venerdì, 26 Aprile, 2024
Società

Disuguaglianze territoriali ostacolano opportunità di crescita

Le profonde diseguaglianze territoriali nelle opportunità di crescita dei bambini, delle bambine e degli adolescenti che attraversano l’Italia, incidono da subito sullo sviluppo e il benessere dei più piccoli, generando una “ingiustizia generazionale”, fin dalla più tenera età. Vivere in aree deprivate (a livello educativo, economico e ambientale) come quartieri di periferia, città satellite, aree interne, infatti, pregiudica le aspirazioni e la crescita dei minori oltre che delle comunità. Con il paradosso che proprio nelle aree dove si concentra la povertà minorile, la rete dei servizi socio-educativi – che dovrebbe essere più solida – è estremamente debole, accentuando i divari di partenza. Prendendo come esempio le 5 province dove vive il maggior numero di studenti in condizioni di svantaggio socioeconomico familiare con le 5 dove vive il maggior numero di studenti con il più alto livello socioeconomico familiare, il quadro che emerge è allarmante.
Solo il 18% dei bambini delle scuole primarie che vivono nelle province caratterizzate dal più alto tasso di svantaggio ha la mensa scolastica, rispetto all’87% dei bambini delle province con il più alto numero di studenti di livello socioeconomico elevato (un gap del 69,3%).

Una forbice di 62,4 punti percentuali si registra anche per il tempo pieno: nelle province svantaggiate lo assicura solo il 14,8% delle classi primarie, a fronte del 77,2% di quelle delle province con il più alto numero di studenti di livello socioeconomico elevato. Il divario territoriale colpisce anche i più piccoli, se si considera che nelle province svantaggiate solo il 5% dei bambini accede ad un asilo nido pubblico, rispetto al 24,5% delle altre. Questi divari di opportunità incidono fortemente sul mancato raggiungimento della soglia minima di competenze di base (dispersione implicita) che colpisce il 37,6% degli studenti nelle 5 province a maggior tasso di svantaggio economico familiare rispetto al 21,1% nelle province con il maggior numero di studenti di livello socioeconomico elevato (16,4% di differenza). È il quadro delineato all’interno del panel dedicato alla sfida della trasformazione dei territori della crescita in Italia, per una innovazione sociale al servizio dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, durante l’evento “Impossibile 2022′ promosso da Save the Children.

L’organizzazione ha lanciato un nuovo programma di trasformazione urbana, volto a produrre un cambiamento profondo e duraturo nei contesti di crescita dei bambini, delle bambine e degli adolescenti che vivono in quartieri difficili ma, al contempo, ricchi di risorse civiche. Con la partecipazione diretta delle comunità locali, a partire dai ragazzi e dalle ragazze, saranno definiti dei Piani territoriali di sviluppo dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza per assicurare, con un orizzonte temporale di sei anni, a tutti i bambini diritti essenziali nel campo dell’educazione di qualità, della salute, dell’ambiente, del gioco, della socialità, dell’accesso al mondo digitale e della sicurezza. Nel corso dell’incontro, sono stati resi noti i primi cinque dei dieci territori pilota che parteciperanno alla sperimentazione: Ostia Nuova (X Municipio di Roma), Zen 2 (Comune di Palermo), Pianura (Comune di Napoli), Macrolotto Zero (Comune di Prato) e Porta Palazzo (Comune di Torino), tutte aree dove la densità di popolazione di minori è molto alta, ma che soffrono di una esclusione sociale dovuta spesso alla natura stessa del quartiere, ai servizi o agli spazi.

Una “politica rivolta ai luoghi” quindi, quella proposta da Save the Children, capace di produrre un profondo impatto grazie al percorso di coinvolgimento della comunità e alla partecipazione consapevole delle ragazze e dei ragazzi.
Il Piano pluriennale è pensato come uno strumento in grado di includere investimenti pubblici (fondi PNRR, Child Guarantee, programmazione europea), investimenti privati, attivismo e volontariato civico, mettendo al centro le reali esigenze dei bambini e degli adolescenti di ciascun territorio coinvolto.
Definiti sulla base di una co-progettazione, gli interventi riguarderanno ad esempio: attrezzatura di aree verdi, aree di gioco; palestre e spazi sportivi; piste ciclabili e percorsi pedonali a misura di bambino; rigenerazione di spazi e beni pubblici inutilizzati; messa in sicurezza e riqualificazione degli ambienti di apprendimento, scolastici ed extrascolastici;
ampliamento dell’offerta dei servizi socio educativi (asili nido, tempo pieno, mense scolastiche, biblioteche); cablaggio e aree wireless; case di comunità per la promozione della salute, con particolare riferimento al sostegno alla genitorialità e all’adolescenza; comunità energetiche; spazi per l’avvio di impresa giovanile; esperienze di economia circolare; spazi per il volontariato.

Tra le proposte avanzate dall’Organizzazione anche quella sulla formazione di 30mila nuove educatrici ed educatori, a partire dalle regioni oggi più in sofferenza nel servizio, così da assicurare l’attivazione di 264mila nuovi posti negli asilo nido e nei poli zero-sei, e da fornire un servizio educativo di qualità nei primi millegiorni di vita dei bambini, fondamentali per ognuno di loro, e di non vanificare l’investimento nella costruzione delle nuove strutture. Save the Children ha inoltre sottolineato la necessità di incentivi economici e accesso a opportunità formative per quei dirigenti scolastici e docenti che assicurano continuità di insegnamento proprio nei territori a più alto tasso di povertà educativa, e l’attivazione di aree ad alta densità educativa e, negli stessi territori, piani di rigenerazione territoriale per riequilibrare le disuguaglianze e assicurare ai bambini, alle bambine e agli adolescenti il miglior ambiente di crescita possibile, attraverso la definizione di standard di servizi educativi che garantiscano un pieno diritto all’educazione in ogni territorio che comprenda sport, gioco, ambiente, mobilità sostenibile, cultura e socialità. (Italpress)

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