venerdì, 26 Aprile, 2024
Società

Ferrari (Cgil): l’Autonomia differenziata divide il Paese. Nessun confronto con le parti sociali

Valore della prossimità con il valore della solidarietà. Sono due ambiti non negoziabili per la Cgil, due valori: “prossimità e solidarietà”, che l’Autonomia differenziata voluta dal Centrodestra “non riescono a coniugare”. “La lettura delle bozze circolate sugli organi di stampa e le stesse dichiarazioni fatte nella conferenza stampa seguita al Consiglio dei Ministri confermano tutte le criticità di fondo del progetto del Governo sull’attuazione dell’art. 116, terzo comma della Costituzione”. Afferma, in una nota, il segretario confederale della Cgil, Christian Ferrari.

Poche risorse e troppe ambizioni

Per il dirigente sindacale non ci sono fondi per ridurre i divari tra territori. “Non ci sono le risorse necessarie a ridurre i divari esistenti, non si subordina l’iter di approvazione alla definizione delle leggi di principio per le tante, troppe materie di legislazione concorrente che le Regioni vogliono avocare a sé, non si individuano i limiti di unitarietà delle politiche pubbliche strategiche cui le intese non dovranno in nessun caso derogare, non si prevede un adeguato coinvolgimento del Parlamento”.
Per la Cgil non ci sono motivi per esultare tantomeno per stare tranquilli. “Continueremo a respingere con forza”, annuncia Christian Ferrari, “ogni ipotesi di riconoscimento di maggiore autonomia ad un qualsiasi territorio che non coniughi, in modo efficace, il valore della prossimità con il superiore principio di solidarietà”, sottolinea l’esponente della Cgil, “che non sia subordinato alla salvaguardia dell’unitarietà dei diritti civili e sociali fondamentali della popolazione e che non escluda materie indisponibili come l’istruzione”.

Energia, infrastrutture, trasporti

La Cgil contesta anche il passaggio di competenze dallo Stato alle Regioni di settori strategici per l’unità del Paese. “Per quanto invece riguarda le materie di rilevanza strategica (a partire da politiche energetiche, infrastrutture, trasporti) riteniamo che riconoscere alle Regioni la competenza esclusiva su di esse rappresenterebbe la rinuncia ad un governo nazionale e unitario delle politiche economiche, industriali e di sviluppo del Paese”.
Pasticciato per la Cgil il percorso per definire il nuovo ruolo delle Regioni.
“Inoltre”, aggiunge il segretario confederale, “non basta definire cosa sono i Lep (peraltro con l’inaccettabile procedura stabilita dalla legge di bilancio che esautora il Parlamento) se non si prevedono interventi straordinari per mettere tutti i territori nelle stesse condizioni di partenza e se non si individuano i fondi aggiuntivi necessari per farli rispettare. E non basta dire che si supera la spesa storica, se si continua a ragionare di misure a risorse invariate – quindi limitate a quanto speso fino ad oggi – perché a medesime risorse corrisponderanno gli stessi divari già in essere, a partire da quelli in sanità”.

L’assenza di confronto

Secondo Ferrari, inoltre, l’Autonomia appare un salto nel buio in quanto non c’è stata nessuna intesa con le parti sociali. “Con la proposta di disegno di legge si vuole, infine, disegnare un nuovo rapporto tra Stato, Regioni e autonomie locali, tra istituzioni e cittadini, con semplici procedure amministrative, senza alcun confronto con le parti sociali, senza coinvolgere i cittadini, e senza il rispetto delle prerogative del Parlamento, sede della sovranità popolare, relegato a una funzione meramente consultiva e di ratifica finale. La Cgil”, conclude l’esponente sindacale, “continuerà a contrastare ogni provvedimento che favorisca la frammentazione dei diritti civili e sociali fondamentali, delle politiche pubbliche e della contrattazione collettiva nazionale, e a mobilitarsi per rivendicare interventi e misure volti, invece, a ridurre le drammatiche disuguaglianze esistenti”.

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