giovedì, 28 Marzo, 2024
Agroalimentare

Coldiretti: prezzo del pane salito di dieci volte. Prandini: ora ridurre l’import del grano

Pane, il bene primario più colpito dagli aumenti. A denunciarlo è la Coldiretti nel commentare l’analisi Eurostat secondo cui il costo del pane non è mai stato così alto nell’Ue. “Dal grano al pane i prezzi
aumentano più di dieci volte”, scrive la Confederazione, “a causa dei rincari record di energia, mangimi e fertilizzanti scatenati dalla guerra in Ucraina e delle distorsioni all’interno delle filiere che impoveriscono le tasche dei cittadini e danneggiano gli agricoltori”.

Famiglie, record di spesa

Il risultato è che in Italia le famiglie spenderanno nel 2022, secondo i calcoli della Coldiretti
su dati Istat dell’inflazione ad agosto, oltre 900 milioni di euro in più rispetto all’anno precedente per il prodotto più presente sulle tavole.

Grano, pane e ricavi

Un chilo di grano, osserva la Coldiretti, viene pagato oggi agli agricoltori intorno ai 36 centesimi e serve per produrre un chilo di pane che viene venduto a consumatori a prezzi che variano dai 3 ai 5 euro a seconda delle città, secondo Coldiretti. “L’incidenza del costo del grano sul prezzo del pane resta dunque marginale pari a circa il 10% in media, come dimostra anche l’estrema variabilità delle quotazioni al dettaglio lungo la Penisola mentre quelli del grano sono influenzati direttamente dalle quotazioni internazionali”.

I prezzi da città a città

Se a Milano una pagnotta da un chilo costa 4,46 euro, a Roma si viaggia sui 2,92 euro, a Bologna siamo a 4,91 euro, a mentre a Palermo costa in media 3,89 euro al chilo, a Napoli 2,16 euro, secondo elaborazioni
Coldiretti su dati dell’Osservatorio prezzi del Ministero dello Sviluppo economico a luglio.

Quotazioni giù, prezzi sù

“Peraltro i prezzi al consumo”, continua la Coldiretti, “non sono mai calati negli ultimi anni nonostante la forte variabilità delle quotazioni del grano, che per lungo tempo sono state al di sotto dei costi di produzione. Nonostante il crollo dei raccolti”, evidenzia la Confederazione, “fino al -30% abbia limitato la disponibilità di prodotto in Italia, il grano viene, infatti, in questo momento sottopagato agli agricoltori”.

Conflitto e speculazioni

La guerra ha dunque moltiplicato, secondo l’analisi della Coldiretti, “manovre speculative e pratiche sleali sui prodotti alimentari, che vanno dai tentativi di ridurre la qualità dei prodotti offerti sugli scaffali alle etichette ingannevoli fino al taglio dei compensi riconosciuti agli agricoltori, aggravando una situazione che vede il
nostro Paese dipendente dalle importazioni straniere già per il 64% del grano tenero che serve per pane, biscotti, dolci”.

Troppo dipendenti dall’import

“Occorre ridurre la dipendenza dall’estero e lavorare da subito per accordi di filiera tra imprese agricole ed industriali con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione come prevede la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali” evidenzia il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “serve anche investire per aumentare produzione e le rese dei terreni con bacini di accumulo delle acque piovane per combattere la siccità, contrastare seriamente l’invasione della fauna selvatica che sta costringendo in molte zone interne all’abbandono nei terreni e sostenere la ricerca pubblica con l’innovazione tecnologica a supporto delle produzioni, della tutela
della biodiversità e come strumento di risposta ai cambiamenti climatici”.

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