giovedì, 18 Aprile, 2024
Ambiente

Italiani, voglia di green ma tra il dire e il fare…

I cambiamenti climatici stanno generando trasformazioni in diverse regioni della Terra e il fenomeno più allarmante, anche se non l’unico, è rappresentato dal riscaldamento globale.

Se non ci saranno riduzioni immediate e su larga scala di emissioni di gas serra, sarà difficile limitare a 1,5°C il riscaldamento globale, è questo l’allarme lanciato dall’Onu nell’ultimo rapporto Ipcc, “Climate Change 2021: the Physical Science Basis”.

L’uomo può ancora porre rimedio, e gli italiani ammettono che i cambiamenti climatici sono tra le prime cinque priorità per il futuro.


ITALIANI, GREEN E SOSTENIBILITÀ

Secondo il rapporto Ipcc, le emissioni di gas causate dalle attività umane sono responsabili di circa 1,1°C di riscaldamento rispetto al periodo 1850-1900, di contro è aumentata la consapevolezza delle persone rispetto al loro impatto sull’ambiente.

Per il 53% degli italiani i cambiamenti climatici rappresentano la prima preoccupazione, insieme al lavoro, e 86% è favorevole a dare all’economia del nostro Paese un’impronta green e sostenibile.

Pur riconoscendo la difficoltà di attuare in molti sistemi produttivi una trasformazione green, con ripercussioni anche sul lavoro, circa il 63% degli italiani è convinto che sia sbagliato lasciare che un’azienda sia libera di inquinare.

Anche mostrando sensibilità per il tema, l’Italia appare riluttante, però, ad accettare i costi più elevati dei prodotti green: solo il 5% trova giusto pagare di più, mentre il 44% mostra una disponibilità limitata e il 56% ritiene non debbano esserci rincari sui consumatori. Per il 48% è compito delle aziende sostenere il costo di una produzione ecosostenibile, il 37% pensa che debba farsene carico lo Stato, mentre solo il 15% ritiene che debbano contribuire anche i consumatori.

 

COLMARE IL SAY-DO-GAP

I dati Ipsos dell’ultimo anno dimostrano che l’interesse per il futuro del Pianeta è reale: il 70% degli intervistati dichiara di essere più preoccupato rispetto a dieci anni fa e il 72% che bisogna agire ora per combattere il cambiamento climatico.

Eppure, è ancora elevato il cosiddetto Say-Do-Gap, ossia il divario esistente tra il dire e il fare. Alla dichiarata preoccupazione per il benessere della Terra, non si associano azioni concrete per la sua salvaguardia.

Per ridurre la discrepanza è necessario individuare le ragioni che ne sono la causa e agire su di esse. Come suggerisce il modello MAPPS (acronimo di Motivation, Ability, Processing, Physical e Social) realizzato da esperti Ipsos, bisogna esaminare gli aspetti interni ed esterni che in influenzano il comportamento degli individui, intervenendo lì dove “le persone sono motivate ad agire, ma hanno bisogno di sostegno per farlo”.

Un’analisi più profonda di questi fattori potrebbe servire a governi e aziende per accompagnare e favorire l’azione di quei consumatori già inclini a porre in essere comportamenti sostenibili.

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