sabato, 20 Aprile, 2024
Società

La lezione della pandemia? Un po’ di buon senso

Cosa dovrebbe insegnarci la pandemia? Tante cose, ma non quelle solitamente affermate quando siamo tra amici, e cioè “a diventare più buoni”!

A parte il fatto  che non si può diventare più buoni se si ha paura del prossimo (che è positivo, che starnutisce, che dimentica la mascherina, che professa idee diverse dalle nostre), vediamo cosa dovrebbe fare la politica – nel frattempo affaccendata in miserevoli trattative di governo di un paese in difficoltà – dal punto di vista squisitamente tecnico.

Intanto, una radicale riforma della Pubblica amministrazione. Cosa c’entra con la pandemia? Caspita! Non si riesce a mandare un green pass a chi se lo è guadagnato; i sistemi informatici degli enti pubblici sono precari e statisticamente tra i primi in Europa a rischio cyber; molti dipendenti pubblici (mai la maggioranza, s’intende!) sono demotivati e scarsamente interessati a progredire in risultati, dato che stipendi ed appannaggi arrivano comunque. Gli enti pensionistici non sanno nemmeno a chi erogano le prestazioni (penso alle conclamate infiltrazioni mafiose e di abusivi tra i percettori del reddito di cittadinanza e di pensioni varie). I trasporti in alcune regioni (del Sud, ovviamente) sono al collasso causa la mancanza di infrastrutture decenti, strade sulle quali camminare! Sono lucano, ed abbiamo la splendida città dei Sassi nella nostra Regione. Ieri guardavo su internet che da Roma a Matera col trasporto pubblico ci vogliono oltre 7 ore! Da Milano, il doppio!

In due anni non abbiamo imparato come si gestisce la sanità, e che non bastano solo eroici medici ed infermieri. Ospedali ancora insufficienti, altro che terapie intensive piene! Saranno forse piene, mentre la pandemia va finendo, perché i posti sono ridotti nonostante si è avuto almeno un anno per aumentarli? Senza dire della rete della medicina di base, dove pochi, competenti “dottori”, come una volta si chiamavano quelli di prossimità, non si fermano alla “ricettazione” ( il “fare ricette”!), hanno interesse e voglia di visitare i pazienti e consigliare loro quello che realmente debbono fare se hanno un’influenza (come la maggior parte degli italiani ad oggi), oppure qualcosa di più grave. Per questo, tra l’altro, gli ipocondriaci – come chi scrive – tendono a scappare in ospedale per un’unghia incarnita, e il solerte infermiere (che segue circolari confuse anti-covid) lo blocca se non ha il tampone oltre ai vari vaccini (ci è morta una bambina in questo modo, e altri non possono avere le cure che meriterebbero, pur non avendo il Covid). Sarebbe facile obiettare che sono carenze “croniche”, ma la storia è vecchia: ci sono stati e ci sono fondi del PNRR, associati alla “licenza di indebitarsi”, e tempo a sufficienza per procurare più stanze, più ambulanze, più personale. Con la salute non si scherza. Tante vittime si sarebbero evitate, questo è acclarato. Sena dire dell’allarme lanciato da esperti di malattie diverse (oncologi, psicologi, cardiologi, et altri), che vengono drammaticamente ignorati (dati su visite sospese e interventi chirurgici rinviati sono stati pubblicati).

Veniamo al servizio pubblico radiotelevisivo. Vediamo confuse narrazioni sulla pandemia (un vero affare per riprendere l’attenzione su giornali e programmi tv di mediocre livello), star televisive che hanno studiato medicina (non tutti propriamente competenti, sennò starebbero zitti nel profetizzare ciò che puntualmente non avviene!), esperti di ogni settore che parlano di quello degli altri! Soprattutto, continui reati – impazza il “procurato allarme” -, senza intervento di nessun “garante”, quantomeno nei confronti dei nostri figli, che debbono sorbirsi immagini terroristiche quotidiane, negli orari di garanzia. Che dire poi della “maleducazione”, oltre che dell’ignoranza delle regole base dell’immagine, dei cronisti ed ospiti vari, che parlano con la mascherina (mentre sono da soli per strada) e l’ascoltatore ovviamente non capisce nulla. Sì, è maleducazione, non ci sono regole che tengano: se sei solo davanti a Montecitorio parli senza mascherina, io devo capire, è mio diritto. E lo deve fare anche il Ministro o il parlamentare, rappresentanti dei cittadini, anche per rassicurarli. Ma come si vincerà mai la paura se guardo intubati e mascherati tutto il giorno?

Sull’abuso di decretazione e di circolari cosa dire? Tre decreti legge non convertiti con regole su pandemia, già vecchi. Paese bloccato da presunti positivi o negativi, altro che dai no vax (che, ovviamente, non condivido, ma rispettosamente). Il 92 per cento e oltre degli italiani è, per fortuna, vaccinato, e ciò – viene ribadito in ogni dove – costituisce una delle due ragioni (l’altra è l’ovvia discesa della curva pandemica) per le quali il rischio di guai seri per “solo Covid” è vicino allo zero.

E qui viene il capitolo giustizia. Nessun magistrato ha ancora esaminato casi di abuso contenuti in alcuni provvedimenti anche locali (esempio, scuole, dove un preside ha imposto ai ragazzi di non girarsi a parlare con il compagno dietro, pur se vaccinati entrambi e con mascherine, se quest’ultimo sta consumando il suo turno di merenda in 3 minuti; oppure dove docenti inoculano paure tutte loro agli studenti e ai genitori), ovvero strutture sanitarie che si danno regole autonome. I tribunali sono di nuovo nel caos perché è ancora ignoto il motivo dello smart working (altra pandemia, questa) dei cancellieri e del personale. E il blocco dell’accesso agli avvocati senza green pass rafforzato che viola il diritto costituzionale alla difesa? Nella giustizia mettiamo anche la sicurezza: forze di polizia costrette a controlli sui green pass e sull’accesso ai locali (ormai vuoti), mentre impazza il mercato del falso. Ci si è accorti solo ora che in una farmacia fare un tampone al posto del vicino è cosa facile come bere un bicchiere d’acqua, e che trovare contagiati che contagino (anche a pagamento) è sport nazionale. Colpa del (sacrosanto, per chi scrive) green pass? No, delle regole per usufruirne sì, però.

Dulcis in fundo, l’economia. Debito pubblico che corre, stime al ribasso della crescita del PIL, crisi energetica, inflazione, “costi dei positivi” (come le chiami le quarantene senza sintomi?), imprese che chiudono ogni ora, borsa in calo. Crediti in sofferenza delle banche in aumento, visto che i locali chiudono non perché non ci vanno le minoranze che non hanno green pass, ma perché non ci entra la maggioranza degli italiani spaventata dal fatto che questi locali (con i cinema e i teatri) sarebbero ricettacoli di positivi o, peggio, di contagio.

Perfavore, signor Presidente della Repubblica che sarà eletto, e signor Presidente del Consiglio (che sarà pure nominato in successione): aiutateci al raziocinio, e a prendere in mano questo paese che rischia il collasso, pur avendo in sé le risorse per essere (finalmente) una vera potenza mondiale.

*Ranieri Razzante, Consigliere per la Cybersecurity del Sottosegretario alla Difesa

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