qualsiasi requisito di residenza per ricevere prestazioni di sicurezza sociale come gli assegni familiari”.
Commissione insoddisfatta
Il parere motivato sull’assegno unico segue una lettera di messa in mora inviata all’Italia nel febbraio 2023. Roma ha risposto nel giugno scorso. Per la Commissione la risposta non risponde in modo “soddisfacente” alle sue preoccupazioni, pertanto ha mandato a Roma un parere motivato, il secondo stadio della procedura di infrazione. L’Italia ha due mesi per rispondere e adottare le misure necessarie. In caso contrario, la Commissione potrà decidere di deferire il caso alla Corte di Giustizia dell’Unione europea.
Pagamenti PA in ritardo
C’è anche una terza richiesta e riguarda i ritardi nei pagamenti della pubblica amministrazione. La Commissione Europea ha deciso di deferire il Belgio, la Grecia e l’Italia alla Corte di Giustizia dell’Ue per non aver applicato correttamente la direttiva sui ritardi di pagamento, che riguarda le pubbliche amministrazioni. Tutti e tre i Paesi hanno un elevato rapporto tra debito pubblico e Pil.
La direttiva sui ritardi di pagamento obbliga le autorità pubbliche a pagare le fatture entro 30 giorni (o 60 giorni per gli ospedali pubblici). Rispettando queste scadenze, per la Commissione, “le autorità pubbliche danno l’esempio nella lotta contro la cultura dei cattivi pagamenti nel contesto imprenditoriale”.
In difesa della imprese
I ritardi nei pagamenti hanno effetti negativi sulle imprese, riducendo la liquidità, impedendo la crescita, ostacolando la resilienza e potenzialmente ostacolando i loro sforzi per diventare più verdi e digitali. Nell’attuale contesto economico, le imprese, e in particolare le pmi, fanno affidamento su pagamenti regolari per operare e mantenere l’occupazione.