sabato, 27 Aprile, 2024
Esteri

Il mondo in frantumi. Chi destabilizza, chi ci guadagna e chi dovrebbe reagire

“Presto Israele sarà colpita. I nostri fidi in Palestina la colpiranno. Quelli che sognano di fare pace con Israele saranno delusi”. Lo diceva 5 giorni prima dell’attacco di Hamas, la guida suprema dell’Iran Ali Khamenei. Non era in vena di profezie, ma rivelava qualcosa che era più di un’informazione, un vero e proprio piano. Purtroppo sottovalutato da tutti. Il regime tirannico e sanguinario di Teheran vuole la distruzione di Israele, come Hamas, la Jihad, Hezbollah. E per questo vuole destabilizzare l’area mediorientale bloccando l’unica seria iniziativa che potrebbe portare la pace tra Ebrei e Palestinesi: quegli accordi di Abramo con il riconoscimento reciproco tra Arabia saudita e Israele che aprirebbero la strada per due stati per due popoli da 7O anni in armi.

L’asse tra Mosca e Teheran

L’Iran è oggi il principale destabilizzatore del Medioriente e fa comunella con l’altro grande destabilizzatore, Putin che ha portato la guerra in Europa. Insieme vogliono aprire vari fronti su cui impegnare gli Stati Uniti nella speranza di indebolire sia il sostegno all’Ucraina sia la capacità di reazione di Israele. Ma non finisce qui, perché, nel frattempo, la Russia in Africa è al fianco di golpisti che fanno saltare regimi legittimamente eletti. Quindi il fronte dei destabilizzatori non dorme mai.

La Cina “osserva”

Chi ci guadagna è la Cina, che senza mai sporcarsi le mani con azioni sovversive in altri Paesi, vede in quest’opera di destabilizzazione un modo indiretto per rafforzare la sua offensiva contro l’Occidente e per scalzare gli Stati Uniti dal ruolo di potenza mondiale.

Pechino non approva e non condanna. Non lo ha fatto con l’aggressione russa, non lo ha fatto dopo l’assalto di Hamas. Esprime solo diplomatiche preoccupazioni e appelli a evitare l’escalation. D’altro canto, Xi prova a fare da paciere tra Iran e Arabia Saudita, prova a impedire a Putin l’uso di armi nucleari tattiche. Insomma la Cina con abbondanti compromessi e frequenti ipocrisie vuole creare di sé l’immagine di una superpotenza con i nervi distesi ,pronta a trarre benefici economici e strategici dall’instabilità, dell’indebolimento della Russia, dal caos nel Medioriente e nell’Africa.

L’Occidente distratto e inconsapevole

Chi dovrebbe reagire è l’Occidente nel suo complesso, inteso come unione strategica tra Stati Uniti, Canada, Europa, Regno Unito, Israele, Australia, altre democrazie e paesi arabi amici.

E invece tra questi Paesi e al loro interno le linee di divisione distrazione sono in aumento. Diciamola tutta. Lo stato di Israele da almeno due anni è alle prese con il braccio di ferro che oppone gran parte dell’opinione pubblica e perfino delle forze armate al primo Ministro. In questo clima può capitare anche che i servizi di sicurezza si distraggano.

In America lo scontro tra Trump e i democratici sembra essere più importante delle minacce al ruolo mondiale degli Stati Uniti.

In Europa cresce il disinteresse perfino per una guerra che si combatte ai confini della Polonia e della Romania, con personaggi come Orban, il suo amico slovacco Fico la signora le Pen che strizzano l’occhio a Putin. L’Occidente non sta reagendo come dovrebbe perché non è consapevole della minaccia cui è esposto. D’altro canto, come potrebbe essere diversamente quando prosperano leader populisti e le demagogici? Per fortuna chi guida oggi l’Italia è ben diversa da coloro che avevano il potere non è quel del 2018. Altrimenti sarebbe una vera tragedia.

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