giovedì, 25 Aprile, 2024
Politica

Manovra al Senato. Domani il sì. Corsa per progetti e fondi Pnrr

Contrasti in maggioranza sul ricorso al Mes mentre preoccupa la situazione della sanità pubblica

Solo 48 ore dividono la Manovra dalla meta finale o dell’esercizio provvisorio di Bilancio. L’ultimo rally per la Finanziaria, la prima del Governo di centrodestra del premier Giorgia Meloni, si concluderà domani stando alle dichiarazioni di Governo. Da ieri pomeriggio la Manovra è alla prova del Senato, ma è una formalità sul piano del confronto politico. Per evitare sorprese e un ulteriore pressing dei partiti ci sarà la fiducia. Ma non è finita, c’è un ulteriore tassello da collocare. Il semaforo verde alla Manovra deve combaciare con gli obiettivi in scadenza del Piano nazionale di ripresa. L’Italia ha già ottenuto 21 miliardi di euro (dieci di sovvenzioni e 11 di prestiti) lo scorso 13 aprile; e altri 21 miliardi l’8 novembre (anche in questo caso dieci di sovvenzioni e undici di prestiti). Ora c’è l’assegno del 31 dicembre in scadenza ma l’Italia dovrà dimostrare all’Unione che è riuscita a mettere a punto i 55 risultati: 39 traguardi e 16 obiettivi, 32 relativi a investimenti, 23 a riforme. Un percorso che prevede una rata in pagamento di 21,8 miliardi di euro, 19 da erogare al netto del prefinanziamento.

Tempi stretti e progetti Pnrr

Esponenti della maggioranza di Governo come il ministro dell’economia e finanze Giancarlo Giorgetti, e il ministro per gli Affari europei, la coesione e il Pnrr, Raffaele Fitto, sottolineano i tempi stretti accordati sia alla Manovra che al Piano nazionale di ripresa. Tempi stretti che però secondo i due protagonisti del Governo gli obiettivi saranno rispettati, malgrado un oggettivo ingorgo dei progetti da realizzare. Rispetto ai due semestri passati, nel 2023 il numero di ciò che deve essere realizzato, aumenterà sensibilmente. Analizzando nel merito le riforme che accompagnano il Pnrr una delle più delicate riguarda il settore della giustizia. In ballo c’è il completamento della riforma del processo civile e penale e della disciplina in materia di insolvenza. Tra gli altri risultati da perseguire ci sono le infrastrutture ferroviarie, i porti e gli investimenti urbani. Poi l’inclusione sociale, l’energia e l’ambiente, la transizione digitale, l’amministrazione pubblica e fiscale e la revisione della spesa.
Tuttavia l’impegno del Governo sul Piano di ripresa avrà una gittata molto ampia, quasi l’intera legislatura, la scadenza finale per il completamento di tutti i traguardi e gli obiettivi del Piano è fissata a metà 2026.

Voto e conferenza stampa

Entro domani, intanto, la Manovra dovrebbero essere approvata. I tempi sono già stati scanditi. Secondo fonti di Governo dopo la seduta di ieri, il calendario prevede che per oggi l’Assemblea di Palazzo Madama si riunisca dalle 9,30 e il 29 sempre dalle 9,30. Secondo i calcoli quindi il 29 la manovra sarà licenziata. Se tutto quadrerà allora nella conferenza stampa di fine anno il presidente del Consiglio tirerà oltre ad un sospiro di sollievo anche le somme di un lavoro fatto in questi ultimi due mesi a ritmi rutilanti.

Mes, contrasti e nomine

Non ci sarà molto tempo per festeggiare l’approvazione della Manovra e l’arrivo dei fondi da Bruxelles. Nuovi problemi per ora accantonati, già tuttavia si delineano. Tra questi le decisioni sul Meccanismo europeo di stabilità, il Mes che il presidente del Consiglio ha già annunciato con toni vividi di non voler chiedere per l’Italia, “Finché io conto qualcosa, che l’Italia non accede al Mes lo posso firmare con il sangue”, ha insistito Giorgia Meloni. Nel partito alleato di Forza Italia, invece, in questi giorni non si fa mistero che si possa valutare con attenzione uno strumento che potrebbe tornare utile all’Italia, in particolare in alcuni settori pubblici in grande affanno. Una posizione quella del partito di Berlusconi che appare in sintonia con quella del leader del Terzo Polo, Carlo Calenda. Infatti quest’ultimo di fronte alla netta chiusura al Mes posta dal premier, ha rivelato: “Ho mandato un whatsapp alla Meloni, guarda che il 2023 è l’anno in cui la Sanità salta per aria. Lei mi ha scritto lo so, però… Io le ho detto, devi fare questo altrimenti le famiglie, giustamente, andranno per strada a protestare”. La sanità pubblica, con tutte le sigle sindacali dei medici e personale infatti chiede aiuti economici, altrimenti il sistema pubblico, prevedono le Organizzazioni sindacali e fu categoria, sprofonderà nel caos. Un tema che il presidente del Consiglio non potrà evitare. Così come il pressing dei partiti di Governo per le numerose nomine che dovranno essere fatte per i Cda e vertici delle società partecipate, una sessantina di queste, incluse Eni, Enel, Ferrovie, Leonardo e Poste.

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