mercoledì, 24 Aprile, 2024
Economia

Convegno del CRST. Una guerra a suon di criptovalute

Nel conflitto Usa-Russia , mentre il popolo ucraino subisce ingiustamente ritorsioni ed effetti degli egoismi di autocrati e della diplomazia mondiale, Il Presidente Biden ha annunciato di aver intrapreso provvedimenti sanzionatori nei confronti dei miners russi di bitcoin e altre criptovalute, di fatto bloccandone l’attività, quantomeno quella che sfrutta sistemi informatici siti in Usa. L’allarme era stato lanciato giorni fa dall’Ofac, l’ufficio di controllo dei beni stranieri presso il Dipartimento del Tesoro americano. Gli ispettori avevano ancora una volta rilevato che molti miners – cioè “produttori” – di criptovalute avevano intensificato la loro attività nel mondo, e in particolare anche negli Stati Uniti, per due ordini di motivi: fornire nuova “moneta” per regolare transazioni del governo russo in aggiramento delle sanzioni nei confronti del sistema dei pagamenti internazionale, e al contempo consentire di sfruttare le risorse energetiche e naturali, in qualche modo “congelate” in Russia a causa degli embarghi, per potenziare la produzione di cryptoasset.

Dobbiamo ricordare, infatti, che le cryptovalute si generano con potenti piattaforme informatiche che lavorano incessantemente, consumando quantità abnormi di energia. Per questo motivo la Cina, non molto tempo fa  aveva formalmente bandito il mining in questione, causando peraltro la migrazione in Russia di oltre 200.000 dispositivi della specie, poi assorbiti quasi tutti dalla società BitRiver, proprio quella oggetto del provvedimento restrittivo americano. Questa compagnia ha formalmente sede in Svizzera, ma il suo titolare effettivo sarebbe un ingegnere russo, e in Russia sarebbe allocato anche il potente data center della società. Anche il clima freddo del paese guerrafondaio costituisce, infatti, un vantaggio competitivo per la fabbricazione di questi asset, in quanto, per l’appunto, per reggere il surriscaldamento provocato dalla grande mole di energia impiegata servono climi freddi.

Il Fondo monetario internazionale aveva pochi giorni prima lanciato l’allarme sull’aggiramento delle sanzioni finanziarie con criptovalute, ma ora si è voluto per l’appunto colpirle all’origine, più che in fase di passaggio tra conti; anche perché quest’ultimo tracciamento risulterebbe, in verità, ancora troppo difficile. Anche una banca privata russa, la Transkapitalbank, è stata “sorpresa” a tramutare, attraverso internet, molti pagamenti su circuiti alternativi allo swift, e per questo listata anch’essa dagli Usa. Non si dimentichi che la Russia è il terzo hub mondiale di mining di criptovalute.

BitRiver quindi viene di fatto “paralizzata” in Usa, con tutte le sue subsidiaries, impedendo loro l’accesso a piattaforme e sistemi di crittografia o energetici.

Se uniamo a queste notizie quella della limitazione agli scambi di valuta digitale che Binance – la più grande piattaforma al mondo – ha attivato da pochi giorni, per conti di cittadini russi con oltre 10.000 euro in valuta digitale, impedendo depositi o scambi e consentendo solo prelevamenti, la guerra si arricchisce di un nuovo scenario, destinato a produrre effetti, anche questa, planetari, data la ormai globale diffusione, a torto a ragione lo vedremo, delle valute alternative a quelle ufficiali.

Faremo il punto su tutte queste problematiche il 26 aprile a Roma, presso la Sala Conferenze della Camera dei Deputati, dalle 11 alle 13, con un convegno dedicato. Parteciperanno le Autorità di settore.

*Direttore Centro di Ricerca su Sicurezza e Terrorismo

 

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