venerdì, 19 Aprile, 2024
Cultura

Ryoji Ikeda per Romaeuropa, il suono torna alla sua origine

Music for percussion 2 di Ryoji Ikeda, compositore giapponese di fama  mondiale e tra i pionieri della computer music e della musica astratta, che in oltre 20 anni di attività non ha mai smesso di scavare nella ricerca di cosa è suono, è il concerto che ha chiuso il cartellone di ottobre del Romaeuropa Festival, presso l’Auditorium Parco della Musica di Roma. La prima nazionale, in corealizzazione con Fondazione Musica per Roma, ha trasformato la Sala Petrassi in una immersione mistica nell’ancestralità del suono declinato nelle sue progressioni temporali attraverso oggetti di uso quotidiano.

La ricerca sulle percussioni, esperite attraverso la computer music, campo in cui il compositore si conferma regnare, in questo concerto riesce a sintetizzare la rircolarità del valore del suono. Il suono è. Le percussioni amplificano e immergono, attraverso il loro medium, il suono originario, ritmico dell’essere. “in principio era il battito”, questo sembra essere l’assunto che ha sviluppato e avviluppato il percorso artistico e musicale dell’autore e della sua estetica, che, con la sua ensemble, mostra come la ritmica, il metro del suono, non solo permea, ma segretamente governa tutte le cose. Essenziale e potente è anche il suo rapporto con la luce, il palco si illumina di un alone ceruleo irripetibile, frutto di una commistione tra passato e futuro: potremmo trovarci nel buio del grembo materno, in una caverna sottomarina, come in una realtà cibernetica.

 Tutto è codice in questo concerto. L’apertura è affidata al brano “Telegraph Music”, proseguendo con “Metronome Music“, fino alla chiusura di “Ruler Music“. Dopo il duetto iniziale, in cui primitivo, classico e moderno, si avvicendano nelle percussioni scaturite dal telegrafo, ci lasciamo guidare, sorprendere, rieducare alla scoperta del suono attraverso oggetti quali metronomi, libri, fogli di carta, tavoli, matite e righelli. fino al gran finale, in cui palle da basket incontrano l’esecuzione magistrale dei tre musicisti, performers Alexandre Babel, Stéphane Garin, Amélie Grould. La mia personalissima assonanza, non mi permette di ignorare l’avvenirismo quasi ascetico di Giancinto Scelsi (dibattuto compositore italiano scomparso negli anni ’80, noto per la sua ricerca con la musica microtonale, approdata poi al monotono) che potrebbe costituirsi come ponte tra passato e contemporaneità, di cui Ikeda è un’incarnazione superba.

Ryoji Ikeda è tra gli artisti che hanno accompagnato il Romaeuropa Festival nel suo lungo percorso e si riconferma una presenza irrinunciabile, ricordiamo il successo già ottenuto nel 2011 con “Test Pattern”. L’artista ha sviluppato la sua carriera concentrandosi sulle caratteristiche essenziali del suono, delle immagini e della luce attraverso una precisione e un’estetica di matrice matematica. È uno dei pochi artisti internazionali a lavorare in maniera rigorosa e convincente con i media sia visivi che sonori. Orchestra in modo elaborato suoni, immagini, materiali, fenomeni fisici e nozioni matematiche in coinvolgenti performance live e installazioni. Accanto alla pura attività musicale, ha lavorato a progetti a lungo termine attraverso performance dal vivo, installazioni, libri e CD come datamatics (2006-), test pattern (2008-), spectra (2001-) , ciclo, un progetto in collaborazione con Carsten Nicolai.

Fonte foto: sito https://romaeuropa.net/

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