martedì, 30 Aprile, 2024
Economia

Tassi, una politica sconsiderata

Mai come nella vicenda dell’innalzamento dei tassi della BCE avevamo visto gli esponenti più importanti e rappresentativi della nostra finanza muoversi con tanta sintonia e determinazione: il governatore della Banca d’Italia, Visco, ed il membro del Comitato Esecutivo della stessa Banca Centrale Europea, Panetta.
E ne siamo veramente soddisfatti perché questo significa fare veramente gli interessi nazionali.

“Mi aspettavo che l’inflazione di fondo rifletta la riduzione del costo dell’energia. La politica monetaria è sicuramente quella corretta in questo momento anche se forse avrei spinto per una gradualità maggiore” ha detto Ignazio Visco, confermando una sua posizione che risale ai primi aumenti dei tassi voluti da Christine Lagarde.

A lui si è aggiunto poi Fabio Panetta, il più qualificato economista destinato a succedere come governatore della Banca d’Italia, dove potrebbe tornare a novembre, alla scadenza del secondo mandato di Visco.

«Non credo che questo sia il momento di essere troppo frettolosi nell’innalzare i tassi, dato il considerevole terreno che abbiamo già percorso. La mia intuizione suggerisce che non abbiamo raggiunto la fine del nostro ciclo di rialzo dei tassi, anche se non ne siamo lontani»… «Vi è ampio spazio per combattere l’inflazione mantenendo alti i tassi per tutto il tempo necessario. Dovremmo essere risoluti ma giudiziosi, con l’obiettivo di abbassare l’inflazione senza danneggiare inutilmente l’attività economica»… «Non c’è dubbio che il 6,1% sia troppo alto, ma la gente non dovrebbe preoccuparsi. Riporteremo l’inflazione al 2%. In meno di un anno abbiamo alzato i tassi in maniera decisa, da -0,5% a 3,25% e l’inflazione sta calando, come confermano i dati di ieri»… «I nostri aumenti dei tassi stanno rendendo più costoso il credito bancario e questo sta influenzando gli investimenti delle imprese e delle famiglie. Ma la politica monetaria impiega molto tempo per agire, e di solito ci vogliono diversi trimestri perché i suoi effetti reali si sentano pienamente nell’economia reale e si trasmettano all’inflazione. Le nostre ultime proiezioni macroeconomiche suggeriscono un’inflazione intorno al 3% all’inizio del 2024 e vicina al 2% nel 2025».

Anche il Presidente dell’ABI, Antonio Patuelli, intervenuto al festival dell’economia di Torino, ha lanciato un avvertimento alla autorità monetaria europea: “Le imprese non hanno fatto piani pluriennali con previsioni di costi adeguati alla liquidità. Il pericolo è che se i tassi dovessero ulteriormente crescere e rimanere a questi o addirittura superiori livelli per molto tempo questo appesantimento che gradualmente aumenta i costi può portare a delle crisi di imprese e conseguentemente al deterioramento di parti non trascurabili di credito bancario”.

Oltretutto erano stati, quelli dei tre banchieri italiani, ulteriori tentativi per bloccare le intenzioni bellicose della Presidente della BCE, Christine Lagrde che aveva reiteratamente preannunciato nuove strette monetarie. Cosa che si è puntualmente verificata, l’altro giorno, parlando dinanzi al Parlamento europeo ha detto: “L’inflazione al netto dei prezzi energetici e alimentari è scesa al 5,3% annuo in maggio dal 5,6% di aprile” anche se “Gli ultimi dati disponibili suggeriscono che gli indicatori delle sottostanti pressioni inflazionistiche rimangono elevati e, sebbene alcuni mostrano segni di moderazione, non vi sono chiare indicazioni che l’inflazione sottostante abbia raggiunto il suo picco”.

Per questo la BCE continuerà ad aumentare il costo del denaro, oggi al 3,25%. “Le pressioni sui prezzi rimangono forti”, ha continuato la presidente Lagarde. “Le nostre decisioni future garantiranno che i tassi  d’interesse di riferimento saranno portati a livelli sufficientemente restrittivi per ottenere un tempestivo ritorno dell’inflazione al nostro obiettivo di medio termine del 2% e saranno mantenuti a tali livelli per tutto il tempo necessario”.

Come si vede, andiamo del tutto contro le indicazioni dei tre banchieri italiani, disattendendo le richieste anche del governo Meloni, che vede con questa politica monetaria danneggiare la nostra economia.

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