venerdì, 19 Aprile, 2024
Società

Il nuovo umanesimo delle Settimane sociali

A partire dalla Rerum Novarum si assistette ad uno sviluppo, un approfondimento ed un rifiorire del pensiero sociale della Chiesa “che impose a noi, come a tutti i cattolici italiani – affermava il conte Medolago Albani al IX Congresso dei cattolici italiani tenutosi a Vicenza nel settembre del 1981 – il dovere di procedere nell’azione economica sociale in modo più energico, più ampio e sistematico” e che contribuì in tutti i Paesi alla nascita di società operaie, di sindacati, di corporazioni, di cooperative, di casse rurali ed artigiane, di assicurazioni, di opere di assistenza, di legislazioni del lavoro, tentando in ogni modo di portare le classi sociali più deboli ed indifese al rango di dignità e fraternità che gli spettava in collaborazione con tutti gli altri ceti sociali. Tutto ciò accadeva fino agli anni Sessanta del secolo scorso, ricevendo, peraltro – come scrisse Vittorio Possenti “un’attenzione su scala planetaria che contrasta con un ingiustificato calo di fiducia da parte di persone, movimenti, associazioni cattoliche, che avrebbero dovuto farsene carico elaborando idee e preparando quadri”.

Invece negli anni ’60 e ’70 si diffuse la convinzione che la Dottrina Sociale della Chiesa fosse un’ideologia cattolico-conservatrice, borghese, un supporto in più al capitalismo.

Ed anche tra i cattolici ci fu chi la ritenne superata, tanto che fu messa in sordina su questo fondamentale insegnamento che nasce – come è scritto nella Istruzione della Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede, “Libertà cristiana e Liberazione” – “dall’incontro del messaggio evangelico e delle sue esigenze, che si riassumono nel comandamento supremo dell’amore di Dio e del prossimo e nella giustizia, con i problemi derivanti dalla vita della società”.

Per questo la sollecitudine per il sociale, anche ai nostri giorni, impegna la Chiesa e tutti i cattolici italiani sulle questioni che caratterizzano convivenza sociale del nostro Paese. Attualmente oltretutto è grandemente aumentata la complessità dei problemi e l’esperienza delle Settimane Sociali, che aveva notevolmente contribuito al formarsi di una moderna coscienza civile dei cattolici italiani, oggi più che mai deve concretizzarsi in nuove iniziative.

Le Settimane Sociali, dunque, intendono essere una iniziativa culturale ed ecclesiale di alto livello, capace di affrontare, e se possibile, di anticipare gli interrogativi e le sfide, talvolta radicali, posti dagli attuali mutamenti sociali, economici, scientifici e tecnologici ed insieme un ambito di dialogo e di confronto con quanto di nuovo matura nel corpo nella società.

In questo scenario in continua ed accelerata evoluzione è estremamente importante che siano presenti i cattolici per apportare quel contributo sempre originale di idee, di programmi e di passione, espressione di una cattolicesimo attivo e non condizionato da complessi di inferiorità nei confronti delle culture anticristiane, per affermare quell’unico progetto che “diverge radicalmente dal programma del collettivismo, proclamato dal marxismo e realizzato in vari Paesi del mondo…” …ed… “al tempo stesso differisce dal programma del capitalismo praticato dal liberalismo e dai sistemi politici, che ad esso si richiamano”, così come testualmente recita la “Laborem exercens” di Giovanni Paolo II.

Mai come oggi è necessario perciò un nuovo patto sociale tra tutti gli uomini e le donne italiane di buona volontà per mettere a tema l’Italia e il suo futuro, affermando un umanesimo fondato su Cristo. Non un umanesimo indifferente, filantropico da ONG, ma un umanesimo che nasca dall’essere tutti fratelli in Cristo Gesù.

Una terra di vecchi, caratterizzata da un gelido inverno demografico, necessita di una nuova evangelizzazione… soprattutto in Europa. (2 – fine – il precedente articolo è stato pubblicato il 4 novembre)

Riccardo Pedrizzi – Presidente Nazionale del CTS dell’UCID

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