martedì, 17 Dicembre, 2024
Politica

Conte, il cavaliere solitario e lo zoccolo duro del M5S

Il 12% dei voti è assicurato solo dai percettori del reddito di cittadinanza cui si aggiungono i beneficiati dal 110% e i residui nostalgici del populismo. E Conte va al galoppo. Ha fatto cadere Draghi, aiutato da Berlusconi e Salvini. Chiede al Pd di mandare a casa Letta. Si prepara con allegra baldanza a fare opposizione pirotecnica al prossimo governo. E, intanto, sente il profumo del potere assoluto nel partito fondato da Grillo: non c’è più Di Maio, Di Battista si è chiamato fuori e i prossimi parlamentari 5Stelle saranno tutti suoi fedelissimi. Giunto alla sua terza -ma sarà l’ultima?- metamorfosi, Giuseppe Conte può essere considerarsi soddisfatto: per essere un parvenu della politica non gli è andata poi così male.

Gli ultimi sondaggi accreditano il M5s intorno al 13,5%. Ben al di sopra della soglia psicologica del 10% paventata da molti analisti dopo la caduta del Governo Draghi. Anche se raggiungesse il 15%, come alcuni ipotizzano, comunque otterrebbe meno della metà del 32,7% conquistato dai grillini nel 2018. Ma, nonostante questo, Conte sembra in brodo di giuggiole. E ne ha motivo.

Chi pensava di potersi sbarazzare facilmente dei 5stelle aveva sottovalutato non tanto le capacità di Conte quanto alcuni dati inoppugnabili. Lo zoccolo duro dei 5S è costituito da due solide basi elettorali. La prima è di tipo per così dire clientelare, la seconda di tipo populistico.

La base “clientelare”

La base “clientelare” è rappresentata da elettori che votano per i 5Stelle per poter continuare a godere di benefici che il partito di Conte ha introdotto 4 anni fa e che difende a spada tratta. Si tratta di coloro che percepiscono, più spesso a torto che a ragione, il reddito di cittadinanza e la pensione di cittadinanza. Una platea -dati Inps- di 3 milioni di persone. Tolti i bambini che non votano e aggiunti i numerosi parenti di questo milione e mezzo di nuclei familiari siamo a circa 4 milioni di voti in cassaforte. Nessun partito italiano può vantare un privilegio simile. Gli elettori italiani sono 50 milioni e diventano 35 milioni, se alle urne si reca il 70%. Dunque il Movimento 5stelle ha in tasca circa il 12% dei voti solo per effetto del reddito di cittadinanza, cui bisogna aggiungere i beneficiati dal bonus 110% di cui Conte si fa paladino..

Lo zoccolo duro dei populisti

Oltre a questa base elettorale legata a Conte da interessi concreti c’è quella tradizionalmente antisistema e populista che portò al successo il M5S nel 2018. Si tratta di un’area interclassista, formata anche da professionisti e benestanti schizzinosi, che 4 anni fa pensarono di dare un calcio nel sedere alla politica affidandosi a Grillo, Di Maio e Di Battista. Molti hanno capito di aver preso un abbaglio a puntare su un gruppo di arroganti inesperti guidati da un valente artista comico e hanno cambiato idea. Provano vergogna, non lo rifaranno. Ma in tanti hanno ancora il dente avvelenato contro la politica. Solo una piccola parte è attratta da Gianluigi Paragone gli altri continuano a credere al profeta Grillo e ai suoi discepoli.

Le metamorfosi di Conte

La prima trasformazione era avvenuta a giugno del 2018. Il paludato avvocato con curriculum di 12 pagine si era trasformato in una sola notte in Presidente del Consiglio: si dichiarò avvocato del popolo e tenne bordone a demagoghi e populisti della tempra di Salvini e del Di Maio dell’epoca.

Un anno dopo, Conte fece cadere il suo governo per far fuori Salvini e allearsi con il Pd. Si diede un tono più politico. Forzato anche dalla pandemia, divenne l’uomo-ancora di un popolo disorientato. Divenne così personaggio istituzionale ed equilibrato. Abbandonò il lessico populista e resistette per mesi senza scantonare mentre un assaltatore come Renzi lo bombardava quotidianamente. Uscito da Palazzo Chigi Conte si ritrovò leader di un partito allo sbando. Ha subìto scissioni e delegittimazioni fino a quando non ha deciso di far fuori un altro governo, ben più autorevole del suo, per mettere un argine all’emorragia di voti. Ed eccolo, cavaliere solitario contro tutto e contro tutti, a godersi il bottino di guerra: i voti “clientelari” e quelli populisti. Ma la pacchia sta per finire.

Condividi questo articolo:
Sponsor

Articoli correlati

Fisco, il Governo punta su dialogo e riscossioni

Maurizio Piccinino

Usare i risparmi di quota 100

Maurizio Piccinino

Acquaroli chiede stato d’emergenza per sisma Marche

Francesco Gentile

Lascia un commento

Questo modulo raccoglie il tuo nome, la tua email e il tuo messaggio in modo da permetterci di tenere traccia dei commenti sul nostro sito. Per inviare il tuo commento, accetta il trattamento dei dati personali mettendo una spunta nel apposito checkbox sotto:
Usando questo form, acconsenti al trattamento dei dati ivi inseriti conformemente alla Privacy Policy de La Discussione.