Meno aziende agricole, ma più grandi. È lo scenario in evoluzione della agricoltura italiana che sta subendo una modifica strutturale. Ad occuparsene è la Confederazione italiana agricoltori che ha elaborato i recenti dati Istat sul comparto agricolo con delle sorprese.
La trasformazione delle imprese
Nel suo studio la Cia-Agricoltura mette in evidenza come siano in atto trasformazioni con nuove forme di gestione dei terreni e più stabili le superfici. “Cresce la dimensione media per le principali tipologie di coltivazioni”, evidenzia la Cia-Agricoltura, “non per prati e pascoli, ma con l’olivo ancora in testa, come la più diffusa delle colture legnose, insieme alla vite. In minoranza le aziende zootecniche, ma il comparto va meglio di quello agricolo”.
Impronta familiare più ampia
Nell’analisi emerge che “resta l’impronta familiare, ma si riduce l’intensità di manodopera”, osserva la Confederazione, “poche donne, ma con un peso maggiore a livello manageriale, mentre non decolla il peso dei giovani tra i capi d’aziende, ma sono i più innovativi”.
Come cambiano le imprese
Per la Cia-Agricoltura l’offerta, da parte del mondo agricolo, è sempre più diversificata,”trainata dagli agriturismi ed è quadruplicata, in dieci anni, la digitalizzazione del settore con almeno un investimento innovativo per un’azienda agricola su dieci”, sottolinea la Confederazione, “E’ questa l’agricoltura italiana nel primo scatto mostrato, dal 7° Censimento Generale Istat, svolto tra gennaio e luglio 2021, con riferimento all’annata agraria 2019-2020, e figlio della lunga emergenza pandemica”.