giovedì, 25 Aprile, 2024
Ambiente

Siccità: una legge speciale a tutela dei territori del Po

Una Legge Speciale a tutela dei territori del fiume Po che dopo i danni della subsidenza innescata dalle trivellazioni in Alto Adriatico, si trovano ora a fronteggiare la risalita del cuneo salino, segnalata ormai a 30 chilometri dalla foce e che, dopo aver contaminato le risorse idriche costiere, sta pericolosamente avvicinandosi alle falde, che servono la città di Ferrara. È quanto chiede l’Anbi, Associazione Nazionale Consorzi Gestione e Tutela del Territorio e Acque Irrigue, che ha dedicato un workshop al tema, svoltosi nella polesana Mesola.

“Serve un approccio, che superi la logica dello stato di calamità e degli interventi in emergenza, perché il Delta del Po è uno straordinario valore aggiunto del sistema Paese per l’agricoltura, l’ambiente e la storia di un territorio” afferma Massimo Gargano, direttore generale dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue.

“L’impressione diffusa – aggiunge Francesco Vincenzi, presidente di Anbi – è che non si stia percependo, ai livelli politici decisionali, la gravità di quanto sta accadendo tra le province di Rovigo e Ferrara, dove l’ingresso delle acque marine nell’entroterra, non solo sta inquinando gli attingimenti idrici anche per il potabile, ma sta cambiando l’habitat di un patrimonio universale di biodiversità, pregiudicando la vita delle comunità locali”.

“Ritenere che quanto sta succedendo sia un problema meramente agricolo è una grave miopia, perché è una trasformazione dalle profonde implicazioni ambientali e sociali. Per questo serve uno strumento normativo eccezionale, atto ad attivare velocemente gli interventi necessari a mettere in sicurezza questi territori, ben sapendo che l’annunciato innalzamento dei mari, conseguenza dei cambiamenti climatici, porrà nuove e gravi problematiche di sopravvivenza a tutti i territori costieri, gran parte dei quali esistono grazie alla sicurezza idraulica, garantita da un sistema di oltre 800 centrali idrovore, che rischiano di diventare inadeguate di fronte alle evenienze, che gli scienziati stanno predicendo da anni”.

“Servono finanziamenti adeguati alla trasformazione epocale, che ci attende – conclude il Presidente di Anbi – ma soprattutto urgono processi decisionali celeri, perché i cambiamenti climatici non rispettano le procedure burocratiche”.

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