sabato, 20 Aprile, 2024
Il Fisco e la Legge

Un fisco per la crescita, semplice ed equo? Si può… ma

Sul fisco le Commissioni competenti del Parlamento  hanno pubblicato un documento congiunto con i risultati di un’indagine conoscitiva, durata 6 mesi,  che contiene il nocciolo delle indicazioni al Governo per avviare, a settembre, l’auspicata riforma.

I tre obiettivi principali saranno la semplificazione, il sostegno alla crescita economica e la tutela dell’equità (la metà dei contribuenti paga il 5% dell’IRPEF, mentre l’8% ne paga il 50%) Un sistema che ha efficacia redistributiva ma non incentiva  crescita e lavoro nel nostro Paese. Come già si tentò nel 2003, si chiederà al Governo di varare un codice tributario che possa semplificare gli adempimenti.

Un nuovo codice tributario

Il codice sarà diviso in tre parti: principi, procedure-sanzioni, sezione speciale dedicata ai singoli tributi. Alcune disposizioni dello Statuto del contribuente sarebbero elevate al rango di norma costituzionale e si propone poi di eliminare una serie di tributi minori il cui gettito sembrerebbe non giustificare il costo di riscossione. Si (ri)propone l’ eliminazione dell’IRAP, che somiglia ormai a un’addizionale dell’imposta sul reddito, ma mantiene regole diverse che comportano adempimenti gravosi.

Si propone poi l’unificazione delle regole per la tassazione dei redditi finanziari, consentendo la compensazione tra redditi di capitale e le minusvalenze. Pur consapevoli della riduzione di gettito che conseguirebbe a questa (tecnicamente sacrosanta) nuova compensabilità, tuttavia, si propone anche una riduzione dell’ aliquota al 23 per cento, dal 26 per cento oggi in vigore, mantenendo sempre quella agevolata per i titoli di Stato.

Serve una sintesi delle proposte

Le proposte sono ragionate e apprezzabili. Ma occorrerà ancora trarre una sintesi, sia in termini di obiettivi politici, sia in termini di possibilità finanziarie, giacché molte delle proposte recherebbero una riduzione di gettito, ed è quindi improbabile che possano essere tutte accolte. Vero che Draghi è sempre stato cauto sull’incremento delle imposte, ma questo non significa che sia disposto a tante riduzioni così significative. Né, d’altra parte, le due commissioni hanno individuato nuove fonti di entrata cui attingere per compensare le riduzioni di gettito, e men che meno suggerito tagli di spesa. Diversi attori istituzionali dovranno essere interpellati, si pensi solo al mancato gettito che le Regioni subiranno con l’eliminazione dell’Irap, che evidentemente dovrà essere sostituito per sostenerne le spese sanitarie.

 Anche il gettito da tributi minori, apparentemente costosi, dovrà comunque essere rimpiazzato, sempre che non si riesca davvero a far dimagrire l’apparato, riducendo quindi corrispondentemente la spesa pubblica. Lo stesso vale per l’ipotizzata riduzione dell’ aliquota ordinaria dell’Iva, a meno di intervenire, ma le Commissioni non si esprimono, sul paniere dei beni assoggettati ad aliquota agevolata. Nulla si dice riguardo alla tassazione di donazioni e successioni, che pur sappiamo essere un pallino di alcune importanti forze della maggioranza e che per certi versi sembrerebbe inevitabile rivedere, nel momento in cui si approvi una riduzione delle imposte sui redditi finanziari (l’equità…).

Pur con alcuni spunti meritevoli di approfondimento, timido è l’approccio verso le molteplici forme di imposizione cedolare che hanno eroso l’IRPEF, ormai limitata ai redditi da pensione e da lavoro, e ancora poco si insiste sugli incentivi alla crescita demografica, e quindi alle giovani donne e alle famiglie che volessero costituire, che pure è un tema fondamentale della politica fiscale di un Paese.

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