sabato, 20 Aprile, 2024
Sanità

Allarme di aiuti e assistenti ospedalieri. “Sistema sanitario povero e per poveri”

Di Silverio: ospedali pubblici in balia delle ambizioni di Università e cliniche private

“Un sistema sanitario nazionale povero e per poveri”. È la sconsolata considerazione dell’Associazione nazionale aiuti e assistenti ospedalieri, (Anaao Assomed) che denuncia “la strisciante clinicizzazione degli ospedali italiani che prosegue purtroppo senza sosta”. Per il sindacato dei medici ospedalieri si tratta di un ennesimo tradimento fatto alle spalle della sanità pubblica a favore di quella privata e delle Università. Due sistemi che l’Associazione di categoria vede sempre più in contrapposizione a danno soprattutto dei cittadini che hanno necessità di assistenza ospedaliera e non possono pagarsi le cure private.

Sanità pubblica in caduta
Per l’Anaao a soccombere, nel disinteresse generale anche della politica, è il servizio pubblico. “Camuffata da integrazione tra medicina ospedaliera e medicina universitaria”, sottolinea Pierino Di Silverio, Segretario Nazionale Anaao Assomed, “è un fenomeno tipico dei rapporti tra facoltà di Medicina e Ospedali del Sistema sanitario nazionale , da sempre caratterizzati da frizioni, conflittualità, contenziosi infiniti, concorrenza su molti fronti. I due sistemi sono oggi, di fatto, estranei l’uno all’altro”, fa presente il leader sindacale, “scarsamente permeabili, con personale separato da prerogative e compiti differenti, in una condizione”, osserva con disappunto il sindacato dei medici ospedalieri, “che rende teso il rapporto e difficile la collaborazione”.

Il grimaldello della didattica
I metodi usati per togliere spazi alla sanità pubblica sono diversi, l’Anaao ne cita uno esemplare.
“Uno dei più rilevanti motivi di contrapposizione”, rivela Pierino Di Silverio, “è costituito dalla progressiva occupazione degli spazi, e delle carriere, ospedalieri, attraverso l’utilizzo della didattica come grimaldello per l’accesso alla direzione delle strutture assistenziali. Malgrado non esista alcuna motivazione di ordine organizzativo, professionale, economico o giuridico”, puntualizza il segretario nazionale dell’Associazione nazionale aiuti e assistenti ospedalieri, “l’identificazione di strutture assistenziali esterne all’Azienda di riferimento ‘necessarie’ allo svolgimento delle attività didattiche viene strumentalmente utilizzata per affidare a personale universitario, a ricompensa di una mancata carriera accademica, posti apicali che la normativa assegna al Sistema sanitario nazionale”.

Ospedalieri sotto attacco
In un contesto così compromesso di rapporti e di attacchi alla sanità pubblica le istituzioni interessate non vi pongono rimedio. Per l’Associazione dei medici, infatti, tocca alle Regioni intervenire per bloccare i soprusi contro chi lavora nella sanità pubblica. Mentre fa presente il sindacato continuerà ad opporsi a ogni forma di “cessione degli spazi”. L’Anaao Assomed, commenta Pierino Di Silverio, “rifiuta di condannare i medici ospedalieri a cedere spazi e competenze all’espansionismo universitario per rifugiarsi nella riserva di un Sistema sanitario povero e per i poveri, lasciando ad altri le magnifiche e progressive sorti della formazione, della didattica e dell’assistenza nei settori ad alta specializzazione”.

Le Regioni non intervengono
“In assenza di una tenuta delle Regioni, le Facoltà di Medicina si espandono senza freni nella area assistenziale dei servizi sanitari”, osserva polemico il leader dell’Anaao, “il che porta a l’inevitabile collisione con i legittimi diritti dei Medici Ospedalieri, alla subordinazione delle necessità assistenziali a quelle didattiche, vere o presunte, alla cessione di sovranità da parte delle rappresentanze elette alla Università, un’istituzione terza la cui mission è formazione e ricerca. Fermi restando per il Sistema sanitario nazionale tutti gli obblighi connessi al finanziamento”. “Tocca alle Regioni intervenire”, sollecita il presidente dell’Associazione nazionale aiuti e assistenti ospedalieri, “per rendere i rapporti Università-Sistema sanitario nazionale meno conflittuali e più rispettosi dei reciproci fini istituzionali. Anche per costruire il livello di integrazione necessario a superare il vissuto da ‘separati in casa’ che caratterizza la situazione attuale”.

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