giovedì, 25 Aprile, 2024
Esteri

Un ricordo non convenzionale di Ratzinger sul New York Times

Joseph Ratzinger è stato sempre percepito dall’opinione pubblica come tradizionalista e chiuso. Nell’articolo di Matthew Walther, apparso sul New York Times del 6 gennaio, invece, vengono alla luce sue idee che stravolgono del tutto l’immagine che ha dato di sé. Esempio lampante di ciò è il fatto che, negli anni 60, Papa Benedetto era considerato una minaccia per idee considerate eretiche dal leader del fazione anti-progressista al Concilio Vaticano II.

Benedetto infatti, criticava dello svolgimento della messa moderna la mancanza del fondamentale “elemento cosmico” della liturgia, un concetto che sembra estratto dagli scritti del gesuita Padre Pierre Theilard de Chardin, le cui idee spesso furono considerate eretich. Secondo Walther, gli scritti di Papa Benedetto si fanno portavoce di idee che risulterebbero persino scandalose alla maggior parte dei suoi stessi ammiratori, come la sua concezione di Resurrezione come qualcosa che va oltre un’idea di restaurazione dei corpi a cui l’abbiamo ridotta noi o la sua idea di inferno, ripresa da Herman Hesse, come uno stato di totale solitudine distante dall’amore.

Secondo Walther ,Benedetto era dell’opinione che la teologia Scolastica e il Concilio Vaticano II, che lui definiva come “chiesa di pagani”, non erano più in grado di rispondere alle domande ormai fondamentali dell’uomo contemporaneo, che non si limitano all’esistenza o no di Dio, ma si estendono al ruolo della ragione nella vita pubblica. Non stupisce che, la più grande eredità l’abbia donata agli agnostici. È proprio a loro che Papa Benedetto si è rivolto nel 2011 durante la Giornata mondiale della Preghiera per la Pace, ammirando la loro continua ricerca e costante domandarsi, spingendo i credenti a fare lo stesso lavoro per purificare la loro fede.

Per Benedetto, il messaggio che i credenti devono condividere è che tutti noi non siamo eredi di un caos antico, ma di qualcosa che, nonostante la nostra fragilità, è fondamentalmente e riconoscibilmente buono, un bene che siamo invitati a condividere per l’eternità con un essere che non solo ama ma che è esso stesso amore.

Scrive Mattew Walther: “Quando mi viene chiesto da amici non religiosi di raccomandare un libro su Dio, non suggerisco un’opera di filosofia o nessuno dei famosi argomenti intesi a provare l’esistenza di Dio, ma un volume ridotto di discorsi tenuti dal cardinale Ratzinger sul Libro della Genesi negli anni ’80. In queste pagine il cardinale presuppone che i suoi lettori abbiano familiarità non solo con i resoconti scientifici moderni sulle origini dell’universo e dell’umanità, ma anche con l’idea che la Bibbia abbia molto in comune con altri antichi miti del Vicino Oriente sulla creazione del mondo. Invece di negare le somiglianze, le riconosce, ma richiama anche la nostra attenzione sulle differenze cruciali.

Nel “quadro presagio” del racconto babilonese, “il mondo è il corpo di un drago, e gli esseri umani hanno sangue di drago in loro” e il caos fondamentale al centro della creazione può essere domato solo dal rappresentante dittatoriale di un dio crudele. In Genesi, un essere onnibenevolo riconosce la bontà intrinseca del mondo che ha creato.”

Per Benedetto, questa è la straordinaria possibilità che i credenti devono condividere con i loro simili: che tutti noi siamo gli eredi non di un antico caos, ma di qualcosa che, nonostante la frattura in mezzo a noi, è fondamentalmente e riconoscibilmente buono, un bene a cui siamo invitati condividere per tutta l’eternità con un essere che non si limita ad amare ma che è l’amore stesso.

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