venerdì, 29 Marzo, 2024
Attualità

“L’IA nel cinema una disumana oscenità”, parola di Sean Penn

A sostegno della Writers Guild of America (WGA), l’associazione degli sceneggiatori di Hollywood

Gli sceneggiatori di Hollywood sono sul piede di guerra e minacciano scioperi a oltranza. La questione riportata dai giornali sembrava vertere sull’entità dei compensi. Nella realtà la categoria si sente minacciata dall’uso sempre più massivo dell’intelligenza artificiale nella creazione dei testi. Il fatto, oltre a esautorare il mercato e la necessità di ricorrere al personale umano, pone anche il problema del copyright dell’opera e delle royalties che di solito spettano allo sceneggiatore. “L’industria continua a sfruttare loro e i registi da troppo tempo – sono le dure parole usate dall’attore e regista Sean Penn al Festival di Cannes -. Quello di cui ci dobbiamo rendere conto è che l’associazione dei produttori assomiglia molto di più ad un’unione di banchieri, di uomini che cercano il profitto e non l’arte. Ci sono tanti sceneggiatori che non riescono a lavorare in questo periodo, e quando sento parlare di intelligenza artificiale per scrivere delle storie penso solo che si tratti di una disumana oscenità. Invece dobbiamo tirar fuori la nostra anima, le storie non possono essere programmate a tavolino da un software.” Secondo l’attore, applicare questa tecnologia nel cinema vuol dire sostituire completamente l’essenza umana e l’arte dell’interpretazione, privando i film della profondità emotiva e dell’autenticità che solo gli attori possono portare sullo schermo.

Se il problema dei diritti di autore è reale, forse un po’ meno fondate le considerazioni sull’intelligenza artificiale. Come per tutti gli altri settori, va vista e utilizzata esclusivamente come potenziamento del lavoro dell’uomo, mai come sostituto. Nell’arte l’Intelligenza artificiale ha dato modo di realizzare opere ancora più emotivamente coinvolgenti come nel caso di ambientazione teatrali realizzate attraverso la realtà aumentata. Anche nel caso delle sceneggiature, secondo la giornalista e regista Janet De Nardis, intervenuta al Festival delle Università organizzato dalla Link University, gli algoritmi possono dare un contributo, ma che non può prescindere dalla rivisitazione da parte degli sceneggiatori, la cui creatività e sensibilità non potrà mai essere sostituita da formule matematiche. È evidente che, quindi – dice De Nardis – che a quel punto le royalties debbano rimanere al 100% dell’artista e che sarà compito del legislatore tutelarne il diritto.

La stessa preoccupazione sta permeando il mondo della informazione, ma il discorso resta lo stesso. La macchina può aiutare nella ricerca delle fonti, ma la loro verifica e lo spirito critico con cui porre le giuste domande reteranno sempre a carico del giornalista. Il punto è convincere gli editori in un caso, i produttori nell’altro a non perseguire, come ha detto Sean Penn, solo il mero guadagno, rinunciando ai valori culturali e artistici dell’umanità.

Le parole dell’attore al festival di Cannes hanno avuto il merito di aver sollevato la questione, soprattutto considerando i recenti progressi dell’IA nel campo dell’audiovisivo, con l’utilizzo di algoritmi per generare effetti speciali, ridurre i costi di produzione e persino creare attori virtuali. Penn non è stato il primo a criticare il ricorso alla tecnologia, temendo la riduzione della diversità e l’originalità delle narrazioni cinematografiche, trasformando il cinema in un’industria dominata dagli algoritmi. I critici ritengono che l’essenza della recitazione risieda nell’abilità umana di empatizzare e comunicare con il pubblico in modo autentico, mentre l’IA, sicuramente in grado di replicare alcune caratteristiche umane, rischia di renderle totalmente prive di emozione. Nonostante le diverse opinioni sulla questione, l’intelligenza artificiale continua a guadagnare terreno nell’industria cinematografica; molti Studios la sfruttano per ottimizzare la produzione, migliorare gli effetti speciali e persino per prevedere il successo di un film attraverso l’analisi predittiva dei dati.

Sostegno totale da parte di Penn verso la Writers Guild of America (WGA), l’associazione che rappresenta gli sceneggiatori di Hollywood, che parla di scioperi esattamente 15 anni dopo l’ultimo sciopero avvenuto nel 2007, durante le trattative fra sceneggiatori e produttori. Al tavolo, infatti, è stato di inserito anche il tema della regolamentazione dei software di intelligenza artificiale, che potrebbero essere utilizzati per sostituire gli sceneggiatori nella scrittura di programmi, film e serie.

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