Nessuno si azzardi ad attaccare Israele ma Israele non ceda al risentimento, non dia argomenti a chi vuole l’escalation della violenza. Un messaggio netto quello del Presidente americano, rivolto a Netanyahu ma pensando anche agli Stati arabi moderati che gli Stati Uniti vogliono rassicurare e che sono pressati dalle reazioni delle piazze. Il senso della visita lampo di Biden è dunque molto chiaro. Gli Usa garantiscono una protezione totale a Tel Aviv. L’Iran e i suoi terminali in Libano Hezbollah sono avvertiti. Forte di questa protezione americana Israele può e deve sentirsi tranquillo, operare con determinazione ed equilibrio contro i terroristi ma senza farsi consumare dalla rabbia. Quella rabbia che-ammette Biden-fece commettere agli Usa alcuni errori dopo la tragedia dell’11 Settembre. Insomma dare la caccia ad Hamas non significa colpire indiscriminatamente la popolazione civile palestinese, privarla di cibo, farmaci, acqua e luce. Ciò che Biden teme di più è l’isolamento politico di Israele che aprirebbe lo spazio di manovra per Cina e Russia e metterebbe in gravi difficoltà i Paesi Arabi con cui pazientemente si stava tessendo la tela della riconciliazione con lo Stato ebraico. Anche se il vertice a 4 con Giordania, Egitto e Autorità palestinese è stato annullato, la diplomazia americana è impegnata con tutte le sue forze per mandare a monte il piano di Hamas e dei suoi manovratori che vogliono far saltare per aria gli Accordi di Abramo, seminare zizzania tra Israele e i Paesi del Golfo più ragionevoli. Su un punto l’interesse di Israele coincide con quello di Egitto, Arabia Saudita, Bahrein, Emirati, Kuwait e ovviamente Giordania c: stroncare i terroristi di Hamas, della Jihad islamica, impedire la rinascita dell’Isis e di Al Qaeda e tenere a bada Hezbollah. Il nemico comune è l’Iran che è sempre più vicino ad avere l’arma nucleare e che ha tutto da guadagnare dalla destabilizzazione del Medio Oriente. Cosa succederà dopo la visita di Biden è difficile da prevedere. Ma due elementi sembrano essere chiari Primo. L’Iran è stato avvisato e non potrà fare passi falsi sapendo che si esporrebbe ad una reazione durissima di Israele col potente supporto militare americano. Secondo. Israele dovrà evitare mosse estremiste o poco avvedute come quelle commesse negli ultimi anni da Netanyahu e puntare a ricucire i rapporti con l’autorità Palestinese con le forze moderate che rappresentano quel popolo. La maggioranza dei palestinesi non sono Hamas ha detto Biden. Ora il governo di Tel Aviv ne tenga conto. Anche se è guidato da Netanyahu è un governo di unità nazionale in cui ci sono forze che non hanno condiviso le scelte del Primo Ministro.
Giuseppe Mazzei
Filosofo, Ph.D. giornalista, lobbista, docente a contratto e saggista. Dal 1979 al 2004 alla Rai, vicedirettore Tg1 e Tg2, quirinalista e responsabile dei rapporti con le Authority. Per 9 anni Direttore dei Rapporti istituzionali di Allianz. Fondatore e Presidente onorario delle associazioni "Il Chiostro - trasparenza e professionalità delle lobby" e "Public Affairs Community of Europe" (PACE). Ha insegnato alla Sapienza, Tor Vergata, Iulm e Luiss di cui ha diretto la Scuola di giornalismo. Scrivi all'autore