venerdì, 29 Marzo, 2024
Società

L’umanità che manca dietro le sbarre. Aumentano i suicidi

La pandemia ha lasciato uno strascico notevole all’interno delle carceri italiane. Le terribili rivolte avvenute a marzo del 2020, che hanno avuto devastanti conseguenze, sono state la dimostrazione della rabbia che si nasconde tra le alte mura delle prigioni. Il Covid ha inasprito ancor di più le anime dei reclusi, provocando maggiore aggressività e difficoltà. A fare il bilancio delle ripercussioni dell’emergenza sanitaria nei nostri istituti penitenziari è stato il Garante dei diritti delle persone private della libertà personale, Mauro Palma, nella Relazione annuale al Parlamento, alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Un grave problema è l’affollamento, ha messo in evidenza il Garante. Questo è minore in alcune sezioni, ma estremo in altre. Una situazione grave che, esaminata con attenzione, dimostra quanto le carceri non abbiano ancora ritrovato la loro “normalità”. Le persone carcerate si sentono sempre più disorientate, tanto che in questo periodo l’aumento dei suicidi ha raggiunto dei livelli elevatissimi. Circa 29 le morti nel solo 2022, cui si aggiungono 17 decessi per cause ancora da accertare.

Carcere anche per pene troppo brevi sintomo di minorità sociale

 

Secondo la relazione di Palma sono addirittura 1.319 coloro che sono in carcere per esecuzione di una sentenza di condanna a meno di un anno e altri 2.473 per una condanna da uno a due anni, che sollecitano la ricerca di soluzioni diverse dalla detenzione in carcere. In tutto il 7% del totale. “E’ superfluo chiedersi quale possa essere stato il reato commesso che il giudice ha ritenuto meritevole di una pena detentiva di durata così contenuta – spiega Palma -, importante è piuttosto riscontrare che la sua esecuzione in carcere, pur in un ordinamento quale il nostro che prevede forme alternative per le pene brevi e medie, è sintomo di una minorità sociale che si riflette anche nell’assenza di strumenti di comprensione di tali possibilità, di un sostegno legale effettivo, di una rete di supporto”.
“La pena carceraria deve essere ridotta al minimo, vanno ridotti i reati e vanno ridotte le pene a quelle strettamente necessarie. La marginalità sociale va ricollocata nel mondo del welfare – ha proseguito Palma -. È con strumenti sociali, e non penali, che va affrontata”.

Ergastolo ostativo tradisce lo spirito del codice penale

 

Una altra urgenza è la questione dei condannati all’ergastolo ostativo, per il quale il condannato non può godere di alcun sconto di pena e passa l’intera vita in carcere. A tale destino vanno incontro coloro che sono stati condannati per reati molto gravi – come i reati di mafia – e che non collaborano con la giustizia. “I numeri – sottolinea Emilia Rossi, vice dell’autorità garante – dicono che in Italia l’ergastolo è essenzialmente ostativo: una pena diversa, rispetto a quelle previste dal codice penale, perché non definitiva bensì sostanziata dal tempo”.
Al 31 marzo 2022, secondo i dati presentati dal Garante, sono 1.822 le persone condannate all’ergastolo, di cui 1.280 all’ergastolo ostativo.

I casi psichiatrici richiederebbero una attenzione diversa

 

Il terzo punto della relazione riguarda la malattia psichica in carcere. Al 22 marzo erano 381 le persone detenute cui è stata accertata una patologia di natura psichica che ne comporta l’inquadramento negli istituti, giuridici e penitenziari, predisposti per affrontarla. “Mi sono soffermato sull’aspetto del disagio psichico perché è un argomento grave per chi lavora in carcere e perché è direttamente lesivo del bene della salute delle persone coinvolte, siano esse adulte o minori”, sostiene Palma. “Per i minori la ricerca di una comunità dove tale disagio possa essere affrontato si scontra con la tendenza delle comunità stesse a selezionare i casi che meno costituiscano un problema”.
Per questo il Garante nazionale chiede che in tempi brevi, le strutture interessate possano garantire un interesse maggiore verso quei soggetti che necessitano di un’attenzione diversa da quella che il carcere può offrire.
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