venerdì, 19 Aprile, 2024
Cultura

La Via Crucis romana di Roberto Di Costanzo

Nella meravigliosa cornice di Palazzo Valdina, l’artista Roberto Di Costanzo ha esposto Anima Romae Via Crucis. illustrando il cammino della Croce nelle quattordici stazioni, in uno sviluppo temporale che indaga il rapporto tra il culto pagano e le prime forme di cristianità, attraverso l’architettura regia, repubblicana ed imperiale. Qual è il senso di questa sua opera?
Ci troviamo all’interno di Palazzo Valdina nella chiesa di San Gregorio Nazianzeno una chiesa che ospita la mia Via Crucis illustrata a inchiostro di china. Racconto le 14 stazioni della attraverso lo sguardo di Roma siamo in una Roma che diventa Gerusalemme. Racconto in maniera contemporanea e forte questo percorso devozionale in particolare attribuendo a ogni singola stazione un monumento

A quale scuola si è formato?
Devo molto agli anni di studi presso il Centro Sperimentale di Cinematografia, Scenografie, Costumi, con il Maestro Piero Tosi il quale ha contribuito notevolmente anche ad arricchire il mio patrimonio visivo, perché, appunto, attraverso gli studi di costume e filologia del costume si è arrivati anche ad un lavoro proprio anche sui volti. Quella fisiognomica è un aspetto molto importante e negli anni ho avuto la possibilità di incontrare tanti altri maestri, spesso mecenati. Tra questi anche Pierre Cardin, proprio dieci anni fa, che mi ha invitato ad esporre nella sua fondazione a Parigi una raccolta di opere grafiche, più di un centinaio. E da lì ho cominciato a lavorare con gallerie ed editori francesi. Quindi devo dire che il contributo anche dei maestri, rispetto ad un lavoro così completo come la Via Crucis, è stato anche determinante.

Quali saranno le prossime tappe di questa mostra che ha una spiccata romanità?
Ho avuto la possibilità già di raccontare Roma e anche con degli editori italiani. Devo dire che il mio desiderio, essendo questa un’opera devozionale, è proprio quello di portare all’estero ed anche in giro in Italia un’opera d’arte sacra nata proprio con l’intento di farla fruire alle persone e in particolare alle persone che vengono poi anche in chiesa ad osservare la Via Crucis. Quindi anche credenti per un percorso molto intimo che ha comunque una catarsi. L”opera è stata teologicamente studiata ed eseguita dal punto di vista iconografico- Le singole stazioni, al di là dell’ambientazione romana, rispettano caratteristiche che sono proprie della Via Crucis. Il mio desiderio è che questo ciclo possa trovare il riscontro per cui è stato realizzato, Perché la grafica, attraverso definiti chiari e scuri, richiede anche una sensibilità da parte dell’osservatore e del fruitore.

Visti i suoi molteplici interessi, scenografia e ritrattistica tra gli altri, quali sono i progetti futuri?
L’arte non ha limiti, non ha confini, quindi si può muovere su diversi registri, sempre però rispettando quello che è il proprio stile, la propria dimensione che per me è la grafica. Il disegno vuol dire proprio avere questa immersione nelle emozioni. Soprattutto nella ritrattistica, che è un po’ il mio cavallo di battaglia. Attraverso le ultime esposizioni legate appunto all’architettura, come in questo caso all’arte sacra, mi piacerebbe, e credo che accadrà, attraverso un editore italiano, continuare a raccontare qualcosa di importante come un testo sacro l’Apocalisse di Giovanni. Andrò a illustrare le tavole dell’Apocalisse, tenendo anche conto di quella che è stata la tradizione grafica rispetto a diversi maestri che si sono ovviamente interfacciati nella narrazione. Sarà un percorso che terrà conto sicuramente dei nostri tempi e di quello che stiamo vivendo. Ma la grande sfida dell’illustratore è quello di accedere a un patrimonio che noi abbiamo ricevuto di testi e di fonti e di trasporre e trasferirle nell’attualità. Questa è la grande sfida che mi attende.

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